affatto, minimamente, per niente, nel linguaggio parlato è usato:
- come rafforzativo di una negazione (es. «non voglio mica la Luna»), anche con ellissi della stessa («[non è] mica vero!»);
- sostitutivo di non in una litote, ossia una negazione che serve ad affermare un giudizio positivo (es. «mica male!» invece di «non male!»).
- nelle frasi dubitative o interrogative (es. «l’hai mica visto?» con il significato di per caso).
Deriva dal latino MICA, “briciola di pane”, a significare un nonnulla, una parte insignificante, «nemmeno una briciola»; per estensione ha assunto il significato di affatto, per niente. Di uso molto antico (XIII secolo), ha avuto maggiore diffusione nella lingua parlata e nei dialetti settentrionali, dove è utilizzato come avverbio di negazione:
Es. il minga milanese, lariano e brianzolo:
l’è minga vèra che un tuscanèll
l’è minga bòn de fa una puesìa
l’è minga bòn de fa una puesìa
[non] è mica vero che un toscanello
[non] è mica capace di fare una poesia
[non] è mica capace di fare una poesia
Pulenta e Galena Fregia, Davide Van De Sfroos (1999)
In pavese e mantovano si dice invece mia:
…e po’ s’al gh à voia da laorar l’è mia pecà
…e poi se ha voglia di lavorare [non] è mica peccato!
Artemide in Al mort in d’larmari — giallo nostrano in dialetto mantovano di Augusto Morselli (1983)
- Setti, R. “Mica e manco: due avverbi dell’uso parlato e popolare” Accademia della Crusca. 30 Nov. 2006.
- “Mica” Sinonimi e Contrari Treccani.
- “Mica” Dizionario di Italiano Sabatini Colletti.
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