Il libro fu pubblicato inizialmente con lo pseudonimo Reimerich Kinderlieb, che significa “rimatore amante dei bambini” (decisamente azzeccato), e intitolato Lustige Geschichten und drollige Bilder mit 15 schön kolorierten Tafeln für Kinder von 3–6 Jahren. Siccome era un po’ lungo, dalla terza edizione del 1958 si scelse di chiamarlo semplicemente Der Struwwelpeter (letteralmente “Peter dalla testa irsuta”): il titolo veniva dal soprannome del protagonista della prima filastrocca, un ragazzino il cui torto è di essere lurido e trasandato, avere unghie lunghe «mai tagliate» e per capigliatura «una foresta densa, sporca, puzzolente.»
Nella filastrocca Die Geschichte von den schwarzen Buben (la storia del moretto) c’è però anche una chiara morale antirazzista. Tre ragazzini si prendono gioco di un coetaneo di colore, ignorando i rimproveri del saggio “groβe Nikolas”, che nella traduzione italiana diventa il maestro Nicolò ma che in realtà è un riferimento al Sankt Nikolaus della tradizione germanica. Ma l’incazzoso Babbo Natale teutonico perde la pazienza e getta i tre bulli in un grande calamaio pieno di inchiostro nero, rendendoli così più neri della vittima dei loro scherni:
Du siehst sie hier, wie schwarz sie sind,
Viel schwärzer als das Mohrenkind!
Oh, come neri diventar costoro,
Assai più neri del leggiadro moro!
Se da una parte la punizione segue evidentemente la regola del contrappasso dantesco secondo i principi della pedagogia illuminista di Rousseau, dall’altra la commisurazione tra la gravità dell’atto compiuto e la durezza del castigo inflitto sembra essere invece del tutto casuale: abbiamo infatti almeno un paio di morti, un mutilato e un disperso, tutto per sciocchezze come succhiarsi i pollici o aprire l’ombrello quando c’è vento (Die Geschichte vom fliegenden Robert, la storia di Roberto che vola).
Il piccolo Friederich di Der Struwwelpeter e Alex DeLarge di A Clockwork Orange: la somiglianza tra i due è inquietante.
Poi c’è Frederich, un bambino sadico e stronzissimo che pratica l’ultraviolenza stile Arancia Meccanica: prima ammazza il canarino a sgabellate per poi prendere a bastonate anche la baby sitter. Ecco, lui no. Invece di essere centrato da un meteorite come ci si aspetterebbe, o immerso nel Flegetonte come avrebbe auspicato Dante, l’ornitoclasta Frederich se la cava inspiegabilmente con un banale morso di cane e qualche giorno a letto con una medicina amarissima, terapia per la violenza insensata del piccolo drugo come la “cura Ludovico” lo fu per Alex DeLarge. Anche qui abbiamo il contrappasso: il bambino che maltratta gli animali è sua volta punito da un animale, ma in confronto agli altri morti malissimo gli è andata comunque di lusso. E che dire di Philipp, che si dondola sulla sedia finendo per trascinare a terra la tovaglia apparecchiata e facendo schiattare la madre di infarto? Lui addirittura non viene nemmeno punito, il padre è troppo avvilito dal digiuno forzato per preoccuparsi anche di castigare il figlio. Forse, la penitenza del maldestro bambino sarà il senso di colpa a vita per essere stato tanto “sciagurato”. ∎
I pescatori con gli arpioni recuperano il copro di Hanns che galleggia nell’acqua a faccia in giù. Contrariamente all’apparenza, se la caverà.
Philipp si dondola sulla sedia fino a trascinare a terra la tovaglia e le vivande. La sua punizione sarà un pasto saltato.