1 – John White trova la parola «Croatoan».
Il nome di Sir Walter Raleigh (a volte trascritto anche come “Ralegh”) forse a molti non dirà nulla ma occupa un posto tutto suo nella storia d’Inghilterra. Allo stesso tempo soldato, esploratore e poeta, era uno dei favoriti alla corte di Elisabetta I tanto da aver ottenuto dalla regina una patente reale per la colonizzazione del “Nuovo Mondo”. Quando Raleigh ottenne il via libera per un progetto di colonizzazione di quella che diventerà parte della “East Coast” degli Stati Uniti, ribattezzò la terra Virginia in onore della sua protettrice conosciuta anche come la “Regina Vergine”.[1] Raleigh inviò un primo gruppo di esploratori nel 1584 per una ricognizione del territorio, capeggiati da Arthur Barlowe e Philip Adamas, con il navigatore (e pirata) portoghese Simon Fernandes come pilota ed a bordo anche intellettuali come il pittore John White e il matematico Thomas Hariot. Le navi giunsero presso l’isola di Roanoke,[2] vicino all’attuale città di Manteo nella Carolina del Nord, ed entrarono in amichevole contatto con la popolazione di lingua algonquin tanto da portare con sé in Inghilterra due nativi: Wanchese dei Roanoac,[3] emissario del capo tribù Wingina (secondo alcuni è il suo nome ad aver in realtà ispirato il nome della colonia “Virginia”), e Manteo, figlio del capo femminile dei Croatoans.
Non tutti gli “indiani” erano però amichevoli, forse perché inaspriti dalla siccità e dalla carestia; infatti Amadas e Fernandes facendo una ricognizione presso quello che probabilmente era il lato nord di Albemarle Sound incontrarono anche nativi ostili. Tuttavia il rapporto degli inglesi, che decantava l’abbondanza di questa nuova terra, fu abbastanza favorevole da convincere Elisabetta I a sovvenzionare la colonizzazione della Virginia, nominando Walter Raleigh Lord e Governatore della Virginia: ciò rientrava in un più generale piano britannico volto a contrastare la Spagna, che prevedeva di stabilirsi sulle coste nordamericane in modo da fornire punti di approdo e rifornimento per le scorribande dei corsari come il noto Sir Francis Drake. Il 9 aprile del 1585, un secondo gruppo composto da seicento coloni, di cui la metà soldati, partì per l’isola di Roanoke per installarvi il primo insediamento, il secondo in assoluto nel Nord America dopo San Giovanni di Terranova fondato nel 1583 nell’attuale Canada.
Con al comando Sir Richard Grenville, cugino di Raleigh, e come secondo il colonnello Ralph Lane, a bordo della nave ammiraglia Tiger vi erano Simon Fernandes sempre come pilota, Amadas, Barlowe, Hariot, White e i due nativi americani Wanchese dei Roanoac e Manteo dei Croatoan. La spedizione approdò nel nuovo continente in ritardo per via di una tempesta al largo del Portogallo ed una errata manovra di Fernandes presso l’isola di Wococon (negli Outer Banks) a ottanta miglia a sud-ovest di Roanoke fece sì che gran parte del carico di viveri andò perduto e ai coloni non restò cibo che per venti giorni. Il 3 luglio Grenville inviò una piccola squadra a Dasemunkepeuc ad annunciare il proprio arrivo a Wingina, capo dei Roanoac: Wanchese ne approfittò per fuggire ed avvertire che dei coloni non ci si poteva fidare mentre Manteo continuò a essere un sostenitore dei coloni. Nel frattempo gli indiani iniziavano a farsi diffidenti perché collegarono alcuni fenomeni astronomici con il ritorno degli inglesi e il diffondersi di malattie a loro sconosciute. Grenville partì l’11 luglio per un’esplorazione di una settimana nella terraferma visitando diversi luoghi e tribù ma gli inglesi entrarono ben presto in conflitto con i nativi americani, con Amadas che bruciò un villaggio, dopo averlo evacuato, per il sospetto che avessero rubato una coppa dall’insediamento inglese. Poco tempo dopo Grenville tornò in Inghilterra lasciando centootto coloni sotto la guida di Lane e in attesa di una missione di soccorso per l’autunno che non arrivò.