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cafonal

In dizionario di Silvio DellʼAcqua

(sostantivo e aggettivo invariabile) «radical trash di massa»,[1] mancanza di gusto e vuotezza intellettuale che caratterizzano soprattutto una certa mondanità degradata, godereccia e pappona, dell’alta società romana; per estensione anche il gossip, la moda, l’estetica e lo stile di vita collegati a quest’ultima.
In alto: una scena del film La grande bellezza di Paolo Sorrentino (2013), ritratto cinematografico del “cafonal” romano.

Scrive Andrea Minuz:

“Cafonal” is a difficult term to translate: in the Italian immagination it indicates the senseless and tasteless garishness of a host of manifestation of public, political, artistic, and cultural life, above all in Rome.
“Cafonal” è un termine difficile da tradurre: nell’immaginario italiano indica la sfarzosità insensata e priva di gusto di una moltitudine di manifestazioni della vita pubblica, politica e culturale, soprattutto a Roma.


da Political Fellini: Journey to the End of Italy. (2015, op. cit.)

La definizione di cafonal si presta a una varietà di accezioni e significati estesi. In primis è l’atteggiamento, il modo di vivere e di apparire di un jet-set ignorante e coatto, che non si preoccupa di mostrare al pubblico – senza sensi di colpa – uno stile di vita sfarzoso e parassitario, né tampoco la propria limitatezza culturale: ne fa anzi uno status symbol sfruttando l’aspirazione delle masse, escluse da una “dolce vita” dalla quale sono però inesorabilmente attratte. Cafonal è anche l’interesse morboso per tutto questo, il «gossip d’alto bordo (politico e di costume)»[2] che si occupa dei festini romani, «trionfi di balli, di potere, di carne nuda, di mozzarella masticata a bocca aperta» (Corriere della Sera[3]). Il gossip cafonal getta le debolezze, le cadute e i visi sfatti dal botulino in pasto alla gogna nazionalpopolare, soddisfando un pubblico che, se da una parte si compiace nella propria Schadenfreude, dall’altra vede le celebrità fallaci, quindi più umane e simili a sé: perciò, di conseguenza, più raggiungibili.

Le cronache cafonal, ben farcite di gossip e foto, di labbroni e tettone, hanno fatto la fortuna di Dagospia.

da Come pesci nella rete. Trappole, tentacoli e tentazioni del web. (2011, op. cit.)

“Cafonal” è infatti lo stesso pubblico, o meglio l’atteggiamento di chi, aspirando di fare parte in qualche modo di questo gotha smandrappato e cialtrone, lo prende a modello e ne imita pecorecciamente lo stile e i modi.

Cafonal è il mondo del cafone che radicalizza la sua ambizione sociale, che vuole fare lo chic, ma è anche l’élite che si umanizza per demagogia, si maschera per evadere tasse e invidia; e pure il radical, che si finge nazionalpopolare.

L. Mastrantonio (op. cit.)

Cafonal è infine il canone estetico che si rifà al kitsch sfarzoso dei baccanali vista Colosseo; per estensione ed analogia anche qualunque cosa sia pacchiano, provinciale, sguaiato, sciatto o male assortito («…le solite sagre stile cafonal da paese» Gangale;[4] «…lontanissima dallo stile “cafonal” di molte colleghe» Corriere della Sera[5]).

Origine

Il termine deriva dalla rubrica fotografica di Dagospia, webzine scandalistica di politica e società fondata nel 2000 da Roberto D’Agostino, intitolata appunto “Cafonal” e nella quale vengono pubblicate le fotografie che immortalano i partecipanti agli eventi mondani nella capitale. A sua volta il nome “Cafonal” è un gioco di parole basato sul portmanteau di “cafone”, che significa ignorante, volgare, di cattivo gusto, e Capital,[1] nome di una rivista di affari, finanza ed economia che negli anni ’80 si estendeva a tutto ciò che era l’immaginario yuppie come lusso, moda e tempo libero.

copertina di Capital gennaio 1985

Una copertina di Capital (gennaio 1985).



La rubrica si chiamava in precendenza “Il superfluo illustrato”, poi “Budella 2000” (parodia di Novella 2000, rivista di gossip e cronaca rosa)[1] e fino al 2012[6] era alimentata principalmente dalle fotografie del paparazzo romano Umberto Pizzi. Dalla rubrica “Cafonal” furono poi tratti i libri Cafonal. Gli italioni nel mirino di Dagospia (2008) e Ultra Cafonal. Il peggio di Dagospia (2010).

copertina "Cafonal" (2008)

Cafonal. Gli italioni nel mirino di Dagospia (2008)

copertina "ultra cafonal" (2010)

Ultra Cafonal. Il peggio di Dagospia (2010)



Derivati

  • cafonal chic: sulla scorta di radical chic, atteggiamento, linguaggio, abbigliamento cafonal perseguito ed esibito per moda, convenienza o demagogia;
  • cafonal look/style: estetica pacchiana ai limiti del trash, ispirata al mondo cafonal.
  • cafonalino o mini-cafonal: (diminutivo) «in tono minore»,[7] relativo a personaggi secondari della scena dello spettacolo, della politica o dell’alta società, o al di fuori dell’ambiente strettamente romano.
  • cafonalissimo, supercafonal o ultra cafonal: (accrescitivo/superlativo) “cafonal” estremo, relativo a personaggi e ambienti più in vista, stile o atteggiamenti “cafonal” al di sopra della media.

Note

  1. [1]Mastrantonio, (op. cit.)
  2. [7]Borrelli–Piromallo (op. cit.) pag. 124. Borrelli–Piromallo (op. cit.) pag. 124.
  3. [3]Roncone, Fabrizio “Pizzi e le vittime di Cafonal” in Corriere della Sera/Cronache. 7 dicembre 2008.
  4. [4]Gangale, Lucia Pago Veiano Amarcord, 2016. p. 200.
  5. [5]Baccaro, A. “Quello che le donne raccontano” in Corriere della Sera, 29/09/2018.
  6. [6]In seguito Pizzi lasciò polemicamente Dagospia: cfr. “Addio caro Dago il cafonal è finito” in Panorama, 9 agosto 2012. Web.

Bibliografia