Broken Arrow, ovvero «abbiamo smarrito una bomba nucleare»

In Ma veramente è successo?, Militaria, Storia di Silvio DellʼAcqua

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1 – Peter Sellers interpreta il colonnello Mandrake nel “Dottor Stranamore” di Kubrik (1964).

— Tenente, abbiamo ritrovato l’interruttore di sicurezza.
— Ah, fantastico!
— Non è fantastico: è su ‘armed’.Squadra USAF a Goldsboro nel 1961.

Il principale deterrente all’uso delle armi nucleari durante la guerra fredda fu il timore di una proporzionata ed immediata reazione della parte avversaria, che avrebbe avuto come conseguenza il reciproco annientamento in un lasso di tempo brevissimo: era il principio della mutua distruzione assicurata su cui — per quanto oggi possa apparire folle — si fondò il mantenimento della pace, tesa ma duratura, tra il blocco occidentale e quello sovietico. Perché il deterrente fosse efficace era necessario però che nessuna delle due parti fosse in condizioni di inferiorità, in termini di capacità distruttiva, rispetto all’altra. Ciò alimentò una insensata corsa all’arma nucleare che portò negli arsenali delle due superpotenze abbastanza testate da distruggere più volte l’intero pianeta mentre di nuove, sempre più potenti, venivano progettate, sperimentate e costruite. Nel 1967 gli USA disponevano di 32 mila ordigni nucleari di ogni tipo[1] e le sole bombe B–61 furono prodotte in serie con tiratura da industria automobilistica;[2] nonostante il trattato di non-proliferazione (NPT) siglato nel 1968 si stima che nell’86 vi fossero ancora ben 40 mila armi nucleari operative in tutto il mondo.[3] Non solo: queste armi non venivano prodotte e stoccate in enormi, inaccessibili e sorvegliatissimi arsenali, ma si spostavano in continuazione. Secondo la politica di nuclear sharing (condivisione nucleare) adottata dalla NATO, queste venivano distribuite ai paesi membri (come Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia) mentre l’operazione “Chrome Dome”[4] prevedeva da 12 a 24 bombardieri nucleari sempre in volo che compivano regolarmente il giro del mondo. Dal canto suo l’Unione Sovietica aveva trasportato a Cuba 140 testate nei primi anni ’60 (→Crisi dei missili di Cuba) ed un numero imprecisato di ordigni era costantemente imbarcato su sottomarini nucleari a spasso per gli oceani in modo che il nemico sapesse che poteva essere colpito in qualunque momento.

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2 – Il percorso dei dei B-52 del SAC nell’operazione “Chrome Dome”.

Frecce spezzate e faretre vuote

In questo continuo via–vai, solo dalla parte americana tra il 1950 ed il 1968 almeno 1250 armi nucleari furono coinvolte in circa 700 incidenti di varia entità; di queste 41 si trovavano a bordo di aeromobili caduti e 24 furono per diversi motivi sganciate accidentalmente da un aereo o lanciate da una nave. Gli incidenti più gravi, che potevano comportare la detonazione accidentale, la distruzione o la perdita di un ordigno[5] era classificati con il codice Broken Arrow (freccia spezzata). Tra gli anni ’50 ed ’80 si verificarono una trentina di incidenti Broken Arrow, la maggior parte dei quali si era concluso con la distruzione della bomba o il recupero del materiale nucleare. Ma i rigidi protocolli del Dipartimento della Difesa tentavano di prevedere e codificare ogni tipo di inconveniente possibile compresa l’eventualità, definita in codice Empty Quiver (faretra vuota), che l’arma atomica potesse essere rubata o semplicemente “smarrita”. Se i furti di ordigni nucleari furono un leitmotiv della saga di James Bond (Thunderball, La Spia Che Mi Amava, Octopussy), casi di smarrimento si sono realmente verificati e ad oggi sono noti almeno sette[6] ordigni americani persi e mai più recuperati.

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3 – Un gigantesco Convair B-36B “Peacemaker” del 7th Bomb Wing (USAF), come quello dell’incidente del 1950.

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4 – Una bomba nucleare del tipo Mk 4.