[4] In questo periodo Amadas, navigò per la baia di Chesapeake visitando Skicoak,la capitale degli indiani Chesapeake, ma con i coloni sempre più affamati e gli indiani sempre più preoccupati dalla loro violenza la situazione a Roanoke degenerò. Alla fine Lane, convinto che un attacco di Wingina –che nel frattempo aveva cambiato nome in Pemisapan– era ormai imminente, preferì giocare d’anticipo e attaccò i Roanoac il 1 giugno 1586. Pemisapan colpito da Amadas fuggì nel bosco ma un colono irlandese, Edward Nugent, gli diede la caccia e tornò con la sua testa mozzata. Gli indiani ancora divisi sul da farsi non reagirono immediatamente e l’8 giugno inaspettatamente una flotta di ventitré navi di Sir Francis Drake[5] arrivò a Roanoke. Drake promise di lasciare una nave come aiuto e sostegno ai coloni ma un uragano colpì l’isola rovinando la nave. Fu così che Lane decise di abbandonare Roanoke tornando con Drake in Inghilterra. La tanto agognata missione di soccorso di Grenville arrivò due settimane dopo l’evacuazione con sei navi e duecento coloni ma non trovando più nessuno; dopo un breve soggiorno di una quindicina di giorni Grenville salpò nuovamente per la madrepatria lasciando sul posto solo quindici soldati come presidio e con viveri sufficienti per un anno.
La notizia dell’abbandono di Roanoke da parte di Lane fece infuriare Sir Raleigh, cui la fortuna cominciava a voltare le spalle,[6] il quale volle organizzare una terza spedizione questa volta con a capo John White. Il piano della spedizione prevedeva l’istituzione della città di Raleigh sulla baia di Chesapeake. La nuova spedizione partì l’8 maggio 1587 con a bordo un centinaio di coloni[7] tra cui la famiglia di White, compresa la figlia Elinor e suo marito Ananias Dare, e arrivò a Roanoke il 22 luglio trovando solo le ossa di uno dei quindici soldati lasciati da Grenville l’anno prima. Fernandes, in questa occasione a bordo della nave Lion, e White ebbero dei contrasti che portarono i coloni a rimanere su Roanoke anziché dirigersi verso Chesapeake. Il 28 luglio il consigliere di White, George Howe, fu trovato morto trafitto da sedici frecce. Qualche giorno dopo White incontrò i Croatoans che lo informarono che la responsabilità dell’uccisione dei soldati di Grenville e poi di Howe era dei Roanokes di Wanchese. I Croatoans promisero di sostenere gli inglesi ad una condizione: un segno distintivo dato dagli inglesi agli indiani per identificarli come amici. Purtroppo la sorte aveva in serbo un triste equivoco: gli inglesi con l’aiuto di Manteo attaccarono Dasemunkepeuc convinti di trovarvi i Roanokes, per scoprire invece troppo tardi che il villaggio era stato da loro abbandonato e occupato dai Croatoans. L’incidente mise a dura prova Manteo che però rimase ancora un sostenitore degli inglesi. Il 18 agosto 1587 John White divenne nonno grazie a sua figlia che aveva dato alla luce la prima bambina inglese nata nel nuovo mondo: Virginia Dare.
