cementificazione selvaggia, speculazione edilizia, eccessivo sfruttamento urbanistico di un luogo con conseguente degrado ambientale e paesaggistico dello stesso. Deriva dal toponimo di Negrar[1] (foto sopra), località della Valpolicella in provincia di Verona, con il suffisso deverbale –izzazione. Il termine, ricalcato sui precedenti e più noti rapallizzazione (fine anni ’50) e riminizzazione (anni ’80), risale al 2007 ed è attribuito ad «un architetto veronese[2]», riferito in origine allo sfruttamento edilizio nel paese di Negrar e più in generale della Valpolicella, colpita a partire dagli anni da un processo di urbanizzazione incontrollata a seguito del →boom economico italiano, al pari di note località di mare come la riviera ligure e romagnola.
In principio fu la negrarizzazione. Le lottizzazioni residenziali crebbero come funghi in tutta la vallata, tra gli anni Settanta e Novanta, frutto di una politica urbanistica di espansione che ancora oggi poggia le sue basi nel Piano regolatore generale del 1990.
L’Arena, 31 ottobre 2014.[3]
Politiche urbanistiche più attente e maggiore sensibilità ambientale hanno determinato nel XXI secolo una inversione di tendenza, che ha preso il nome di «de-negrarizzazione»[] (con l’aggiunta del prefisso negativo de–).
Sinonimi:
- rapallizzazione: da Rapallo, città della costa ligure (fine anni ’50).
- riminizzazione: da Rimini, città della costa romagnola (1986).
- [1]Dal 22 febbraio 2019 il comune di Negrar ha assunto la denominazione di Negrar di Valpolicella con Legge Regionale n. 7 dell’8 febbraio 2019.↩
- [2]L’Arena, 27 marzo 2007, cit. in Treccani (op. cit.)↩
- [3]Madinelli, C. “Edilizia, ora si cambia strada con la «de-negrarizzazione»” in L’Arena, 31 Ottobre 2014. Web.↩
- Fedrigo, Gabriele. Negrarizzazione. Speculazione edilizia, agonia delle colline e fuga della bellezza. QuiEdit, 2010. ISBN 978-8864640549
- “negrarizzazione” in Neologismi. Treccani, 2008. Web.
Foto in alto: panorama di Negrar (Adert/Commons CC BY-SA 4.0).