La minifigure di Leia “schiava”

In Dal mondo di Silvio DellʼAcqua

Secondo gli appassionati, la minifigure Lego più sexy (e più nuda) di sempre è quella raffigurante la principessa Leia Organa nel cosiddetto “slave outifit”, ossia il succinto costume metallico disegnato dalla costumista Aggie Rodgers, che nella trama del film le viene imposto dal gangster Jabba The Hutt durante la prigionia su Tatooine. Ne Il ritorno dello Jedi (1983), terzo film della trilogia originale, la principessa era stata catturata da Jabba mentre tentava di recuperare, insieme a Chewbecca e Luke Skywalker ed altri, il corpo di Han Solo ibernato nella carbonite negli eventi del film precedente (L’Impero colpisce ancora, 1980) e conservato dal criminale Hutt nella sua sala del trono. Catturata, Leia (Carrie Fisher) viene quindi incatenata ai piedi del trono di Jabba, costretta ad indossare la provocante mise. Ma alla prima occasione si ribella, e strangola Jabba con la stessa catena con la quale era stata legata. Questa la storia del film.

Leia Organa slave outfit

La principessa Leia Organa (Carrie Fisher) nel costume noto come “slave outfit”.

2003

Lego 4480 Jabba's Palace

Il “Palazzo di Jabba”, set 4480

Veniamo alla minifigure: nel 1999, in concomitanza con l’uscita nell’uscita nelle sale dell’Episodio I della nuova “trilogia prequel“, il gruppo LEGO strinse un accordo con la Lucasfilm per la produzione di una serie a tema Guerre Stellari, che rappresentò la prima partnership dell’azienda danese con altri franchise. Negli anni successivi produzione dei set di Star Wars avrebbe coperto retroattivamente l’intera trilogia originale, tra cui anche  — appunto — il film Il ritorno dello Jedi, che era stato ridistribuito nel 1997 come Episodio VI. Nel 2003 uscì il set del “Palazzo di Jabba” (nº 4480) che includeva Leia nell’outfit da “schiava”, con tanto di “collare” (rimovibile) e catena.


Leia “schiava” versione 2003 (sw0070), aka “yellow flesh” (YF)

Non solo quella di Leia “slave” fu la prima minifigure in bikini, ma con la schiena completamente nuda, l’ombelico in vista e uno slip minimale resta forse la più succinta mai prodotta ufficialmente. Inoltre — novità assoluta — vede rappresentati caratteri sessuali che vanno al di là dei classici tratti del viso e della pettinatura: la forma dei fianchi e quella del seno sono infatti esplicitamente disegnate. Nemmeno la serie “Paradisa” del 1993, ambientata in uno stucchevole villaggio balneare dai colori pastello (che pure conteneva svariate figure femminili in costume da bagno), aveva personaggi in “due pezzi” e non si sarebbe visto un altro bikini fino al 2011, con le Minifigures da collezione (la “hula dancer” con gonnellino rimovibile, contenuta nella serie 8830). E poi è Leia Organa, sogno erotico di ragazzini degli anni ’80 che ora sono adulti nerd collezionisti. Oggi nota presso i collezionisti come la versione “YF”, che sta per yellow flesh, questa del 2003 (codice sw0070) aveva però ancora la “pelle” della iconica tonalità gialla che caratterizza le minifigure sin dal 1978, colore volutamente neutro per non rappresentare nessuna etnicità particolare, lasciando questa scelta alla fantasia del bambino. Questo dettaglio sarebbe stato corretto con la versione successiva.

2006

leia slave light flesh

Leia “schiava” versione 2006 (sw0085), aka “light flesh”

Di Leia “slave” ne esistono infatti tre versioni. La seconda, la sw0085, arrivò nel 2006 con l’uscita di un nuovo set, la nave volante di Jabba (set nº 6210), quella con cui il lumacone-gangster stava per buttare Luke Skywalker nella bocca del terribile sarlacc. Questo nuovo set contiene ancora Leila prigioniera, sostanzialmente identica alla prima ma con la “pelle”, anziché gialla, di un più realistico incarnato (colore nº 283 “light flesh”) che sicuramente le dona. Nel frattempo, a partire dalla serie Basketball del 2003, l’azienda danese aveva iniziato a produrre minifigure di colore diverso dal giallo: questo perché — spiega — «con l’arrivo di prodotti sotto licenza come LEGO® Star Wars™ e LEGO® Harry Potter™ i  personaggi hanno cominciato ad avere un ruolo ben definito» e potevano quindi essere caratterizzati ricevendo un colore della pelle realistico. L’acconciatura però non è ancora molto accurata: anziché svilupparne una ad hoc, infatti, fu utilizzata la coda di cavallo x104 già presente in numerosi set sin 1992, una coda liscia, piuttosto corta e nel colore reddish brown (88). Ma Carrie Fischer nel film porta una treccia nera, non rossiccia, e con un fermacoda dorato. Di questa Leia “light flesh” nel 2007 fu realizzata anche la versione portachiavi (851938) e nel 2009 quella magnete-da-frigo, inclusa nel set di magneti 852552 insieme a Boba Fett e a una guardia reale.
Leia slave back

Vista da dietro, Leia schiava è praticamente nuda.