Terminate le operazioni di sbarco il 27 agosto, White, cui era stato chiesto dai coloni di rappresentarli presso Raleigh per fare il punto sulla spedizione, salpò con Fernandes verso l’Inghilterra e fu l’ultima volta che vide la sua famiglia e i coloni di Roanoke. La guerra tra Inghilterra e Spagna ostacolò la navigazione e White riuscì a tornare a Roanoke solo nel 1590, a bordo di una nave corsara che l’avrebbe semplicemente accompagnato, senza quindi ulteriori coloni o rifornimenti. Quando finalmente giunse a Roanoke il 18 agosto 1590, nel giorno del terzo compleanno di sua nipote, non trovò nessuno. White trovò solo due scritte: «CROATOAN» scritto su un pilastro del fortino e «CRO» inciso su un albero. Tre anni prima White aveva concordato con i coloni che in caso avessero avuto la necessità di spostarsi avrebbero comunicato la destinazione in un determinato modo; se la necessità fosse dovuta a costrizione avrebbero segnato una croce sopra le lettere. Il fatto di non vedere incisa la croce sulle parole CROATOAN e CRO rincuorò un po’ White che era intenzionato a far visita all’isola di Manteo e dei Croatoans per cercare i coloni. Il ritorno della stagione degli uragani però impedì l’attuazione del piano e a White non restò che tornare in Inghilterra con i corsari, senza più riuscire a trovare i fondi necessari per tornare a cercare la sua famiglia. Nel 1608 il capitano John Smith della colonia di Jamestown, alla cui figura è ispirato il personaggio del celebre film Disney Pocahontas, tentò nuovamente delle ricerche[8] ma nessuno trovò mai i coloni di Roanoke che da allora è conosciuta come la “colonia perduta”.
Cosa ne è stato dei coloni di Raonoke? La maggioranza degli storici propende che i coloni o a causa di fame e malattia o perché attaccati si divisero in piccoli gruppi e si dispersero cercando riparo presso diverse tribù indiane: insieme infatti erano troppi e nessuna tribù avrebbe potuto sfamarli. Si sarebbero quindi diretti a sud verso Croatoan Island. Alcuni però tra cui James Horn, basandosi sulla Virginea Pars, la mappa disegnata da John White, sostengono che i coloni si siano spostati verso ovest lungo l’Albemarle Sound, per raggiungere la foce del fiume Chowan dove viveva una tribù amichevole che avrebbe adottato un parte dei coloni. In questa direzione va anche la ricerca di Malcolm LeCompte, della Elizabeth City State University del North Carolina, che con l’utilizzo di un georadar ha individuato nel sottosuolo resti di un insediamento indiano e di strutture riconducibili ai coloni. Lo storico David B. Quinn ipotizza invece che i coloni si incamminarono verso la baia di Chesapeake come da piano originario della spedizione. Altri sostengono che i coloni furono tutti uccisi dagli indiani come sostenuto nel Seicento da William Strachey, segretario della Colonia della Virginia nonché tra i primi storici di Jamestown, che attribuiva la responsabilità al capo dei Powhatan. L’antropologa ed etnostorica Lee Miller sostiene invece che la colonia di Roanoke sia stata sabotata: Sir Francis Walsingham, Segretario di Stato della regina Elisabetta I, avrebbe corrotto Simon Fernandes per far sì che la spedizione fallisse in modo da danneggiare Raleigh e impossessarsi della sua “patente”. Affamati e privi di risorse, i coloni si sarebbero quindi divisi in diverse direzioni e la gran parte ebbe la sfortuna di capitare in scontri tra tribù, finendosi così per essere fatti prigionieri e venduti, attraverso la rete commerciale dei nativi, in tutta la Carolina del Nord. La tesi del sabotaggio della Miller si basa sugli scritti di John White in cui accusa il pilota Simon Fernandes di aver fatto di tutto per far fallire la spedizione. Altri storici hanno liquidato le accuse di White come paranoia attribuendo a Simon Fernandes atteggiamenti ambigui per via della sua voglia di liberarsi della spedizione per tornare al saccheggio delle navi spagnole; Miller ribatte però che se era vero che Fernandes voleva tornare alla pirateria non si capisce perché, anziché accelerare la missione, fece di tutto per ritardare e ostacolare la spedizione dei coloni. Inoltre le scuse addotte da Fernandes e i suoi errori di navigazione