giovane professionista o uomo d’affari; membro del gruppo socioeconomico composto da giovani professionisti che lavorano nelle città, tipico stereotipo dell’ethos degli anni ’80: giovane, ambizioso, arrampicatore sociale, neoarricchito, senza classi sociali né debiti con il passato.[1] Deriva dall’acronimo YUP (Young Urban Professional) e il suffisso vezzeggiativo/nominale[2]–ie (come in hippie, yippie[3] e preppie,[4] sui quali yuppie è modellato). Anche aggettivo (es. “moda yuppie”).
La figura dello yuppie nacque durante il periodo della cosiddetta “Reaganomics”, quando cioè gli USA si lasciavano alle spalle la seconda crisi economica e le politiche di deregolamentazione del mercato interno e riduzione delle aliquote fiscali portarono ad un periodo di diffuso benessere economico. La disillusione delle ideologie di massa che caratterizzarono i decenni precedenti (le contestazioni sessantottine, il movimento hippie, il pacifismo), unita alle nuove possibilità offerte dalla speculazione finanziara, portarono all’affermazione dell’individualismo e di nuovi stili di vita di stampo consumistico ed edonistico.
Il termine yuppie comparve per la prima volta sulla carta stampata nel maggio del 1980 in un articolo di Dan Rottemberg sulla rivista mensile Chicago:
Dan Rottemberg, “About that urban reinassance…” in Chicago, maggio 1980.
Dan Rottemberg dichiarò però di non aver inventato il termine, ma di averlo sentito usare già da altre persone. All’epoca circolavano almeno altri quattro termini simili, in competizione tra loro per definire questo nuovo e crescente gruppo demografico:
- yap: acronimo di Young Aspiring Professional («’Philips’ Yaps believe in vigorous self-advancement, jogging and BMW’s» Sunday Times, 1984[1]).
- yup: acronimo di Young Urban Professional, da cui deriva lo stesso yuppie.
- yumpie: dall’acronimo di Young Upwarding–Mobile Professional, con il suffisso –ie («The yumpies climbing the ladder of success with great agility can be described as upscaling.» New York Time Magazine, 1984[1]).
- yupster:[6] dall’acronimo di Young Urban Professional, con il suffisso -ster che denota una persona associata a quanto espresso dalla radice, come in youngster (giovanotto) o hipster (alla moda, popolare).
Il 1984 vide l’affermazione definitiva del termine yuppie, grazie alla concomitanza di diversi fattori tra i quali l’uscita del libro The Yuppie Handbook (“il manuale dello yuppie”) di Marissa Piesman e Marilee Hartley, sulla falsariga del The Official Preppy Handbook del 1980[4][7] la candidatura alla presidenza degli Stati Uniti del senatore dem Gary Hart, sostenuto dai social-liberali e noto come il “candidato yuppie”; infine il settimanale Newsweek che dichiarò il 1984 “l’anno dello yuppie”[8] sancendo l’inizio dell’inflazione linguistica e del fenomeno di costume.
Inizialmente neutro, il termine iniziò ben presto ad assumere anche una sfumatura negativa, con l’aggiungersi dell’accezione di arrogante. Già nel 1985 in un articolo sul Wall Street Journal la ricercatrice Theresa Kersten definisce una “reazione Yuppie” quella di rinviare progetti di vita, come farsi una famiglia, per «pagare le rate delle Saab», concludendo che «essere uno yuppie significa essere una creatura disgustosa ed indesiderabile». Fu però il crollo dei mercati azionari del 1987 — il famoso “lunedì nero” — e la conseguente crisi economica a far sì che il termine yuppie assumesse definitivamente quella connotazione sarcastica o addirittura spregiativa che si porta ancor oggi. Era l’inizio del declino dello yuppiedom e l’8 aprile del 1991 il settimanale Time ne accertò la fine pubblicando un ironico necrologio.[9] Dal 1992 l’espressione yuppie scum (nientemeno che “feccia yuppie”) in inglese americano era divenuta un epiteto ingiurioso per indicare una persona particolarmente avida ed arrogante.[6]
Il fenomeno yuppie si diffuse anche in Europa, soprattutto nel Regno Unito dell’era tatcherista (fu pubblicato un ironico “manuale” britannico simile a quello americano: The Official British Yuppie Handbook, 1984), portando con sé il termine che si trova pressoché invariato in tutte le lingue europee — se si esclude la grafia alternativa yuppy in inglese britannico — tanto che può essere considerata una parola internazionale.
