La mummia di Praga

In Geografia insolita, Storia di Silvio DellʼAcqua

"Castello di Praga" di Philipp van der Bossche, 1606.

“Castello di Praga”, incisione di Philipp van der Bossche, 1606.

Nel 1583 Rodolfo II d’Asburgo trasferì la corte da Vienna a Praga, inaugurando l’età “rodolfina”: l’imperatore si rinchiuse nel castello sulla collina di Hradčany e si dedicò al collezionismo e alle arti, circondandosi di scienziati e filosofi come Keplero e Giordano Bruno, ma anche alle scienze occulte, attirando alchimisti e ciarlatani da tutta Europa, Italia compresa. All’epoca gli italiani a Praga non erano esattamente “brava gente”: quando andava bene erano truffatori di ogni fatta, ma spesso erano banditi pronti anche a uccidere su commissione. Tanto che le pistole, in lingua ceca (nel gergo della mala praghese dell’epoca), erano dette bambitky, dall’italiano “banditi”.  In Praga Magica (cap. 47), Ripellino racconta che uno in particolare di questi furfanti italiani divenne famoso, tanto che non è chiaro quanto delle sue gesta appartengano alla realtà o alla leggenda: l’astrologo Geronimo Scotta (o Scota), cagliostresco imbroglione, «protòtipo dei lestofanti italiani» approdati a Praga.
Rodolfo II del Sacro Romano Impero, ritratto del 1594 di Jospeh Heintz il Vecchio.

Rodolfo II del Sacro Romano Impero in un ritratto del 1594.



Astrolog, edizione del 1925

Astrolog, un’edizione del 1925.

Lo scrittore boemo Mikuláš Dačický (1555 — 1626) lo descrive come «un certo italiano abitante a Praga, [che] abbindolando e ingannando la gente, con stregonesca arte diabolica eseguiva le sue gherminèlle.» Fu tanto leggendario da diventare addirittura personaggio della letteratura boema ottocentesca: Ripellino cita ad esempio il gotico Pekla zplozenci (Progenie d’Inferno, 1862) di Josef Jiří Kolár, nel quale Scotta è negromante e cerusico, o Astrolog (1890–91) di Josef Svátek, nel quale è un truffaldino alchimista di corte entrato nelle grazie di Rodolfo II. Anche Svátek non esita a esprimere il suo disprezzo per lo stereotipo dell’italiano perfido e imbroglione, per la «diavolesca furbizia italiana», definendo Scotta «italiano malfído», «briccone italiano», «italiano fatuo», «avventuriere italiano» e così via.


A Scotta sono attribuiti ogni genere di imbrogli, tra i quali una curiosa truffa che, purtroppo per lui, non finì come pianificato. Si racconta infatti che Scotta, astrologo di corte, si accordò con un altro italiano (e chi se no?) per truffare nientemeno che l’imperatore Rodolfo II. Il suo complice era il mantovano Jacopo Strada, noto a Praga come Jakub de Strada, architetto ufficiale di corte ma anche antiquario: questi avrebbe fornito un sarcofago con una mummia di un presunto faraone egizio, che Scotta seppellì nei boschi di Brandýs sull’Elba. Il “piano” era chiamare Rodolfo II e disseppellirla dinnanzi a lui, per convincerlo che in Boemia fosse esistita una colonia egizia con tanto di necropoli. Il ciarlatano avrebbe potuto così rifilare all’imperatore, avido collezionista, reperti egitto-boemi di dubbia provenienza per le proprie Wunderkammer.

Quando però la mummia fu disseppellita sotto gli occhi stupiti del sovrano, dal sarcofago cadde fuori la bolla di spedizione. Dal documento si evinceva tra l’altro che il reperto era già stato venduto alle raccolte imperiali, dalle quali era stato evidentemente distolto. Rodolfo II, non certo noto per il suo senso dell’umorismo, si incazzò come un’alce e fece arrestare Scotta, che venne rinchiuso per tre anni nella prigione della Nuova Torre Bianca. Una volta scarcerato, si mise a fare l’unguentario spacciando lenitivi per gli acciacchi in una baracca di legno nella piazza del Malá Strana, la “Città Vecchia” di Praga.

La Città Vecchia, da <em>Brockhaus and Efron Jewish Encyclopedia</em> (1906—1913).

La Città Vecchia, da Brockhaus and Efron Jewish Encyclopedia (1906—1913).

L'autore

Silvio DellʼAcqua

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Fondatore, editore e webmaster di Lapůta. Cultore di storia della Croce Rossa Internazionale. Appassionato di ricci.