ricorderebbero quelle di John Ravyn che nel 1517 sabotò una spedizione diretta a Terranova in Canada facendo incagliare la nave in Irlanda. Ciò non è però sufficiente a mettere d’accordo gli storici, alcuni dei quali obbiettano che un siffatto piano avrebbe richiesto un’astuzia e una precisione di esecuzione altamente improbabili e che complotti anche più semplici non solo non sono riusciti, ma sopratutto presto o tardi sono venuti a galla. In conclusione i pochi indizi a disposizione non permettono che di formulare delle ipotesi su come e perché un centinaio di persone siano scomparse nel nulla: il mistero della Lost Colony dopo quattrocento anni è ancora tutto da risolvere. ∎
Nella cultura popolare
La storia di Roanoke, oltre a sconcertare gli storici, ha colpito l’immaginario collettivo degli americani (e non solo) ed ispirato numerose opere di fantasia. Nel 1937 debuttò il musical Lost Colony, scritto da Paul Green ed ispirato ai fatti della colonia, che da allora viene ininterrottamente rappresentato (salvo una interruzione durante la seconda guerra mondiale) nel teatro all’aperto costruito sull’isola, il Waterside Teathre. Nel 1998 il film Legend of Two-Path racconta dell’arrivo dei coloni a Roanoke dal punto di vista dei nativi americani. Nel 2007 è la volta di altri due film: uno per il cinema, Roanoke: The Lost Colony (regia di Bertie Stephens) girato in gran parte sui luoghi reali delle vicende, ed uno destinato invece al piccolo schermo, Wraiths of Roanoke, che attribuisce alla vicenda cause soprannaturali. A sancirne l’ingresso nella cultura popolare americana sono però riferimenti e citazioni, che certo non mancano: come nel racconto di Harlan Hellison intitolato Croatoan, pubblicato nel 1975 sulla rivista The Magazine of Fantasy & Science Fiction, in cui il protagonista trova la scritta «Croatoan» incisa su una parete vicino ad un ingresso alle fogne di New York; oppure nel film per la TV La tempesta del secolo (Storm of the Century, USA 1999) scritto da Stephen King (la cui sceneggiatura è stata poi pubblicata anche in forma di romanzo omonimo) gli abitanti dell’isola immaginaria di Little Tall (la stessa isola di Dolores Claiborne, altro libro di King del 1993) sognano tutti la stessa cosa, un suicidio di massa avvenuto nel XVI secolo nella colonia Roanoke. La colonia perduta viene solo citata nel film statunitense Nella Mente Del Serial Killer (Mindhunter) del 2004, ispirato al thriller di Agatha Christie del 1939 Dieci piccoli indiani,[9] mentre il nono episodio della 2º stagione della serie TV thriller/fantasy Supernatural (2009) è intitolato Croatoan e l’intera storia è un riferimento ai fatti Roanoke: i fratelli Winchester indagano sulla diffusione di un misterioso virus di origine demoniaca (sic) detto appunto “Croatoan”, che trasforma gli abitanti della cittadina di Rivergrove, nell’Oregon, in zombie assassini (altro intramontabile mito del cinema americano). Nel film Vanishing On 7th Street (USA, 2010 – regia di Anthony Jaswinski) a scomparire sono invece gli abitanti di Detroit, rapiti da misteriose ombre che si muovono nel buio. All’inizio del film il proiezionista di un cinema, uno dei protagonisti, sta leggendo un libro sulla storia della colonia di Roanoke che in seguito racconta ai sopravvissuti rifugiatisi in un bar; anche qui la parola «Croatoan», trovata incisa su un cartello appeso ad un ponte, suggerisce l’esistenza di un legame con quanto accaduto alla colonia quattro secoli prima. Nell’11º episodio della prima stagione della serie American Horror Story (2011) la medium Billie Dean parla della colonia di Roanoke e pronuncia la parola «Croatoan»; nel 5º episodio della della prima stagione della serie Sleepy Hollow, intitolato John Doe[10] i protagonisti trovano un bambino fuggito da Roanoke e poi l’intera colonia perduta, che si rivela provenire da un tempo differente e finisce per lo scomparire di nuovo. Anche la popolare serie britannica Lovejoy prodotta dalla BBC contiene un riferimento a Roanoke: nel 14º episodio della 5ª serie (1993), intitolato appunto The Lost Colony, l’antiquario protagonista si imbatte in un caso di furto di oggetti appartenuti a sir Walter Raleigh.
