Orologio Città del Vaticano

La Sede Vacante

In Città, Cultura popolare, Geopolitica, Microstati di Silvio DellʼAcqua

Città del Vaticano

La Sede Apostolica Vacante o più comunemente Sede Vacante (in latino Sedes vacans) è il periodo che intercorre tra il termine di un pontificato e l’elezione del nuovo Pontefice, durante il quale la reggenza della Santa Sede è affidata ad un governo provvisorio dai poteri limitati. Si tratta di un evento eccezionale rigidamente regolamentato, nella forma attuale, dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis[1] promulgata da Giovanni Paolo II il 22 febbraio 1996. La Sede Vacante si apre con la morte del Pontefice o, più raramente, con la renuntiatio pontificalis ovvero la rinuncia dello stesso al ministero petrino.

Il governo provvisorio

Semplificando, durante la sede vacante il disbrigo degli affari ordinari o di quelli indilazionabili della Santa Sede (art. 2 e 6 della Costituzione Pontificia[1]) compete al Collegio dei Cardinali, mentre il governo temporale della Città del Vaticano spetta al Cardinale Camerlengo di Santa Romana Chiesa, comunemente noto come Camerlengo. È necessario infatti precisare la distinzione tra Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano: la prima costituisce il governo della Chiesa Cattolica[2] mentre il secondo è l’amministrazione del territorio su cui la Santa Sede ha sovranità assoluta.

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1 – Il territorio della Città del Vaticano, enclave nel cuore di Roma (Open Street Map, ODbL)

Lo Stato della Città del Vaticano, il più piccolo del mondo (0,44 km²), è quindi subordinato e strumentale alla Santa Sede, che è il soggetto di diritto internazionale cui competono esclusivamente i rapporti esterni. Durante l’ufficio del Papato entrambe le autorità, di Pontefice della Chiesa Cattolica e sovrano della Città del Vaticano, si riassumono nella figura del Papa.

Effetti della sede vacante

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2 – ingresso presidiato dagli alabardieri della Guardia Svizzera Pontificia, 2012

In periodo di sede vacante cessano dall’esercizio del proprio ufficio tutti i Capi dei Dicasteri della Curia Romana, il Cardinale Segretario di Stato, i Cardinali Prefetti, Presidenti Arcivescovi, ed i Membri dei medesimi Dicasteri[3][1] con eccezione del Camerlengo di Santa Romana Chiesa e il Penitenziere Maggiore che riferiscono al Collegio dei Cardinali.[1] Il tribunale della Sacra Romana Rota ed il Supremo Tribunale della Segnatura apostolica mantengono la loro giurisdizione ordinaria mentre il Cardinale Prefetto vede sospese le proprie funzioni fino al termine della sede vacante.[4] La Guardia Svizzera Pontificia, il corpo militare deputato alla protezione del pontefice, si mette al servizio del Collegio dei Cardinali. Gli atti e decisioni che “per legge o per prassi” spettano al solo pontefice non possono essere assunte dal Collegio dei Cardinali,[1] i cui poteri sono strettamente limitati a quanto stabilito dalla Costituzione Apostolica. Dell’organizzazione delle esequie del defunto pontefice (tranne naturalmente nel caso di renuntiatio pontificalis) e di organizzare il Conclave, ovvero l’elezione del nuovo pontefice, si occupano le Congregazioni dei cardinali: una “generale”, costituita dall’intero collegio cardinalizio, ed una “particolare”, costituita dal Cardinale Camerlengo di Santa Romana Chiesa e da tre cardinali, uno per ciascun Ordine, estratti a sorte tra i cardinali elettori già arrivati alla Città del Vaticano e che restano in carica per soli tre giorni.

Morte del Pontefice

funerali di Giovanni Paolo II

3 – Città del Vaticano, funerali di Giovanni Paolo II,
8 aprile 2005

Seppure la causa più frequente dell’inizio di una sede vacante, la dipartita del Papa è comunque un evento che avviene con intervalli temporali che possono anche superare un ventennio: da qui l’espressione colloquiale «ogni morte di Papa» con riferimento ad un evento che avviene raramente. Ciò che accade alla morte del pontefice è stabilito da una procedura ben precisa: il camerlengo, accertato il decesso, pone i sigilli all’appartamento ad allo studio papale ed annuncia poi il decesso al Vicario di Roma che a sua volta lo comunicherà al popolo romano. L’anello del pescatore, simbolo di San Pietro, ed il sigillo del pontefice deceduto vengono spezzati. Tradizionalmente, il portone del Palazzo Apostolico viene chiuso per metà in segno di lutto e la campana di San Marco comunica il decesso con rintocchi a martello. Si celebra quindi il “novendiale”, le esequie del Pontefice che durano nove giorni e infine la tumulazione nelle grotte vaticane. Solo alla fine del novendiale è possibile indire le nuove elezioni.

