Il presidente durante una partia di Golf, 1973

Il presidente che non fu mai eletto: Ford, la Cina e il commercio mondiale

In Geopolitica, Personaggi, Storia di Luca Marini

Il presidente durante una partita di golf, 1975


1 – Mackinac Island, 1975.

Questa storia ha a che fare con gli Stati Uniti d’America e con la Cina. Anzi con entrambe le “Cina”: la Repubblica di Cina (o Cina Nazionalista o Taiwan o Formosa, che fino alla fine degli anni Novanta era la più nota nell’Occidente industrializzato) e quella che oggi tutti conoscono, la Repubblica popolare di Cina.
La storia comincia con un presidente degli Stati Uniti d’America che non fu eletto alla sua carica, perché, da vice presidente, subentrò al presidente dimissionario. E fin qui nulla di strano, non si tratta dell’unico caso nella storia statunitense. Strano è, invece, che quel presidente non fosse stato eletto nemmeno alla carica di vice presidente, perché era subentrato ad un vice presidente dimissionario: nel suo caso si applicò per la prima (e ad oggi unica) volta il 25º emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, approvato nel febbraio 1967, che permette al presidente in carica di nominare, con l’approvazione di entrambi i rami del Congresso, un nuovo vice presidente al posto di quello venuto meno per morte o dimissioni[1].
mappa Taiwan e Cina

2 – Taiwan (Formosa) e la Cina in una mappa dal World Factbook 1982 della CIA.



Oltre ad essere stato l’unico nella storia statunitense ad assumere le funzioni di vice presidente e di presidente senza essere stato eletto né all’una né all’altra carica, il nostro personaggio, di cui tra poco dirò il nome, detiene altri due primati, in fondo antitetici: è stato il presidente con il mandato più breve nella storia statunitense (solo 895 giorni), se si eccettuano i presidenti deceduti o assassinati nel corso del mandato[2]; ed è stato uno tra i presidenti più longevi nella storia statunitense, essendo morto all’età di 93 anni e 165 giorni[3]. Se non altro, la sua longevità è servita a sfatare i pettegolezzi circa il suo reale stato di salute, motivati in parte da clamorosi incidenti in pubblico (è rimasta celebre la caduta, rovinosa, dalla scaletta dell’Air Force One all’aeroporto di Salisburgo nel giugno 1975) ed in parte da una feroce battuta coniata sul suo conto da un ex presidente statunitense[4].

Il presidente in questione era Gerald Ford Jr., nato Leslie Lynch King Jr. (1913-2006), presidente degli Stati Uniti d’America dal 9 agosto 1974 al 20 gennaio 1977. Scelto nell’ottobre 1973 dal presidente Richard Nixon come vice presidente, in seguito alle dimissioni presentate da Spiro Agnew (travolto da accuse di evasione fiscale), Ford succederà a Nixon pochi mesi dopo, quando anche quest’ultimo si dimetterà, dopo il famoso scandalo Watergate (su Agnew e sul Watergate torneremo tra poco).

I critici hanno contestato a Ford, in generale, l’assenza di qualsivoglia carisma e, in particolare, il “Presidential Pardon” concesso a Nixon: tanto grave è stata questa seconda responsabilità, almeno agli occhi degli americani, che Ford è ricordato non già come il presidente che, forse più di altri, ha contribuito a rallentare la Guerra Fredda firmando nell’agosto 1975 gli Accordi di Helsinki (a conclusione della Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa), ma semplicemente come “the man who pardoned Nixon”.Forse un po’ poco per indicare “il presidente che non fu mai eletto”[5] e senz’altro troppo poco se si considera che durante l’amministrazione Ford, terminata poco più di quarant’anni fa, sono avvenuti fatti che hanno mutato radicalmente il corso delle relazioni internazionali. Vediamo quali.

Firma degli accordi di Helsinki, 1975

3 – Helsinki (Finlandia), 1 agosto 1975: firma degli accordi che gettarono le basi per la futura creazione dell’OSCE. Da sinistra verso destra: Helmut Schmidt, cancelliere federale della Germania, Erich Honecker, segreterio generale del SED per la Repubblica Democratica Tedesca (Germania Est), Gerald Ford, presidente degli Stati Uniti d’America, Bruno Kreisky, cancelliere dell’Austria (Bundesarchiv).