Il primo Broken Arrow della storia si verificò la notte del 13 febbraio del 1950, quando un Convair B-36B “Peacemaker” in difficoltà, con tre motori in fiamme e gli altri tre non in grado di sviluppare piena potenza, dovette sganciare la pesante bomba atomica Mk 4 da esercitazione (dummy) sopra i canali dell’Inside Passage, lungo la costa dell’Alaska. Il detonatore fu settato per esplodere a tremila piedi: essendo priva del core (nocciolo) di materiale fissile, l’esplosivo convenzionale delle cariche di innesco avrebbe distrutto la bomba in volo.[7] La deflagrazione disperse però 45 kg di uranio radioattivo, contenuti nel detonatore, sui fiordi tra Estevan Sound e Squally Channel.[8] L’equipaggio si lanciò con il paracadute; dei diciassette membri solo dodici furono ritrovati nelle acque gelide del Pacifico e tratti in salvo mentre l’aereo, che si riteneva precipitato in mare, fu inspiegabilmente ritrovato solo tre anni dopo in una vallata vicino al monte Kologet, nell’entroterra a canadese a 340 km a nord dal luogo dove era stato visto per l’ultima volta.

  1. Decollo da Eielsen Air Force Base a Faribanks, in Alaska.
  2. Luogo presunto di sgancio della bomba e abbandono dell’areo.[9]
  3. Ritrovamento del B-36 precipitato, nelle British Columbia.[9]

Mediterraneo

Il 10 marzo del 1956 quattro bombardieri a reazione Boeing B–47E “Stratojet” decollarono dalla base aeronautica McDill vicino a Tampa, in Florida, diretti a quella di Ben Guerir, in Marocco. Si presentarono regolarmente al primo appuntamento con un aereo cisterna KC-97 “Stratotanker” decollato dalle Azzorre per il rifornimento in volo; dopo poche ore raggiunsero il Mediterraneo dove erano attesi per il secondo rifornimento, trovando una fitta coltre di nubi. Scesero alla quota di 14 000 piedi per effettuare il rendez–vous, ma il tanker che li attendeva vide uscire dalle nubi solo tre aerei: il quarto era misteriosamente scomparso. Secondo l’intelligence francese alcuni testimoni a terra riferirono di aver visto un’esplosione in cielo vicino alla costa algerina, che fu ritenuta compatibile con la sparizione del bombardiere. Il velivolo trasportava due ordigni nucleari:[10] nonostante le intense ricerche non fu mai ritrovato un solo pezzo dell’aereo, né i corpi degli occupanti, né tantomeno il materiale nucleare; cosa era accaduto con precisione all’aereo non fu mai del tutto chiarito.

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5 – Un bombardiere a lungo raggio Boeing B–47E “Stratojet” mentre si rifornisce da un KC-97 “Stratotanker”.

Da qualche parte in una palude del North Carolina

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6 – La gigantesca bomba termonucleare Mk 17.

Il 22 maggio del 1957 un bombardiere Convair B–36 “Pacemaker”, a causa di un guasto non meglio precisato al vano bombe, aprì il portello e sganciò una bomba nucleare Mk 17 (la più grande mai costruita dagli USA) in un campo vicino ad Albuquerque, nel New Mexico. La carica di innesco esplose, uccidendo una mucca e lasciando un cratere profondo 4 metri nel terreno, ma la capsula nucleare fu ritrovata intatta. Va infatti precisato che, in realtà, non è così semplice che un ordigno di questo tipo possa esplodere accidentalmente in tutta la sua potenza distruttiva: perché ciò accada è necessario che lo stesso sia “armato” attivando una serie di dispositivi di sicurezza e che l’innesco atomico (detto “il pozzo”), normalmente trasportato separatamente per ragioni di sicurezza, sia in posizione. Tutte queste operazioni dovevano essere fatte manualmente, altrimenti la bomba non avrebbe potuto esplodere. Almeno in teoria.

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7 – Un B52 (tipo B) in volo sopra gli Stati Uniti (anni ’50-’60).