Renuntiatio pontificalis

Benedetto XVII (4), rinunciatario dal 28-02-2013, e l’ultimo papa a rinunciare prima di lui: fu Gregorio XII (5) nel 1415.

Molto più raro è il caso di sede vacante per rinuncia all’ufficio di Romano Ponteficie, attualmente regolata dal Codice di Diritto Canonico (Codex Iuris Canonici) del 1983.[5] L’ultimo caso prima di Benedetto XVI, che ha annunciato la propria rinuncia con effetto dal 28 febbraio 2013 alle ore 20:00,[6] fu ben 598 anni prima quando Gregorio XII rinunciò alla tiara nel 1415 e questo da un’idea dell’eccezionalità dell’evento. Escludendo i pontefici deposti con la forza (che vedremo al successivo paragrafo) in due millenni di storia e 265 Papati ci sono stati infatti non più di una decina di pontefici rinunciatari motu proprio, dei quali solo sei storicamente accertati:

  1. Ponziano (235)
  2. Benedetto XI (1045)
  3. Gregorio VI (1045)
  4. Celestino V (1294)
  5. Gregorio XII (1415)
  6. Benedetto XVI (2013)
papa Ponziano

6 – Papa Ponziano, probabilmente il primo pontefice a rinunciare all’Ufficio

La tradizione[7] ricorda Clemente I, vescovo di Roma, come primo papa rinunciatario nel 97 d.C. Tuttavia il vescovo e storico Eusebio di Cesarea (265 – 340) non fa menzione di questo fatto nella Historia Ecclesiastica, e riferisce anzi che Clemente I sarebbe morto nell’anno 99 da pontefice, trasmettendo il suo ufficio a Evaristo.[8][9] Anche Giovanni XVIII, secondo quanto riportato da due opere medievali[10], avrebbe abdicato nel 1009 (o addirittura sarebbe stato deposto[11]) per ritirarsi in convento, ma in realtà nessuna altra fonte riporta questa circostanza ed anzi esiste documentazione del contrario.[11]

Il primo pontefice ad abdicare, invece, fu probabilmente Ponziano [12] nel 235: deportato in Sardegna durante le persecuzioni dei cristiani ad opera di Massimino il Trace, abdicò per consentire la nomina di un nuovo Papa e morì nello stesso anno. Curioso è il caso del tre volte pontefice Benedetto IX che abdicò, ma vendendo letteralmente il proprio ufficio, caso unico nella storia del papato. Cacciato due volte dal popolo romano, tornò al soglio con la forza per poi, in cambio di denaro, abdicare viziando la successiva elezione in favore del suo padrino Giovanni “Graziano” de’ Graziani, incoronato Pontefice nel 1045 con il nome di Gregorio VI. In seguito cambiò idea e reclamò il proprio posto, ma fu nuovamente scacciato ed infine scomunicato. Anche il suo successore Gregorio VI abdicò a sua volta, ammettendo che la propria elezione (comprata da Bendetto IX) era stata viziata. Gregorio XII, al secolo Angelo Correr, abdicò invece nel 1047 per sanare lo scisma d’Occidente: al Concilio di Costanza giurò infatti di dimettersi se l’antipapa Benedetto XIII avesse fatto lo stesso. Quest’ultimo si diede invece alla fuga, ma fu arrestato e deposto, e lo scisma ebbe comunque fine. Gregorio XII divenne legato pontificio ad Ancona, trascorrendo gli ultimi due anni in tranquillità. Nel 2013 Joseph Ratzinger, dopo la rinuncia, manterrà il nome pontificale di Benedetto XVI con il titolo onorario di “Romano Pontefice Emerito” (o “Papa Emerito”) da lui stesso coniato.[13]

Celestino V

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7 – Celestino V, ritratto di Giulio Cesare Bedeschini, XVIII secolo

Uno dei più celebri rinunciatari fu Celestino V, dopo meno di quattro mesi di pontificato, nel 1294[14] e per questo citato anche da Dante Alighieri nell’Inferno:

vidi e conobbi l’ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto.
(Inferno, III, 59-60)