Nell’agosto 1974, quando Ford succede a Nixon alla presidenza, gli Stati Uniti sono ancora impantanati nella guerra del Vietnam: ne avranno ancora per poco, fino all’ultima e decisiva offensiva (la “campagna di Ho Chi Minh”) condotta nella primavera del 1975 dall’esercito regolare del Vietnam del Nord e dai componenti delle Forze armate popolari di liberazione del Vietnam del Sud (i vietcong). Tanto per intenderci, l’immagine-icona della sconfitta statunitense (l’elicottero dell’Air America[6] che abbandona precipitosamente il tetto dell’ambasciata USA di Saigon, poco prima che la città cada nelle mani dei vietcong) è del 29 aprile 1975: Ford è presidente da 8 mesi[7].

4 – U.S. Marines durante l’evacuazione di Phnom Penh (Vietnam) il 12 aprile 1975, operazione “Eagle Pull”.

Una manciata di paralleli più a Est, qualcos’altro di importante accadeva nell’aprile 1975: il 5 di quel mese, poche settimane prima della caduta di Saigon, moriva a Taipei, la capitale della Repubblica di Cina, il Generalissimo Chiang Kai-shek. “Guardiano della Cina” nel corso della seconda guerra sino-giapponese (1937-1945) e della seconda guerra mondiale, uno dei tre grandi capi alleati (i “Big Three”) che avrebbe deciso gli assetti post-bellici dell’Estremo Oriente alla Conferenza del Cairo del novembre 1943, Chiang Kai-shek fu anche l’uomo che, sconfitto nel dicembre 1949 dai comunisti di Mao Zedong al termine di una sanguinosa guerra civile, si sarebbe rifugiato a Taiwan/Formosa e avrebbe rivendicato da quella piccola isoletta, per il resto della vita, la sovranità sull’intera Cina continentale[8].

5 – Vietnam, 30 aprile 1975: un blindato vietcong prende posizione di fronte al palazzo presidenziale del regime militare filoamericano a Saigon (aka Hố Chí Minh) nel giorno, passato alla storia come la “caduta di Saigon”, del caotico abbandono della città da parte degli Stati Uniti. (AFP/Getty Images)

Prima di morire, Chiang Kai-shek sarà costretto a subire un’altra cocente delusione, quando, nel 1971, assisterà alla successione della Repubblica Popolare di Cina (la Cina comunista di Mao) nel seggio permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU assegnato nel 1945 alla “sua” Cina (la Repubblica di Cina) in riconoscimento del contributo da questa fornito allo sforzo bellico alleato contro il Giappone. È vero che verso la successione in parola si indirizzavano gli auspici di buona parte dei membri dell’ONU nati dal processo di decolonizzazione; è vero che i dissidi russo-cinesi sorti durante e dopo la guerra di Corea lasciavano intravedere un miglioramento delle relazioni tra l’Occidente e Pechino; è vero che la questione fu decisa, grazie ad un escamotage procedurale, dall’Assemblea generale e non dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dove Taipei avrebbe potuto far valere il suo potere di veto proprio in qualità di membro permanente; è vero che la successione tra le due Cina avvenne, di fatto, durante il mandato del Presidente Nixon; ma se anche tutto ciò è vero, vale comunque la pena di chiedersi se le ragioni strategiche di questa successione non siano state altre e quale ruolo abbia giocato in proposito l’amministrazione Ford.

6 – Conferenza del Cairo, 1943: in prima fila seduti, da sinistra: il “Generalissimo” Chiang Kai-shek (Cina), Franklin D. Roosevelt (presidente U.S.A.) e Winston Churchill (primo ministro britannico) con i rispettivi “staff”.

In questo senso occorre ricordare che personaggio di rilievo dell’amministrazione del poco carismatico presidente Ford era il vice presidente Nelson Rockefeller (1908-1979), uomo dal multiforme ingegno politico e dai molteplici interessi finanziari[9], oltreché fratello di quel David (morto nel marzo 2017 a 101 anni) famoso per essere stato un influente banchiere e, soprattutto, il fondatore del Gruppo Bilderberg e della Commissione Trilaterale. Il Gruppo Bilderberg, creato nel 1954 all’indomani della fine della segregazione razziale nelle scuole americane, dell’ascesa al potere dell’anticolonialista e panarabista Gamal Nasser, della sconfitta francese a Dien Bien Phu, è il più importante think tank sull’economia e la finanza globali; la Commissione Trilaterale, creata nel 1973 all’indomani della vittoria del socialista Salvador Allende in Perù, dell’abolizione della monarchia in Grecia e della firma degli Accordi di pace di Parigi sulla guerra in Vietnam, ha lo scopo dichiarato di rafforzare i rapporti tra Nord America, Europa occidentale e Estremo Oriente.

