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ragazza con ghiacciolo

cof

In acronimi, dizionario, Emilia Romagna, localismi di Silvio DellʼAcqua

sacchetto della "granita C.O.F."

Sacchetto nel quale era venduto il “cof”.

(sostantivo maschile) localismo bolognese per ghiacciolo, dolce freddo da passeggio costituito di acqua con sciroppo aromatico fatta gelare su uno stecco in legno. Deriva dall’acronimo di un produttore locale, la ditta “Cavazzone Orlando e Fratello” (C.O.F) fondata a Bologna nel 1952. Per distinguersi dalla concorrenza la ditta bolognese puntava sulla qualità, utilizzando sciroppi Fabbri: «Con gli altri ghiaccioli c’era meno soddisfazione, avevano un ghiaccio più duro da mordere e meno succoso» scrive il musicologo bolognese Giordano Montecchi. I ghiaccioli C.O.F. erano venduti con un meccanismo di premio per cui, se si trovava la scritta C.O.F. stampigliata sullo stecco, si aveva diritto a riceverne gratuitamente un altro. Nonostante fossero pubblicizzati come “granite”, i ghiaccioli della ditta Cavazzone Orlando e Fratello venivano chiamati cof, soprannome divenuto comune per qualsiasi ghiacciolo e utilizzato correntemente a Bologna almeno fino agli anni ’90. Nel resto dell’Emilia i ghiaccioli erano invece detti →bif.


 Le regole erano molte e inderogabili. Qualche volta si poteva sperare in un cof, vale a dire in un ghiacciolo, ma costava 15 lire e dovevo comunque averlo meritato.

Gianni Morandi, Michele Ferrari, Diario di un ragazzo italiano (BUR 2014). Pag. 13.

 Erano capaci, quando il Cof (il ghiacciolo) costava trenta lire, di mangiarlo metà e, dopo avere scoperto che non c’era la scritta “Cof” sul bastoncino, e quindi non se ne vinceva un altro, di vendertelo, leccato, a dieci lire.

Arnaldo Ninfali Scandalo ’60 — Ritorno a Ferrara (Amazon, 2016) Pag. 118.

«A me una birra… Oh, scusa, tu che prendi?»
«Li avete i Cof? Sì? Allora un Cof al tamarindo.»
«Un Cof? E cos’è?»
«Un normale ghiacciolo, ma a Bologna li chiamano così. E se dopo averlo mangiato trovi che nella parte della stecca coperta dal ghiaccio c’è la scritta Cof, ne vinci uno. A me non è mai capitato!» concluse Raffaella dispiaciuta.
Santovito scolò rapidamente la birra guardando Raffaella che finiva il Cof a piccoli morsi.
«Allora, hai vinto?»
Con aria sconsolata Raffaella mostrò lo stecchino: «No, neppure questa volta.»
«Avrai più fortuna la prossima, e speriamo di averla noi, per quello che cerchiamo. Si va?»

Francesco Guccini, Loriano Macchiavelli, Un disco dei Platters (Mondadori, 1999).


Foto: © patronestaff/Fotolia