Dante, come tutti coloro che vedevano in Celestino V una speranza di rinnovamento della Chiesa, fu deluso dalla abdicazione di Pietro del Morrone (questo il vero nome del papa) sia per la opportunità mancata sia perché portò al soglio Bonifacio VIII, che rappresentò il ritorno del papato alla strada della grandezza terrena. Tuttavia la maggior parte dei contemporanei videro la rinuncia di Celestino come un autentico atto di umiltà:[14] Petrarca ne ebbe una percezione opposta a quella di Dante, considerò infatti «…il suo operato come quello di uno spirito altissimo e libero, che non conosceva imposizioni, di uno spirito veramente divino»[15]. L’eremita Pietro del Morrone, questo il vero nome del papa, fu infine proclamato santo nel 1313. [14] Alla figura di Celestino V è anche dedicata la ballata rock “Vai In Africa, Celestino!” del cantautore Francesco De Gregori (dall’album “Pezzi“, 2005).

Deposizione

La possibilità di deposizione del Papa non è contemplata:[16] poiché il pontefice si considera eletto per volontà divina, nessuna autorità umana è abbastanza alta da poterlo rimuovere dal proprio Ufficio. Questo nella teoria. Di fatto però, nel corso della storia casi di deposizione, o perlomeno di rinuncia “forzata” (non sempre è chiara la distinzione tra i primi ed i secondi) si sono verificati: almeno sei papi[17] furono deposti per diversi motivi. Nel 538 S.Silverio fu vittima di un complotto: tramite una lettera contraffatta venne accusato di essersi accordato con il re goto Vitige che stava assediando Roma, quindi arrestato ed esiliato in oriente. S.Martino I fu fatto arrestare nel 653 dall’Imperatore Costante II di Bisanzio, portato a Costantinopoli e quindi esiliato in Crimea. Nel 903 Leone V fu deposto con un colpo di stato ed incarcerato dal cardinale Cristoforo, che si fece eleggere papa. Giovanni XII fu deposto invece da un sinodo romano guidato dall’imperatore Ottone nel 964. Accusato di alto tradimento, nel 964 Benedetto V fu deposto (o costretto all’abdicazione) in favore di Leone VIII, che al sinodo gli spezzò letteralmente sulla testa il bastone pastorale: è questa la prima testimonianza pervenutaci dell’uso dello scettro papale. Tra i papi deposti ritroviamo anche Benedetto IX, che come abbiamo visto fu deposto due volte (1038 e 1044) prima di abdicare nel 1045. Resta invece avvolta nella leggenda la deposizione di Papa Romano, nel 898.

Le sedi vacanti più lunghe

Sebbene la durata della sedisvacanza sia relativamente breve se paragonata a quella del pontificato, nel corso della storia —soprattutto in epoca medioevale— si sono verificati interregni dalla durata eccezionale che hanno generato situazioni a dir poco pittoresche.

La sede vacante del 1268-1271

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8 – Il Palazzo dei Papi di Viterbo (all’epoca sede pontificia), dove si tenne l’interminabile elezione papale
del 1268-1271.

Alla morte di Clemente IV nel 1268 ebbe inizio una sede vacante che si sarebbe protratta per ben 1006 giorni (quasi tre anni), a causa dei contrasti tra le varie fazioni che impedivano al collegio di giungere ad una maggioranza. Un periodo di tempo così lungo portò per la prima volta alla necessità di battere moneta in assenza del Pontefice, dando inizio ad una lunga tradizione numismatica. Il vuoto di potere, però, a lungo andare si rifletteva sugli abitanti di Viterbo, allora sede papale, portandoli all’esasperazione. Il podestà ed il “capitano del popolo” reggenti la città dovettero prendere provvedimenti drastici: ordinarono la reclusione cum–clave (a chiave) dei cardinali elettori all’interno del Palazzo dei Papi sino a quando non fossero giunti ad una conclusione. L’atto di forza colse alla sprovvista il collegio, ma non fu ancora sufficiente: per aumentare la pressione ed incentivare una rapida risoluzione dello stallo, vennero dapprima ridotte le forniture di alimenti e quindi fu addirittura rimosso parzialmente il tetto dell’aula. L’idea di scoperchiare il Palazzo papale fu suggerita al capitano del popolo Raniero Gatti da una battuta dell’arguto cardinale inglese Giovanni da Toledo, che si rivolse agli altri porporati dicendo: «Discopriamo, signori, questo tetto; dacché lo Spirito Santo non riesce a penetrare per cosiffatte coperture.»[18] Affamati ed esposti così agli agenti atmosferici, i cardinali furono costretti ad accordarsi sull’elezione di Gregorio X ponendo fine al Conclave più lungo della storia. Fu usato qui per la prima volta l’espressione cum-clave[19] da cui l’odierno termine “conclave”, anche se la prima elezione a porte chiuse fu quella che portò al soglio Gelasio II nel 1118: per evitare influenze dall’esterno, in piena lotta per le investiture, il collegio si riunì in segretezza nel Monastero di San Sebastano sul Palatino.