Il presidente Ford (a destra) con il vice presidente Rockfeller (al centro) e il segretario di stato Kissinger nello studio ovale della Casa Bianca, mentre discutono dell'evacuazione di Saigon il 28 aprile del 1975.

7 – Il presidente Ford (a destra) con il vice presidente Nelson A. Rockfeller (al centro) e il segretario di stato Henry A. Kissinger (a sinistra) nello studio ovale della Casa Bianca, mentre discutono dell’evacuazione di Saigon il 28 aprile del 1975.

Come noto, tanto il Gruppo Bilderberg quanto la Commissione Trilaterale formano da tempo oggetto di critiche più o meno accese e, addirittura, dell’accusa di voler instaurare un nuovo ordine mondiale volto ad acquisire il dominio sull’intero pianeta.[10] Complotti e complottismi a parte, è però singolare la successione temporale degli eventi. David Rockfeller promuove la costituzione della Trilaterale il 23 giugno 1973, proprio nel pieno degli scandali politici che travolgono l’amministrazione del Presidente Nixon: infatti, l’apertura dell’inchiesta sul caso Watergate (a seguito delle rivelazioni di Bob Woodward e Carl Bernstein, due giornalisti del Washington Post) è del 18 maggio, mentre le dimissioni del vice presidente Spiro Agnew, che spianano la strada alla carriera di Ford, sono del 10 ottobre. Singolare coincidenza, appunto, a meno di non voler maliziosamente ritenere che la caduta e la successione di Nixon fossero, in realtà, preordinate: ciò che getterebbe una nuova luce non solo sull’effettivo ruolo giocato dai media in quell’occasione, ma anche e soprattutto sui reali obiettivi del Watergate.

Hotel de Bilderberg

8 – Hotel de Bilderberg a Oosterbeek (Paesi Bassi), da cui il nome del “Gruppo Bilderberg”, sede della prima conferenza Bilderberg del 1954.

In ogni caso, l’impegno ed i risultati raggiunti da David Rockefeller nel corso della sua lunga vita si inseriscono concretamente nel solco tracciato da un’altra amministrazione statunitense detentrice di un primato ad oggi imbattuto: quello della longevità politica e gestionale. Il riferimento è all’amministrazione di Franklin Delano Roosevelt (1882-1945), rimasta in carica – caso unico nella storia statunitense – per quattro mandati consecutivi, dal 1933 al 1945. È proprio a Roosevelt, infatti, che deve farsi risalire quella visione strategica del ruolo internazionale degli Stati Uniti che darà avvio al processo di istituzionalizzazione della finanza mondiale e di liberalizzazione degli scambi commerciali che condurrà – mentre in Europa e nel Pacifico ancora infuriava la guerra – alla firma degli accordi di Bretton Wood del luglio 1944 (istitutivi della World Bank e dell’International Monetary Found) e, pur con i ritardi dovuti alla morte improvvisa dello stesso Roosevelt, alla firma del General Agreement on Tariffs and Trade (Gatt) dell’ottobre 1947.

Ai risultati raggiunti o auspicati da Roosevelt, che negli anni Settanta erano ancora in via di consolidamento, Rockfeller aggiunge la sua Trilaterale, finalizzata a esportare su scala planetaria l’American Way of Life sulla scorta dell’insegnamento appreso dall’establishment statunitense grazie alla sconfitta in Vietnam. E cioè che la più efficace e vantaggiosa forma di controllo è quella esercitata non mediante la forza e la coercizione (l’hard power), ma mediante la persuasione e la condivisione (il soft power): dei gusti, delle mode, delle abitudini, delle tendenze, dei costumi, delle opinioni, della conoscenza, della cultura e dei valori[11].

famiglia in automobile, manifesto del 1937.