Note
- [1]In onore dell’esploratore è stata battezzata l’attuale capitale della Carolina del Nord, Raleigh. La Carolina era parte della Colonia della Virginia, fu ribattezzata Carolina in onore di Carlo I, il sovrano decapitato durante la rivoluzione di Cromwell.↩
- [2]L’isola di Roanoke non va confusa con la città di Roanoke, che si trova in Virginia.↩
- [3]I Roanoac o Roanoke appartenevano al gruppo dei Secotan.↩
- [4]L’Inghilterra era impegnata nei Paesi Bassi.↩
- [5]A bordo vi era anche il futuro governatore della Virginia Sir Thomas Gates.↩
- [6]Raleigh alla fine cadde in sfortuna e fu imprigionato nella Torre di Londra, infine fu giustiziato sotto il regno di James I.↩
- [7]90 uomini, 17 donne e 11 bambini.↩
- [8]Prima della missione di Smith vi furono altre missioni di ricerca ma sempre senza esito.↩
- [9]Laura, Luisa e Morando Morandini, il Morandini 2009. Dizionario dei film, Bologna, Zanichelli, 2008, p. 987.↩
- [10]John Doe è un nome usato solitamente nel gergo giuridico statunitense per indicare un uomo la cui reale identità è sconosciuta o va mantenuta tale. Nell’edizione italiana è stato tradotto come Lo sconosciuto.↩
Bibliografia e fonti
- Quinn, David B. Set Fair for Roanoke: Voyages and Colonies 1584-1606. Chapel Hill: University of North Carolina Press, 1985.
- Horn, James P. P. A Kingdom Strange: The Brief and Tragic History of the Lost Colony of Roanoke. New York: Basic Books, 2010.
- Miller, Lee. Roanoke: Solving the Mystery of the Lost Colony. New York: Arcade Pub, 2012.
- Keiger, Dale. “Rethinking Roanoke.” Johns Hopkins Magazine. The Johns Hopkins University, Nov. 2001. Web. 24-10-2014.
- Wolfe, Brendan. “The Roanoke Colonies.” Encyclopedia Virginia. Virginia Foundation for the Humanities in partnership with Library of Virginia, 19 Apr. 2011. Web. 24-10-2014.
- Basu, Tanya. “Il mistero dei coloni perduti di Roanoke.” National Geographic. Gruppo Editoriale L’Espresso S.p.A, 10 Dec. 2013. Web. 24-10-2014.
- “Nella mappa il segreto della colonia perduta” La Repubblica. Gruppo Editoriale L’Espresso S.p.A, maggio 2012. Web. 24-10-2014.
Immagini
- Autore sconosciuto [PD].
- da Montgomery David H. The Beginner’s American History, p.22 [PD] (Commons).
- Incisione di W. Croome. Da Frost, John. The Pictorial History of the United States of America… Connecticut: Case, Tiffany & Co, 1846 (via Hatzigeorgiou, Karen J. U.S. History Images. 2011).
- da John White, 1585 map of the east coast of North America from the Chesapeake Bay to Cape Lookout, British Museum [PD] (Commons).
- Henry Howe, litografia (1876) da Craft, William A. Pioneers in the settlement of America: from Florida in 1510 to California in 1849 Boston: Published by Samuel Walker & Co, 1876 [PD] (Commons).
- Incisione da Ellis, Edward S. The History of Our Country: From the Discovery of America to the Present Time Philadelphia, Pa: History Co., 1899. (via Hatzigeorgiou, Karen J. U.S. History Images. 2011).
- © Walter Gresham, Roanoke Island 2008. Roanoke Island Historical Association (Commons).