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bengodi

In dizionario di Silvio DellʼAcqua

paese della cuccagna, luogo immaginario di abbondanza e ricchezze per antonomasia (anche metaforicamente), pacchia:

«Un piccolo “bengodi” inglese durante lo sciopero minerario»

Corriere della Sera, martedì 9 marzo 1927, pag. 5.

Il termine è formato per composizione dall’avverbio bene e da godi, imperativo del verbo “godere”. L’immaginario Paese di Bengodi della contrada di Berlinzone è descritto da Giovanni Boccaccio come un paese della cuccagna nella III novella dell’VIII giornata del Decamerone (1351), intitolata “Calandrino e l’elitropia”:

«Maso rispose che le più si trovavano in Berlinzone, terra de’ Baschi, in una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce e avevasi un’oca a denaio e un papero giunta; ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciola d’acqua.»

La descrizione del Paese del Bengodi è di Maso del Saggio che, insieme a Bruno e Buffalmacco, si burla del credulone Calandrino il quale, attratto dal meraviglioso paese e in particolare dall’abbondanza di una pietra che rende invisibili (l’elitropia), si mette vanamente alla sua ricerca.

Espressione analoga è →eldorado.


Immagine: 1916, John William Waterhouse, The Decameron (Commons).