9 – «I più elevati standard di vita al mondo»: l’American Way of Life in un manifesto del 1937 realizzato da Arthur Rothstein per American Manufacturer’s Association.

In altre parole, e icasticamente, McDonald’s può rivelarsi più potente, e pericoloso, di un missile nucleare, soprattutto se il bersaglio è costituito da un mercato di 1 miliardo e mezzo di potenziali consumatori, come quello della Repubblica popolare di Cina, a fronte dei 23 milioni della Repubblica di Cina: ciò che, da solo, basterebbe a spiegare le ragioni della successione di Pechino a Taipei nel seggio permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU, avvenuta nel novembre 1976, come si è detto, senza che gli Stati Uniti di Gerald Ford (che di lì a due mesi sarebbe definitivamente uscito dalla scena politica) muovessero un dito per impedirla.

Jimmy Carter presiede l'incontro della Commissione Trilaterale alla Casa Bianca il 12 giugno 1978.

10 – Il presidente U.S.A. Jimmy Carter al meeting della Commissione Trilaterale alla Casa Bianca il 12 giugno 1978.

Liberismo commerciale, governance della finanza e soft power “democratico”: la miscela ideale per favorire la globalizzazione degli stili di vita, che dalla fine degli anni Ottanta si estenderà anche ai paesi dell’Est e poi alla Russia, complice l’improvvisa estinzione dell’URSS nel dicembre 1991 e, con essa, il crollo dei modelli di sviluppo “pianificati” o comunque alternativi a quello capitalistico. Sarà proprio l’estinzione dell’URSS a spianare la strada all’adozione, nell’aprile 1994, dell’accordo di Marrakesh, che prese il posto dell’accordo Gatt e istituì la World Trade Organization (WTO). Alla WTO la Repubblica popolare di Cina aderirà pochi anni dopo, nel dicembre 2001: da questo momento i mercati mondiali saranno inondati da “prodotti cinesi” ed il corso della storia economica sarà profondamente modificato.[12]

Conferenza del WTO a Ginevra

11 – Conferenza del WTO a Ginevra, 18 maggio 1998 (© WTO).

A questo punto è lecito chiedersi quanto le idee ed i programmi di David Rockfeller, fratello del vice presidente Nelson e fondatore della Trilaterale, possano avere influenzato l’amministrazione Ford. Molto o poco che sia, è però assai probabile che quelle idee e quei programmi abbiano influenzato in misura maggiore le amministrazioni successive, da Jimmy Carter (presidente dal 1977 al 1981), che sconfisse Gerald Ford al termine del suo breve mandato, a George H. W. Bush (presidente dal 1989 al 1983) a Bill Clinton (presidente dal 1993 al 2001), quest’ultimo in carica al momento della firma dell’accordo istitutivo della WTO. Perché? Perché tutti e tre, Carter-Bush-Clinton, erano componenti della Trilaterale. Ma anche questa può essere solo una coincidenza: e infatti al momento dell’ingresso della Repubblica popolare di Cina nel WTO il presidente degli Stati Uniti non era un componente della Trilaterale, ma soltanto il figlio di un suo componente (George H. Bush, presidente dal 2001 al 2009)[13].

