zombi, nella terminologia delle edizioni italiane dei fumetti Disney dell’universo di Paperino; parola utilizzata per la prima volta nella storia Paperino ed il feticcio pubblicata nel 1949 su Topolino nº 7–9 (orig. Donald Duck in “Voodoo Hoodoo” di Carl Barks, pubblicata per la prima volta su Donald Duck Four Color nº 238 dell’agosto 1949). Il termine fu inventato per tradurre in italiano il nome del personaggio “Bombie the Zombie” in quanto all’epoca (1949) nella cultura popolare italiana la figura dello zombie era pressoché sconosciuta. Il personaggio del gongoro, il cui adattamento del nome resterà invariato, compare anche in storie successive di Don Rosa Il cuore dell’impero (orig. The Empire-Builder from Calisota, 1994; in Italia su Zio Paperone n°80 del 1996) e Zio Paperone – Il sogno di una vita (The Dream of a Lifetime, 2002; in Italia su Zio Paperone n°172). A differenza della versione in inglese, dove il personaggio ha un nome proprio (Bombie), nella traduzione italiana il nome gongoro è utilizzato sia in riferimento al personaggio, citato come “il gongoro”, sia genericamente alla categoria cui lo stesso apparterrebbe, quella dei gongori (pl.): «Ma guarda un po’ com’è superstiziosa e credulona la gente! Crede persino che esistano i gongori!» (Paperino, inciampando in un gongoro). Dai dialoghi si evincono le caratteristiche dei gongori: sono uomini vittima dell’effetto di una potente droga, somministrata da qualche stregone di un luogo imprecisato dell’Africa nera, che li induce in uno stato di letargia. I gongori possono camminare e svolgere un semplice compito che viene loro ordinato, ma non sono capaci di pensare e ricordano «solo una cosa alla volta»; non sentono né fame, né sete, né stanchezza, né possono provare alcun sentimento. Dopo «cinque o seicento anni» l’effetto della droga finisce, e i gongori tornano com’erano prima del maleficio. Sebbene venga più volte sottintesa l’esistenza di altri gongori, nelle storie Disney ne compare sempre e solo uno, quello mandato dal terribile stregone Matumbo ad inseguire Paperone per consegnargli un feticcio contenente una pozione rimpicciolente.
insieme delle persone più in vista, più influenti e/o che rappresentano la massima autorità, l’èlite in un determinato campo (es. scientifico, finanziario, dell’industria…).
I motoscafi facevano la spola tra la nave e l’isola per trasportare il gotha della mondanità.
Sveva Casati Modigliani, Il Barone (Sperling & Kupfer, 1982)
…negli studi lavorano oggi più di ottanta persone ma ormai, più che musicisti world, qui ci transita il gotha del pop rock.
Ezio Guaitamacchi, La storia del rock (Hoepli, 2014)
Deriva dalla cittadina di Gotha, in Turingia (Germania) dove dal 1763 al 1944 si stampò l’Almanacco di Gotha (tedesco: Gothaischer Hofkalender, francese: Almanac de Gotha) pubblicato da Justus Perthes di Gotha, contenente in origine le genealogie dei sovrani d’Europa e di nobili tedeschi, poi quelle dell’aristocrazia di altri paesi e gli ordini cavallereschi. Avere il proprio nome scritto nel “Gotha” era segno di grande prestigio: da ciò, per estensione, il termine gotha ha assunto il significato di “il meglio” di un determinato campo o settore.
Copertina dell’edizione in francese dell’Almanac de Gotha del 1851
In alto: la città di Gotha in una incisione del 1835 di Eduard Sommer, Saxonia Museum für saechsische Vaterlandskunde.
- Castoldi, Massimo e Ugo Salvi Parole per ricordare — Dizionario della memoria collettiva. Bologna: Zanichelli, 2003. Pag. 182. ISBN 88–08–08878–2
- “Gotha” Vocabolario Online Treccani. Web.
acronimo di “GRuppo ESTivo”; centro estivo dell’oratorio, attività ricreative estive diurne organizzate dalle parrocchie:
…grande manifestazione che ha segnato l’apertura in diocesi dei centri estivi degli oratori, i «Grest».
La Stampa 1/7/1999 – numero 178 pagina 41
Per estensione, è entrato nell’uso comune anche per i centri estivi organizzati da altri enti, come associazioni, amministrazioni locali (si parla di ad esempio di “grest comunali”) o strutture private (“grest privati”) come per esempio piscine o strutture sportive:
Si è conclusa nei giorni scorsi la terza edizione del Grest Comunale, organizzato a Quinzano d’Oglio dall’assessorato e dalla commissione ai Servizi sociali.
Dove si usa
Il termine grest è utilizzato soprattutto nel Nord Italia (specialmente Lombardia e Veneto), in Sicilia e in Svizzera nel Ticinese[1] e Sicilia:
Interesse per regione (Italia, 2018. Ricerca Google).
Quando è nato
L’uso del termine grest sembra risalire alla fine degli anni 1950. Scrive infatti Roberto Tedesco nel libro Senza arrendermi (Macerata: Simple, 2012):
…fui inserito in un gruppo di ragazzi che partecipavano ad una nuova forma di vacanza estiva, meglio nota con l’acronimo di GREST (gruppo estivo). Si trattava di una vacanza caratterizzata da un’intensa forza educativa, basata sulla convivenza di ragazzi di età diverse ed animatori, che insieme giocavano, lavoravano e si divertivano con lo stile proprio dell’oratorio. […] Era il 1959, avevo 16 anni.
Pagg. 121, 123.
I centri estivi e colonie estive
I centri estivi sono un periodo di attività ludiche e ricreative diurne organizzate, sotto la guida di “animatori” (giochi a squadre, tornei, laboratori, gite e simili); a differenza delle colonie estive o camp, i centri estivi sono solo diurni e non prevedono il pernottamento. Spesso sono caratterizzati da un “tema” conduttore, che nel caso dei “grest” è proposto annualmente dalla diocesi. A seconda dell’ambito di appartenenza (diocesi, federazione o simili) i centri estivi possono avere nomi diversi, ad esempio:
- centro estivo (termine generico per questo tipo di attività);
- CRE (Centro Ricreativo Estivo);
- CREGREST dalla fusione di CRE e GREST (oratori diocesi lombarde, dal 2013[2] e oratori piacentini[3]);
- ER — Estate Ragazzi (Diocesi di Bologna[4]);
- GREST — GRuppo ESTivo;
- oratorio estivo (Federazione Oratori Milanesi);
- [1]Associazione Grest Ticino. ↩
- [2]Oratori Diocesi Lombarde ↩
- [3]Associazione Oratori Piacentini ↩
- [4]Ufficio Diocesano per la Pastorale Giovanile ↩
Foto in alto: campetto di calcio dell’oratorio di Locate Bergamasco, frazione di Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo (PD Commons).
(s.f.) negozio di alimentari, dall’inglese grocery; termine del lessico “italglish“, ovvero la lingua italiana parlata dagli immigrati italiani in America tra Ottocento e Novecento, risultato del processo di adattamento ed ibridazione linguistica tra l’italiano e l’inglese americano. Il termine grocery deriva dal francese antico grosserie (a sua volta da grocier, “grossista”).
- Mencken, H. L. The American Language: A Preliminary Inquiry Into the Development of English in the United States. New York: Cosimo, 2010. P. 410.
- “grocery” in Duglas Harper Online Etymology Dictionary.
Foto: negozio di alimentari “Smykowski Bros. Grocery” in Herbert Street a Detroit, nel 1922 (Commons).