2013

Leia "redesigned" 2013

Leia “schiava” 2013 (sw0485), aka “redesigned”

Ma Leia sarebbe tornata, ancora più accurata e attraente. Nel 2013 uscì infatti il nuovo set 50207, una riedizione della nave volante di Jabba contenente una nuova versione di Leia “schiava”, la sw0485 che i collezionisti chiamano “redesigned”. Nonostante la situazione, Leia sfoggia un sorriso più convinto rispetto alle edizioni precedenti, nella quali sembra invece atterrita. A dire la verità le espressioni sono due, perché girando il mattoncino-testa di 180° può mostrare anche la faccia incazzata, forse più consona tanto a una principessa tenuta in catene quanto a una guerriera che sta per strangolare il suo carceriere. La grafica ridisegnata presenta anche fianchi più sinuosi e i legacci del costume sulla schiena, che nelle versioni precedenti appariva invece total nude. Finalmente, è fornita di una nuova acconciatura specifica (codice 13198pb01) che riproduce esattamente quella di Carrie Fisher nel film: capelli neri, una lunga treccia e gli ornamenti metallici color oro.

Leia slave "redesigned"

La nuova acconciatura della versione “redesigned” è più fedele al film; la schiena presenta questa volta i legacci del costume, assenti sulle precedenti.


leia slave torso

Confronto tra il décolleté della versione 2006 (a sinistra) e della versione “redesigned” (a destra): la mastoplastica riduttiva è evidente.

Ma la nuova “minifig” sembra aver subito anche una importante riduzione del seno: il décolleté così generosamente disegnato sulle versioni precedenti è eufemisticamente sostituito dal piccolo segno a “v” dell’articolazione sterno-clavicolare; anche la parte superiore del costume è ridisegnata in modo da non lasciare intendere alcuna rotondità.

Leia in catene in una scena di "Il Ritorno dello Jedi" (1983)

Leia in catene in una scena di Il Ritorno dello Jedi (1983).

Come sarà la prossima? Forse non vedremo mai una quarta versione: dal 2012 il marchio Star Wars è di proprietà Disney che da sempre si rivolge ad un pubblico di famiglie. Si diffondono così voci che Disney voglia rimuovere da tutto il merchandising (Lego compreso) l’outfit di Leila schiava, perché considerato troppo sexy e quindi non in linea con l’immagine dell’azienda.
Ma forse il motivo non è così banale: se così fosse, infatti, andrebbero forse riviste anche Jasmine di Alladin e Ariel, la Sirenetta. Il fatto è che il tema di fondo dell’avventura su Tatooine è la storia d’amore di Han e Leia: prima che lui venga ibernato, ne L’impero colpisce ancora (1980) lei le confessa i suoi sentimenti. È per salvare il suo uomo che Leia viene catturata ed incatenata, che da eroina ribelle è costretta a diventare un giocattolo sessuale. Cosa si è disposti a fare, per amore? Anche essere imprigionata e rischiare la vita. Anche ribellarsi e sconfiggere il mostro. Tutto bellissimo, ma oggettivamente Star Wars ha un approccio un po’ maldestro e sessita a questo tema, che viene ridotto — scrive N. Berlatsky su The Guardian[1] — a «una cacofonia di feticci»: la sequenza di Jabba è una fantasia da harem orientale, un sogno pruriginoso di esotismo e catene, di sottomissione e oggettizzazione della donna. Tutto questo gettato in mezzo ad una storia molto apprezzata dai bambini. Carrie Fisher stessa dirà alla giovane Daisy Ridley, che si accingeva a diventare la nuova eroina femminile ne Il risveglio della Forza (2015): «Non essere schiava come lo sono stata io. Continuerai a combattere contro quel costume da schiava.» È probabilmente questo, e non un semplice abito troppo succinto, il motivo per cui la Disney ha deciso di tirarsi indietro sul tema di Leia “schiava”.

  1. [1]Berlatsky, Noah “The ‘slave Leia’ controversy is about more than objectificationThe Guardian, 5 Nov. 2015. Web.
L'autore

Silvio DellʼAcqua

Facebook Twitter

Fondatore, editore e webmaster di Lapůta. Cultore di storia della Croce Rossa Internazionale. Appassionato di ricci.