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Note

  1. [1]Laddove, prima dell’entrata in vigore del 25o emendamento, la carica di vice presidente restava vacante fino alle successive elezioni presidenziali.
  2. [2]Il primato della presidenza più breve, altrimenti, spetterebbe a William Henry Harrison (1773-1841), morto per cause naturali 31 giorni dopo il suo insediamento.
  3. [3]Insieme a George W. Bush (12 giugno 1924-30 novembre 2018) e a Jimmy Carter, che attualmente (2021), detiene il primato di longevità tra gli ex presidenti (essendo nato il 1o ottobre 1924).
  4. [4]La battuta in questione, pronunciata dall’ex presidente Lyndon B. Johnson (1908-1973, in carica dal 1963 al 1969), era “Ford non è capace di camminare e masticare una gomma contemporaneamente”, anche se in realtà Johnson avrebbe detto “Ford non è capace di scoreggiare e masticare una gomma contemporaneamente”.
  5. [5]Volendo parafrasare il titolo del film inglese del 1956, “L’uomo che non è mai esistito” (di Ronald Neame, con Clifton Webb), relativo all’operazione Mincemeat (“carne trita”). Con questa operazione i servizi segreti alleati convinsero quelli tedeschi che lo sbarco in Sicilia (10 luglio 1943, operazione Husky) sarebbe stato solo un diversivo per mascherare gli obiettivi della vera invasione (Grecia e  Sardegna). Allo scopo, il cadavere di un (falso) ufficiale inglese venne abbandonato al largo delle coste spagnole affinché i (falsi) documenti in suo possesso finissero, come in effetti finirono, in mano agli informatori dello spionaggio tedesco in Spagna. All’organizzazione dell’operazione partecipò un ufficiale del servizio segreto della Marina britannica che dopo la guerra diventerà un celeberrimo scrittore di romanzi di spionaggio: Ian Fleming, il creatore di James Bond.
  6. [6]Compagnia aerea statunitense più o meno segretamente controllata dalla CIA ed incaricata di svolgere, tra il 1950 ed il 1976, compiti di supporto alle operazioni militari condotte dagli USA nel Sud-Est asiatico.
  7. [7]Ford annunciò ufficialmente la fine della guerra del Vietnam il 23 aprile 1975, ma, a quella data, molti americani, tra cui lo stesso ambasciatore, dovevano ancora abbandonare Saigon. Il 29 aprile l’aeroporto di questa città venne bombardato dai vietcong e l’evacuazione proseguì dall’ambasciata USA: in 19 ore, con l’operazione Frequent Wind, 1.373 americani e 5.595 vietnamiti furono prelevati e trasferiti mediante elicotteri.
  8. [8]Grazie anche al sostegno politico e militare assicurato dagli Stati Uniti, come dimostreranno le crisi dello stretto di Formosa del 1954 e del 1958.
  9. [9]Fondatore, tra le tante cose, della società per azioni Supermarkets italiani, che controlla la più nota Esselunga.
  10. [10]In questo senso può ricordarsi che uno dei primi risultati conseguiti dalla Trilaterale è stata l’adozione, nel 1975, di un imponente rapporto intitolato The Crisis of Democracy, curato dal sociologo francese Michel Crozier, dal politologo statunitense Samuel P. Huntington e dal sociologo giapponese Joji Watanuki. Il rapporto, in cui si legge tra l’altro che le moderne democrazie industriali hanno bisogno di «a greater degree of moderation in democracy», ha formato oggetto di ampie critiche trasversali, per un esempio delle quali si rimanda a N. Chomsky, The Carter Administration: Myth and Reality, 1981, in https://chomsky.info/priorities01/.
  11. [11]Come noto, l’espressione in questione (soft power) è stata coniata dal politilogo statunitense Joseph Nye, che ne ha esposto i fondamenti essenziali in un volume del 1972 intitolato Transnational Relations and World Politics (pubblicato con Robert Kehoane, Harvard University Press).
  12. [12]Basti pensare che, in precedenza, gli unici “prodotti cinesi” reperibili sui mercati europei (taluni di essi oggi ricercati da schiere di avidi collezionisti) erano i prodotti “Made in Taiwan”.
  13. [13]Incidentalmente va ricordato che anche il massimo teorico del soft power, quel Joseph Nye citato alla nota 11, (che durante l’amministrazione Clinton è stato Assistant Secretary of Defense for International Security Affairs, e cioè il principale consigliere in materia di sicurezza internazionale del Governo statunitense), è un componente della Trilaterale, di cui presiede la sezione nordamericana

Immagini

  1. Il presidente Ford mentre gioca a golf durante un soggiorno a Mackinac Island nel Michigan, 13 luglio 1975 [PD] National Archives.
  2. da The World Factbook, 1982. Central Intelligence Agency [PD] Commons.
  3. AD–NZB/Horst Strum, Helsinki 1 Ago. 1975 [CC BY–SA 3.0Bundesarchiv, Bild 183-P0801-026.
  4. U.S. Navy, 12 Apr. 1975 [PD] Department of Defense/Commons.
  5. 30 aprile, 1975, Saigon (© AFP/Getty Images).
  6. 1943, Il Cairo (Egitto),  [PD] National Archives (NARA) 292624/Commons.
  7. David Hume Kennerly, 28 aprile 1975 Washington DC [PD] Gerald. R Ford. