La ferrovia del Re Sole a Marly, da Picture Magazine (1894).

La ferrovia del Re Sole

In Dal mondo di Silvio DellʼAcqua

Château de Marly, dipinto di Pierre-Dennis Martin, 1725.

Il castello di Marly in tutta la sua sobrietà, in un dipinto del 1725 di Pierre Denis-Martin.

La residenza reale di Marly, nell’attuale comune di Marly-Le-Roy, fu fatta costruire da Luigi XIV come residenza privata tra i boschi, una mini-Versailles più piccola e raccolta per sfuggire alle pressioni e ai rigidi protocolli della sfarzosa reggia. Nel 1894 la rivista britannica Picture Magazine riportò una stampa datata 1714, raffigurante una “ferrovia privata”che sarebbe costruita per ordine del Re Sole proprio qui, nel parco di Marly. Una sfarzosa vettura simile ad una slitta, spinta dalla forza delle braccia della servitù, portava la famiglia reale e alcuni fortunati cortigiani a spasso per il parco. Nella stampa si vede chiaramente anche una piattaforma girevole con cui il veicolo poteva cambiare direzione.

La ferrovia del Re Sole a Marly, da Picture Magazine (1894).

Questa immagine ha un certo fascino clockpunk, sembra cioè venire da quel filone letterario fantastico e ucronico che immagina un mondo “cristallizzato” in un periodo precedente all’invenzione della macchina a vapore di Watt (1765), un mondo dall’estetica barocca dove la tecnologia si sarebbe evoluta intorno a macchine idrauliche, motori a molla e sofisticati meccanismi d’orologeria: in pratica, lo steampunk senza il vapore. Il Re Sole che viaggia per il parco della reggia Marly su una ferrovia a propulsione servìle e dotata di piattaforme girevoli, è l’apoteosi del clockpunk.

Carrelli su rotaie di legno esistevano già nelle miniere di carbone sin dal ‘500 (ne parla il De re metallica nel 1566) e già tra il ‘600 e il ‘700 si stavano diffondendo nelle isole britanniche le wagonways, prime forme di ferrovie di superficie a trazione animale, utilizzate per il trasporto del carbone estratto fino al porto più vicino. Le piattaforme girevoli sarebbero comparse nelle miniere inglesi nel corso del ‘700, per consentire il cambio di direzione dei carrelli, in quanto il deviatoio moderno (quello comunemente chiamato “scambio”) sarebbe stato inventato solo nel 1832 dall’ingegnere britannico Charles Fox. Ma si tratta di sistemi per lo più relegati all’ambito minerario, un po’ fuori contesto nel parco di una reggia agli inizi del ‘700. Si dovrà attendere la fine del secolo per vedere il primi trasporti di persone su rotaie con i tram a cavalli; se poi si considera che quella del Re Sole sarebbe una pleasure railway, cioè una ferrovia costruita solo per divertimento, allora bisogna arrivare all’800 per vedere qualcosa di analogo.

Pur non essendo totalmente incompatibile con la cronistoria dell’evoluzione ferroviaria, lo chemin de fer du Roi Soleil sembrerebbe essere quindi molto in anticipo sui tempi. Forse troppo. Oggi il palazzo di Marly è stato completamente smantellato e non rimane quasi più nulla. Mentre però esistono testimonianze di macchine idrauliche e giochi d’acqua nel parco del palazzo, non sembrano invece essercene di questa innovativa attrazione che difficilmente sarebbe passata inosservata all’epoca tra i fortunati ospiti di Marly. Lo storico delle ferrovie J. R.Day nel suo Unusual Raiways (1957) scrive che l’unica menzione è proprio in questa illustrazione, datata 1714 ma riportata da Picture Magazine quasi due secoli dopo, e che comunque «non ci sono prove che la data o la stampa siano autentiche.» All’epoca della pubblicazione — fine ‘800 — le ferrovie erano già piuttosto diffuse (era quindi facile immaginarsele) e la moda europea stava vivendo una fase di revival barocco. È quindi probabile che si tratti di un falso: forse una invenzione di fin de siécle scaturita da un immaginario romantico e mitizzato dell’Ancien Régime — un clockpunk ante litteram; oppure una burla satirica poi scambiata per vera (come quella degli abitanti lunari pubblicata dal The Sun di New York nel 1835).

L'autore

Silvio DellʼAcqua

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Fondatore, editore e webmaster di Lapůta. Cultore di storia della Croce Rossa Internazionale. Appassionato di ricci.