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(s.m. pron. pùngibol)

  1. punchball, punching ball (1930) o punching-bag (1889),  attrezzo sportivo costituito  da una palla di gomma rivestita di cuoio, montato su un’asta flessibile o sospesa (a seconda della tipologia), utilizzato per l’allenamento nel pugilato e nelle arti marziali;
  2. per similitudine anche “macchina tirapugni” (ingl. punch machine), attrazione da fiera o sala giochi nella quale è possibile colpire una palla da punching ball e ottenere un punteggio per la forza; solitamente funzionante a gettone o moneta.

Deriva dall’adattamento della locuzione inglese punching ball [pḁ′nčiṅ bòol], da (topunch “dar pugni” e ball “palla”. Il termine pungiball in italiano, oltre a indicare l’attrezzo sportivo, è usato anche in senso metaforico per indicare un “incassatore” ossia chi, come un punching ball, sopporta continui colpi, offese, accuse, polemiche senza perdere il controllo di sé:

E solo io so che significa alzarsi ogni giorno in orari assurdi ed essere il pungiball di migliaia di persone.

— da Italian Underground, Alessio Fabrizi, capitolo 37º


  • punching ball” in Vocabolario online. Treccani. Web.
  • punching ball” in Il Nuovo De MauroL’Internazionale. Web.
  • incassatore” in Vocabolario online. Treccani. Web.
  • [en] “punching” in Online Etymology Dictionary. Douglas Harper. Web.

Immagine: una donna si allena con un “pungiball” ad Almaty in Kazakhstan, foto di Michael Starkie su Unsplash.

in senso figurato: momento, punto oltre il quale non è più possibile tornare indietro, interrompere un’azione o un processo in corso; condizione raggiunta la quale il cambiamento diventa irreversibile.

Casini: «Aiutiamo subito l’Africa o i suoi problemi si aggraveranno fino a un punto di non ritorno».

Corriere della Sera, venerdì 24 maggio 2002

Deriva dall’espressione inglese point of no return di equivalente significato letterale e figurato, a sua volta dal lessico aeronautico dove il termine “point of no return” o PNR, attestato dal 1941, indica il punto della rotta di un aeromobile superato il quale il velivolo stesso non ha più abbastanza carburante per tornare all’aeroporto di partenza; dovrà quindi obbligatoriamente proseguire per la destinazione o –in caso di necessità– cercare un punto di atterraggio alternativo. Sempre in aeronautica, viene anche informalmente indicato come “point of no return” il momento oltre il quale non è più possibile abortire il decollo, poiché la velocità è troppo elevata e lo spazio rimanente sulla pista insufficiente. In questo caso l’espressione è usata in senso lato: il “punto” varia in funzione delle caratteristiche dell’aeromobile, del carico, delle condizioni meteo, e viene quindi fatto coincidere con il raggiungimento di una determinata velocità detta V1 o “velocità di decisione”, momento oltre il quale un tentativo di fermare l’aereo porterebbe sicuramente fuori pista.


Immagine: Boeing 377 Stratocruiser “BOAC”, San Diego Air and Space Museum Archive/Commons.