La sede vacante del 1292-1294

Eremo di Sant'Onofrio al Morrone

9 – Eremo di Sant’Onofrio al Morrone, dove visse Pietro dal Morrone (Celestino V)

Altra sede vacante particolarmente lunga fu quella che portò all’elezione di Celestino V, durata ben 822 giorni. Il Conclave riunitosi a Roma nel 1292 alla morte di Niccolò IV, che già si prospettava interminabile, fu infatti sospeso a causa di un’epidemia di peste che costò la vita anche ad uno degli undici cardinali. Il collegio si riunì nuovamente dopo oltre un anno, a causa di una disputa sulla sede (Roma o Rieti) risolta infine portando il conclave a Perugia, ma di nuovo i contrasti interni impedivano di ottenere una maggioranza. Nel 1294 intervenne il Re di Napoli Carlo II d’Angiò, che necessitava dell’avallo pontificio per siglare un accordo con Giacomo II di Aragona, condizione resa impossibile dall’assenza di un Papa. Spazientito, il re si recò a Perugia insieme al figlio Carlo Martello per sollecitare l’elezione del pontefice, ma quando irruppe nella sala dove il Sacro Collegio era riunito provocò l’indignazione dei sei cardinali rimasti (su 12 iniziali) e fu praticamente “buttato fuori” da Benedetto Caetani, il futuro Bonifacio VIII. Alla conclusione dello stallo diede un sostanziale contributo l’eremita Pietro del Morrone, anche se non esattamente nel modo da lui auspicato: l’asceta scrisse una lettera al Cardinale Decano Latino Malabranca, membro del Collegio, in cui prevedeva “gravi castighi” per la Chiesa se non avesse saputo scegliere il proprio pastore. La profezia forse, più che intimorire i cardinali, suggerì loro una soluzione: la figura di Pietro del Morrone godeva di grande fama e rispetto presso tutti i regnanti d’europa, e così i cardinali si trovarono d’accordo nell’eleggerlo Papa. L’eremita divenne così il 192° Vescovo di Roma con il nome pontificale di Celestino V.

Araldica

La Sede Vacante ha un proprio stemma araldico o “arma” che in tempo di sedisvacanza sostituisce quello della Santa Sede. Quest’ultimo è descritto, secondo la grammatica araldica, come uno scudo sannitico «di rosso alle chiavi pontificie, una d’oro e l’altra d’argento, decussate»,[20] simbolo del legato che Gesù Cristo ha lasciato a san Pietro (la custodia delle chiavi del Regno) e quindi alla cristianità, «…timbrate dal triregno papale d’argento, con applicate tre corone d’oro…»[20] ovvero la tiara, il copricapo tipico del papa. Nello stemma della sede vacante, privo di scudo, le chiavi decussate hanno un angolo più ampio e la tiara è sostituita dalla “basilica”, il gonfalone papale a forma di ombrellone a gheroni rossi e gialli, con i pendenti di colori contrastanti e l’asta a forma di lancia. Anche lo stemma personale del cardinale Camerlengo cambia: viene sormontato dalla basilica con le chiavi decussate, simbolo della sede vacante.

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12 – stemma araldico della sede vacante sulla facciata di S.Giovanni in Laterano a Roma

Numismatica e filatelia

Tra gli aspetti più noti della sede vacante c’è la tradizionale emissione di valori sotto forma di monete e francobolli postali sotto l’unica autorità (oltre al papa) alla quale è concesso lo Ivs Aerari, ovvero il diritto di emettere moneta: il cardinale camerlengo[19]. Nate probabilmente dall’esigenza tecnica di garantire la monetazione anche durante gli interregni (come abbiamo visto, a volte molto lunghi), le emissioni delle sedi vacanti hanno oggi più che altro funzione celebrative e simbolica della continuità della vita dello Stato Vaticano[21][19] Sono infatti dotate di corso legale, ma confluiscono quasi interamente nel mercato collezionistico. Nonostante l’eccezionalità, non si tratta di emissioni particolarmente rare: per far fronte alla grande richiesta la tiratura supera spesso quella ordinaria,[22] il che comporta quotazioni di mercato relativamente basse. Un businness, insomma, per il piccolo Stato ma non sempre per i collezionisti.