In pratica, invece, l’esplosione nucleare accidentale fu sfiorata la notte tra il 23 e 24 gennaio del 1961, quando due bombe all’idrogeno Mk 39, ognuna 250 volte più potente di quella di Hiroshima, caddero sui campi di tabacco dalle parti di Goldsboro, nel North Carolina. Un Boeing B–52 “Stratofortress” con a bordo gli ordigni stava rientrando alla vicina base aeronautica Seymour Johnson per una perdita di carburante quando l’aereo perse improvvisamente un’ala incendiandosi[11] e l’equipaggio fu costretto a lanciarsi (ci furono 3 vittime). L’aereo andò in pezzi liberando le bombe che, per le forze meccaniche dell’incidente[12] ed un non corretto funzionamento dei sistemi di sicurezza, si armarono.

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8 – La bomba ritrovata intatta a Goldsboro (North Carolina) in una foto dell’USAF.

…non sapremo mai con precisione quanto vicino siamo arrivati alla peggiore catastrofe immaginabile, ma è stato dannatamente vicinoLt. J. ReVelle, USAAF

La prima aprì il paracadute ritardante (brutto segno: significava che qualcosa là dentro stava funzionando), atterrando intatta. Il detonatore inviò l’impulso ma l’interruttore armed/safe (foto 9), per fortuna, non era scattato: solo un contatto elettrico, il mancato incrocio di due fili, aveva impedito il disastro. La seconda non aprì il paracadute colpendo il suolo a 700 miglia all’ora e la violenza dell’urto fece invece armare l’interruttore[12] armed/safe attivando la bomba… ma per un ulteriore, incredibile colpo di fortuna lo stesso impatto aveva provocato la dispersione delle componenti esplosive, che si conficcarono in profondità nel sottosuolo senza esplodere. Il luogotenente Jack ReVelle, al comando della squadra di sicurezza inviata dall’aeronautica militare a bonificare l’area, ricorda: «…non sapremo mai con precisione quanto vicino siamo arrivati alla peggiore catastrofe immaginabile, ma è stato dannatamente vicino[13] La squadra riuscì a recuperare solo il nocciolo atomico,[14] mentre lo stadio termonucleare contenente uranio non fu mai ritrovato:[15] si trova ancora lì nel fango, da qualche parte sotto i campi del North Carolina, si stima circa 55 metri sottoterra. Sull’area fu posto il divieto di scavo.
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9 – L’interruttore “armed/safe” che non scattò, impedendo l’esplosione della bomba nº1.


I punti dove furono ritrovate le due bombe nucleari:[16] la nº1, praticamente intatta, fu recuperata; la nº2 (o almeno lo stadio termonucleare) si trova ancora lì sotto.

Goldsboro bonifica del sito

10 – Sopra: militari della USAF durante le operazioni di bonifica del sito. Sotto: il recupero del nocciolo atomico.

Un caso di bomba “sotterrata” si era già verificato il 5 febbraio del 1958, nemmeno un anno dopo l’incidente di Albuquerque, quando un Boeing B–47 “Stratojet” fu danneggiato da una collisione in volo con un caccia North American F-86 Sabre[17] durante un’esercitazione vicino a Savannah, in Georgia. L’equipaggio decise che una bomba nucleare Mk 15 non era esattamente quel tipo di cosa che avrebbe voluto avere nella stiva durante un atterraggio di emergenza: l’ordigno fu sganciato nell’oceano al largo di Tybee Island, vicino al confine tra Georgia e South Carolina, dove si inabissò sprofondando nel fondale limoso. Anche questa, non fu mai più ritrovata.[18] L’11 marzo dello stesso anno una bomba nucleare Mk 6 “sfuggì” accidentalmente ad un B-47E-LM “Stratojet”, cadendo su una fattoria a Mars Bluff, nel North Carolina. Motivo, il personale di terra si era dimenticato un gancio. La capsula fissile fortunatamente non era inserita, ma lo scoppio del detonatore ferì quattro persone e distrusse il pollaio, danneggiando diversi edifici nelle vicinanze.