Anche l’Italia, che usciva dagli anni di piombo per attraversare un periodo di crescita economica sotto il governo Craxi, vide la propria espressione dello yuppismo nei giovani manager della “Milano da bere”, rampanti e à la mode, i cui stereotipi e comportamenti sono parodiati nei film commedia Yuppies e Yuppies 2 del 1986. La voce yuppie entrò quindi anche nella lingua italiana come forestierismo, nella quale è attestato dal 1984 (cfr. Sabatini Coletti) ed utilizzato sia nella grafia originaria yuppie che in quella britannica yuppy (De Mauro). Dopo che nel 1992 lo scandalo Tangentopoli pose fine al periodo craxista e smorzò la cultura del rampantismo, del termine yuppie rimase quasi solo l’uso ironico o dispregiativo.
Dopo gli anni 2000 l’espressione yuppie ebbe però in tutto il mondo un revival nell’uso per indicare, non più necessariamente in senso negativo, i nuovi giovani di successo: un articolo della rivista statunitense Details intitolato The Return of the Yuppie affermava infatti che «gli yuppie del 1986 e quelli del 2006 sono così simili da essere indistinguibili».[10]
- [1]Ayto, J. (op. cit.)↩
- [2]“-ie” in Dictionary.com. Web.↩
- [3]Soprannome dei membri dello Young International Party (YIP), movimento giovanile radicale.↩
- [4]Il preppie o preppy è il giovane liceale di classe agiata, da prep school, abbreviazione di college preparatory school ossia “scuola preparatoria al college” che negli USA è un tipo di liceo frequentato da ragazzi che si iscriveranno all’università, solitamente “di buona famiglia” e WASP.↩
- [5]Loop è il termine usato per definire il centro storico del distretto finanziario di Chicago.↩
- [6]Routledge (op. cit.)↩
- [7]Sicuramente la somiglianza con termini già diffusi come preppie e yippie favorì l’affermazione di yuppie, anche perché consentiva agli autori di “giocare” con le similitudini, come appunto nel titolo del libro. Nel 1983 il colonnista Bob Greene aveva infatti pubblicato un articolo su un gruppo di networking aziendale fondato da Jerry Rubin, cofondatore ed ex leader del movimento giovanile radicale YIP (Youth International Party, uno “yippie” quindi): un’icona della controcultura degli anni ’60 diventato però un imprenditore di successo. Nel gruppo, che si incontrava alla discoteca Studio 54 di Manhattan, i membri scherzavano sul fatto che Jerry Rubin fosse passato «dall’essere yippie all’essere yuppie» e Green intitolò il suo articolo proprio “From Yippie to Yuppie”.↩
- [8]“The Year of the Yuppie” in Newsweek, 31 dicembre 1984. Pag. 14.↩
- [9]Saphiro, Walter “The Birth and — Maybe — Death of Yuppiedom” in Time, 8 aprile 1991.↩
- [10]Gordinier, Jeff. “The Return of the Yuppie”. Details, 2010.↩
- “yuppie” in Vocabolario online, Treccani. Web.
- Ayto, John Movers and shakers : a chronology of words that shaped our age. Oxford University Press, 2006. Pag. 225 .
- Sirota, David. Back to our future. Random, 2011. Pagg. 14-17.
- Dalzell, Tom (a cura di -) The Routledge Dictionary of Modern American Slang and Unconventional English. Routledge, 2018. Pag. 202.
- “Nuove modalità del dandy gli yuppies” Università degli Studi di Roma La Sapienza, su Docsity.
Immagine in alto: dalla locandina del film italiano Yuppies 2 (1986).