Monete

Durante la lunghissima sedisvacanza del 1286-1271, come abbiamo visto, si ebbe la prima coniazione di monete d’argento durante una sede vacante, ma non vi furono altre coniazioni del governo provvisorio fino al 1783. Dal XV secolo le monete della sede vacante iniziarono a riportare il nome e le armi del Camerlengo sul rovescio e la dicitura “SEDE VACANTE” accompagnata dallo stemma raffigurante chiavi decussate sormontate da un padiglione. L’emissione di moneta diventò un’usanza stabile a partire dalla sede vacante del 1521, alla morte di Leone X.

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13 – Scudo pontificio d’argento della sede vacante del 1846: opera dell’incisore Niccolò Cerbara, riporta al dritto la dicitura “SEDE VACANTE MDCCCXXXXVI” e lo stemma araldico del camerlengo Cardinal Tommaso Riario-Sforza sormontato dalla “basilica” con le chiavi decussate..

Lira ed Euro

Lo stato Pontificio adottò la lira nel 1860, ma la coniazione di monete cessò dopo la “breccia di Porta Pia” (20 settembre 1870). Nel 1929 i patti lateranensi stabilirono l’indipendenza della Città del Vaticano e la reintroduzione della monetazione distinta, al pari con la lira italiana. Di conseguenza ritornò l’usanza delle monete della Sede Vacante, simbolicamente rappresentata da una singola moneta d’argento destinata al collezionismo: furono emesse le 500 lire d’argento delle Sedi Vacanti del 1958, 1863, 1978. Fa eccezione nel 1939 una doppia emissione di 5 e 10 lire, sempre d’argento. Alla morte di Giovanni Paolo II nel 2005 si verifica la prima sede vacante dopo l’adozione dell’Euro (a partire dal 2000) ed il Vaticano emette per la prima volta una serie di monete in otto tagli (corrispondenti all’intera serie divisionale dell’Euro) commemorativi della Sede Vacante, in 60 mila pezzi, con lo stemma del cardinale Camerlengo al rovescio. La Convenzione Monetaria del 2009[22] consente però l’emissione di una sola moneta speciale ad uso collezionistico e con le dimissioni di Benedetto XVI si tornerà quindi alla moneta unica, un 2€ commemorativo. Le monete vaticane sono realizzate a Roma dalla Zecca della Repubblica Italiana (Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato).

Francobolli

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14 – francobollo da 5 centesimi di lira della sede vacante del 1939

I francobolli della sede vacante hanno la particolarità di avere un corso legale brevissimo: infatti, l’annuncio dell’Habemus Papam decreta la fine del loro valore facciale e non possono più essere utilizzati per l’invio di corrispondenza. Non esistono francobolli precedenti ai patti lateranensi, quindi i primi francobolli della Sede Vacante furono emessi il 18 febbraio 1939, dieci giorni dopo la morte di Pio XI: si trattava di emissioni ordinare della serie “Conciliazione” del 1929, in sette varianti di colore, sovrastampate però con la dicitura in nero «SEDE VACANTE MCMXXXIX» sormontata dallo stemma araldico (vedi immagine 15), la cui validità postale fu di soli 13 giorni. Da allora fu emessa, ad ogni sede vacante, una serie di tre francobolli, a rappresentare la Santissima Trinità. La serie emessa per la Sede Vacante dell’agosto 1978 (alla morte di Paolo VI) fu quella dalla durata più breve, solo 3 giorni. Fu anche l’unico anno con due emissioni filateliche: Giovanni Paolo I, Albino Luciani, morì dopo soli 33 giorni, aprendo così una nuova Sede Vacante che si chiuse con l’elezione di Karol Józef Wojtyła (Giovanni Paolo II).

Medaglie

Tradizionalmente la Città del Vaticano emette annualmente conii artistici a tiratura limitata, ad uso esclusivamente collezionistico: sono le “medaglie papali” ufficiali, che riportano l’effigie del Pontefice. Durante la sede vacante vengono emesse medaglie specifiche con lo stemma araldico del Camerlengo e la dicitura “Sede Vacante”.