Palomares

Uno dei più celebri broken arrow fu l’incidente avvenuto nel 1966 a Palomares, in Spagna, un villaggio andaluso di pescatori e contadini sulla costa del Mediterraneo. Un Boeing B–52 “Stratofortress” dello Strategic Air Command, questa volta con quattro bombe nucleari tipo Mk28 a bordo, entrò in collisione con l’aereo cisterna che doveva rifornirlo prima di attraversare l’Atlantico per tornare negli Stati Uniti; il tanker esplose in volo facendo a pezzi il bombardiere, solo 4 persone dell’equipaggio di quest’ultimo riuscirono a salvarsi lanciandosi. Le bombe nucleari, ciascuna abbastanza potente da radere al suolo Manhattan,[19] furono sparpagliate nella zona intorno al villaggio. Due di di esse aprirono il paracadute, una atterrò sul letto di un torrente asciutto e fu ritrovata relativamente intatta, l’altra finì in mare. Le altre due impattarono nei campi, le cariche esplosive detonarono lasciando esposto il nucleo atomico e spargendo plutonio in aerosol su una superficie di 260 ettari. Per buona sorte non ci furono vittime a terra, ma la situazione era davvero grave. Inoltre, il fatto che all’epoca a Palomares ci fosse un solo telefono non avrebbe impedito alla notizia di uscire in prima pagina sul New York Times 6 giorni dopo.

Palomares, in Spagna.

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11 – Palomares, 1966: barili di terra contaminata pronti per essere inviati negli USA.

Fu immediatamente inviato sul posto il “16th Nuclear Disaster Team”, una squadra composta da 700[20]–800[19] uomini, tra militari, tecnici e scienziati. In realtà, però, non esisteva nessun “16th Nuclear Disaster Team”, come non ne era mai esistito un “15th” o “14th”: la denominazione fu inventata sul momento per tranquillizzare il presidente Johnson, lasciando intendere che esistesse una struttura di pronto impiego preparata a fronteggiare questo tipo di pasticci. La verità è che il problema non era mai stato seriamente affrontato fino ad allora.[21] Il gruppo era improvvisato, composto di persone senza nessuna esperienza di decontaminazione, si brancolava nel buio. Le operazioni durarono tre mesi, durante i quali furono rimosse 1400 tonnellate di terreno e vegetazione contaminati, sigillate in 4 810 barili e spedite all’impianto di Savannah River in South Carolina (USA) per lo smaltimento. Contemporaneamente la US Navy, con uno spiegamento di ben 38 navi, si occupava della ricerca in mare della bomba dispersa: la posizione ufficiale del Pentagono era «non sappiamo di nessuna bomba dispersa», finché dopo quattro mesi di ricerca l’ordigno fu ritrovato integro sul fondo del mare a 765 metri di profondità e ripescato con l’ausilio del sottomarino a comando remoto CURV–III.[22]

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12 – La bomba nucleare recuperata a bordo della USS Petrel. Dietro, il sottomarino telecontrollato “CURV” della US Navy.

L’armata Brancaleone dei disastri nucleari, in fondo, se la cavò discretamente visto che negli anni successivi non furono trovate tracce di contaminazione delle acque o del cibo in conseguenza dell’incidente.[20] La vicenda di Palomares ispirò la commedia Il giorno in cui i pesci uscirono dal mare (1967) del regista greco Michael Cacoyannis (quello di Zorba il greco).

Dr. Freezelove

Camp_Hunziker

13 – Camp Hunziker, allestito su luogo dell’incidente, a metà strada tra la base di Thule (Groenlandia) e l’isola di Appal.

Il 21 gennaio del 1968 si verificò un incendio a bordo di un bombardiere strategico Boeing B–52G in missione segreta sopra la Groenlandia. Sei dei sette membri dell’equipaggio riuscirono a lanciarsi e l’aereo in fiamme sfiorò i tetti della base americana di Thule, andando a schiantarsi sulla baia ghiacciata di North Star, vicino all’isola di Appal. L’impatto fece detonare le cariche esplosive di tre dei quattro ordigni, spargendo plutonio, uranio e trizio. Il sito venne avvolto dalle fiamme, alimentate dal carburante, che iniziarono a sciogliere il ghiaccio; la banchisa si ruppe e la quarta bomba venne inghiottita dal mare.[23] I governi di Stati Uniti e Danimarca (della quale la Groenlandia era una provincia) avviarono immediatamente la massiccia operazione congiunta “Crested Ice”, ribattezzata ironicamente “Dr. Freezelove” (parodia del “Dr. Strangelove” di Kubrick) per le condizioni ambientali: la temperatura scendeva a -56 °C con venti fino a 150 km/h, l’equipaggiamento congelava. Come a Palomares cinquecento persone lavorarono otto mesi per rimuovere oltre diecimila tonnellate di ghiaccio e rottami radioattivi e spedirli a smaltire a Savannah, nel South Carolina. E, nonostante Palomares, ancora nessun corpo permanente era stato formato per fronteggiare questo tipo di incidenti e non lo sarebbe stato fino al 1975, quando fu finalmente istituito il “Nuclear Emergency Support Team” (NEST).

