«È noto che la città di Pavia deplora, e soffre nella calda stagione i più tristi effetti di un’aria insalubre; motivo per cui trovasi essa in tal tempo abbandonata dai più agiati Cittadini, ed il resto del Popolo vi languisce vittima di morbi, che direbbonsi contagiosi.» Come se non bastasse il caldo, alla fine del XVIIII secolo la città era anche afflitta dall’aria insalubre proveniente dalle paludi che la circondavano, soprattutto quelle a ridosso delle mura e del Borgo Ticino. Nel 1792 Carlo Castelli, «professore emerito di fisica e socio di svariate accademie», presentava il suo piano per la bonifica delle paludi di Pavia.
La maledizione di San Siro
La leggenda racconta che Pavia sia colpita da una maledizione, lanciata dal suo Santo Patrono Siro da Pavia, per cui non riuscirà mai combinare nulla di buono o mantenere quello che ha conquistato. E facendo una rapida panoramica delle cose uniche che Pavia ha perduto, occasioni comprese, verrebbe quasi da crederci.
Pippo: il misterioso fantasma di Salò
«Passa, come un malaugurato uccello notturno, sulla città e sulla campagna, e i vetri tremano al suo rombo sinistro, e gli uomini chiusi nelle case o nelle fattorie lo seguono con il pensiero mentre si avvicina, vola sopra la casa, si allontana…» Durante la seconda guerra mondiale l’alta Italia, occupata dai nazisti, era funestata da un’oscura presenza, un fantasma dalle sembianze di un aeroplano. Il suo nome era “Pippo”.
Il Naviglio Pavese: storia di un capolavoro di ingegneria idraulica
Può sembrare semplice far scorrere dell’acqua da un punto più alto ad uno più basso, ma non è così. Scopriamo l’affascinante storia, lunga più di 800 anni, della progettazione e della costruzione di un capolavoro di ingegneria idraulica che ha realizzato il più grande sogno della città di Milano: avere uno sbocco sul mare.
Pavia, 1832
Prendiamo in mano l’Almanacco Dilettevole per l’anno bisestile 1832, probabilmente la più antica guida turistica per i “forestieri” che volessero visitare Pavia, e facciamo due passi per scoprire come sarebbe apparsa ad un visitatore del XIX secolo la città lombarda, «la quale sebbene ora presenti pochissimi avanzi dell’antica sua grandezza […], offre però anche al presente parecchi oggetti degni di osservazione».
Bargniff e compagnia briscola: breve bestiario del folklore lombardo
Le figure del folklore italiano non hanno nulla da invidiare a quelle irlandesi, sia per numero che per varietà e anche nella sola Lombardia ne abbiamo una discreta schiera. Se scarseggiano, pur non essendo del tutto assenti, elfi e folletti, abbondano invece esseri chimerici, fantasmi, diavolacci vari e streghe.
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