Il “sedevacantismo”

Il sedevacantismo è una corrente di gruppi cattolici, sociologicamente separati dalla Chiesa Cattolica[23] che per diversi motivi non riconoscono l’autorità papale contemporanea, ritenendo quindi che la sede sia perennemente vacante. Secondo la maggioranza di essi il punto di rottura si sarebbe verificato con le modifiche introdotte dal Concilio Vaticano II (1962-1965).

Note

  1. [1]“Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis circa la vacanza della sede apostolica e l’elezione del romano Pontefice”, Giovanni Paolo II 28 giugno 1988 (cit.)
  2. [2]Secondo la definizione contenuta nel can. 361 del nuovo codice di diritto canonico: «Col nome di Sede Apostolica o Santa Sede si intendono nel codice non solo il Romano Pontefice, ma anche, se non risulta diversamente dalla natura della questione o dal contesto, la Segreteria di Stato, il Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa e gli altri Organismi della Curia Romana.»
  3. [3]A norma dell’Art. 6 della Costituzione Apostolica Pastor Bonus sulla Curia Romana, Giovanni Paolo II 28 giugno 1988
  4. [4]Il Conclave – Sede Vacante.” Buje. Web. 21 Feb. 2013.
  5. [5]Codice di Diritto Canonico“, Capitolo 1. Santa Sede. Libreria Editrice Vaticana, Web. 20 Feb. 2013.
  6. [6]Benedetto XVI. “Declaratio del Santo Padre Benedetto XVI sulla sua rinuncia al ministero di Vescovo di Roma, successore di San Pietro.” Concistoro Ordinario Pubblico. Santa Sede, 11 Feb. 2013. Web. 21 Feb. 2013.
  7. [7]John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 62
  8. [8]ibid. III, 34; cfr. Chronicon, ad a. 99
  9. [9]Clemente I” Enciclopedia dei Papi. Treccani, Web. 21 Feb. 2013.
  10. [10]la cronaca di Ottone di Frisinga e la Historia pontificum Romanorum
  11. [11]Senni, Antonio. “Giovanni XVIII” Enciclopedia dei Papi. Treccani, Web. 24 Feb. 2013.
  12. [12]Prinzivalli, Emanuela. “Ponziano” Enciclopedia dei Papi. Treccani, Web. 21 Feb. 2013.
  13. [13]Benedetto XVI sarà Papa «emerito».” Il Sole 24 Ore [Milano] 27 Feb. 2013. Il Sole 24 Ore. Web. 27 Feb. 2013.
  14. [14]Herde, Peter. “Celestino V” Enciclopedia dei Papi. Treccani, Web. 21 Feb. 2013.
  15. [15]Claudio Rendina, I papi, Ed. Newton Compton, Roma, 1990, p. 505.
  16. [16]Il Papa può abdicare o essere deposto?.”Focus.it. Gruner+Jahr/Mondadori, 11 Feb. 2013. Web. 23 Feb. 2013.
  17. [17]Lodi, Marco. “I papi deposti.” TUTTI I PAPI – Da San Pietro a Benedetto XVI. Web. 23 Feb. 2013.
  18. [18]La frase è riportata integralmente da C. Pinzi (cit.) lib.VII, pag.273, che cita lo storico del ‘300 Bernardo Guidone, ripreso anche dal Muratori.
  19. [19]Macri, Marinelli (cit.)
  20. [20]Vaticano.” araldicacivica — Gli stemmi dei comuni, delle province e delle regioni d’Italia. Web. 23 Feb. 2013.
  21. [21]Ponzi, Mario. “Piccole opere d’arte che accendono la fantasia dei collezionisti.” L’Osservatore Romano. Santa Sede, 23 Ago. 2008. Web. 23 Feb. 2013.
  22. [22]L’emissione ordinaria di monete della Città del Vaticano è stata soppressa nel 2009 dagli accordi monetari con l’Unione Europea: (PDF) Convenzione monetaria tra l’Unione europea e lo Stato della Città del Vaticano del 17 dicembre 2009.
  23. [23]Tradizionalisti e sedevacantisti.” CESNUR – Centro studi sulle nuove religioni. Web. 23 Feb. 2013.

Bibliografia e fonti

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Silvio DellʼAcqua

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Fondatore, editore e webmaster di Lapůta. Cultore di storia della Croce Rossa Internazionale. Appassionato di ricci.