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14 – 1968, operazione “Crested Ice”: il ghiaccio contaminato viene stoccato nelle cisterne per il trasporto.

Non solo in volo

Incidenti Broken Arrow non furono un’esclusiva dei bombardieri strategici: il 5 dicembre 1965, a bordo della portaerei USS Ticonderoga (CV-14) in navigazione a 80 miglia da Okinawa, un aereo Douglas A-4 “Skyhawk” che si trovava nell’hangar della nave veniva caricato sull’ascensore che l’avrebbe portato al ponte di volo per una esercitazione. L’aereo però non era stato frenato e scivolò in mare inabissandosi con il pilota ed un missile nucleare, che non fu mai ritrovato. Nel 1968, il sottomarino USS Scorpion si inabissò per motivi non chiari 400 miglia sud–est delle Azzorre (→ritrovamento del Titanic) trascinando sul fondo, oltre all’intero equipaggio, due armi nucleari di natura imprecisata che si trovano verosimilmente ancora lì.

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15 – Un missile Titan II nel silo di lancio.

Di tutt’altro genere fu l’incidente avvenuto nel 1980 a Damascus (Arkansas) presso la base aeronautica di Little Rock. La sera del 18 settembre, all’interno di un silo di lancio del “374th Strategic Missile Squadron”, un aviere stava eseguendo lavori di manutenzione ad un missile balistico intercontinentale “Titan II” armato con una testata W53 da 9 megatoni quando gli sfuggì una chiave, che cadde per 24 metri prima di colpire il serbatoio del primo stadio, forando il sottile rivestimento e causando una perdita di propellente ipergolico. L’intero complesso e i residenti nell’area circostante furono evacuati dalla polizia militare. Verso le tre di notte il silo, ormai invaso dal propellente, esplose scaraventando il coperchio del peso di 740 tonnellate a 180 metri di distanza. La testata nucleare fu catapultata in aria e ritrovata a trenta metri dall’imbocco del silo, fortunatamente intatta.

K-19

16 – Rara immagine del sottomarino sovietico K-19.

E da parte sovietica? Gli incidenti noti riguardarono soprattutto sottomarini. Tra il 1960 ed il 1980 almeno 25[24] testate nucleari russe finirono sul fondo dell’oceano, delle quali solo 8 recuperate,[25] senza contare pericolosi incidenti come quello del K-19 che nel 1961 rischiò di esplodere per un guasto al reattore (vicenda raccontata nel film K-19: Widowmaker, 2002) o del K-131 che nel 1985 si incendiò liberando una nube radioattiva. Con una tale quantità di armamenti nucleari in circolazione, che potessero accadere incidenti era solo questione di statistica. Che in quarant’anni nessuno di questi si sia tramutato in una catastrofe, invece, ha davvero dell’incredibile.

C’erano poi eventi considerati ancor più gravi di un Broken Arrow (che restava per lo più un affare interno), erano quelli che potevano essere confusi con un attacco intenzionale scatenando la reazione di una potenza dotata di armi nucleari, come nel film Wargames – Giochi Di Guerra (1983): il che avrebbe innescato la “mutua distruzione assicurata”. Questi incidenti erano classificati con il nome in codice Nucflash. Ma questa, è un’altra storia.

Note

  1. [1]U.S. Nuclear Weapons reductionAtomic Bomb Museum.
  2. [2]Oltre tremila esemplari, quante sono le Lamborghini Diablo prodotte dal 1990 al 2001, ad esempio.
  3. [3]The Nuclear Arms Race.” History Learning Site. Web. 26-1-2015.
  4. [4]La strategia adottata dagli USA era quella dell’airborne alert (allerta avioportata).
  5. [5]Clearwater, p. 100 (op. cit.)
  6. [6]2 sopra il Mediterraneo nel 1956, 1 in una palude vicino a Goldsboro (North Carolina) nel 1957, 1 al largo delle isole Okinawa (Giappone) nel 1965, 1 in Groenlandia e 2 alle Azzorre (USS Scorpion) nel 1968. Fanno 8 se si conta anche quella di Tybee Island, che però secondo l’USAF sarebbe stata priva di nocciolo nucleare.
  7. [7]Verosimilmente per ragioni di sicurezza: si voleva evitare che una bomba da 5 t finisse su una zona abitata (le isole dell’Inside Passage) o su un’imbarcazione; e/o che i sovietici avessero possibilità di recuperare l’ordigno o parti di esso. Il fatto che l’equipaggio si fosse lanciato pochi istanti dopo avere sganciato l’ordigno (cfr. BC Aviator, op. cit.) dimostra che l’intenzione non era “alleggerire” l’aereo, se non per ridurre i danni di un eventuale impatto a terra.
  8. [8]Secondo BC Aviator (op. cit.)
  9. [9]Coordinate da Clearwater, pag. 80 (op. cit.)
  10. [10]Le bombe non avrebbero potuto esplodere perché, come d’uso, per evidenti ragioni di sicurezza le capsule nucleari erano state smontate per il trasporto e poste in casse separate.
  11. [11]Estratto del documentario Always/Never: The Quest for Nuclear Safety, Control, and Survivability prodotto dai Sandia National Laboratories nel 2010 e in origine classificato (Youtube).
  12. [12]National Security Archives (op. cit.)
  13. [13]ECU News (op. cit.)
  14. [14]Le bombe nucleari utilizzano una bomba atomica come innesco. Questo dà l’idea della potenza distruttiva.
  15. [15]History (op. cit.)
  16. [16]Ibiblio (op. cit.)
  17. [17]Il pilota del caccia si salvò lanciandosi.
  18. [18]La bomba era priva della capsula nucleare, ma comunque pesava 3,5 tonnellate e i 400 kg di esplosivo convenzionale della carica di innesco avrebbero potuto esplodere in caso di impatto.
  19. [19]Jacobsen (op. cit.)
  20. [20]Hadden, BBC (op. cit.)
  21. [21]Jacobsen (op. cit.)
  22. [22]CURV:  Cable-controlled Undersea Recovery Vehicle.
  23. [23]La posizione ufficiale del Pentagono fu che tutte e quattro le bombe furono distrutte dall’impatto, ma un’indagine condotta dalla BBC nel 2008, sulla base dei documenti declassificati a seguito del Freedom Of Information Act del 2000, dimostrò che la quarta bomba fu perduta. Cfr. Corera, (op. cit.)
  24. [24]3 missili con il sottomarino K-129, affondato nel 1968; 4 siluri con il K-8, 1970; 16 missili con il K-219 nel 1986; almeno 2 siluri con il K-278 Komsomolec nel 19898 missili con il K-429 nel 1983.  Cfr. Atomic Archive (op. cit.) e The Vault.
  25. [25]Quelle del K-429.

Bibliografia e fonti

Immagini

  1. 1964, scena dal film Dr. Strangelove di Stanley Kubrick. [PD] Commons.
  2. USAF [PD] Commons.
  3. USAF [PD] Commons.
  4. USAF [PD] Commons.
  5. USAF [PD] Historic Wings.
  6. Sandia National Laboratory (da Always/Never: The Quest for Nuclear Safety, Control, and Survivability, 2010).
  7. USAF [PD] Commons.
  8. USAF [PD] Commons (1 e 2).
  9. USAF [PD] Commons.
  10. USAF [PD] Commons.
  11. USAF [PD] Commons.
  12. USAF [PD] Commons.
  13. USAF [PD] Commons.
  14. US Navy [PD] Commons.
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Silvio DellʼAcqua

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Fondatore, editore e webmaster di Lapůta. Cultore di storia della Croce Rossa Internazionale. Appassionato di ricci.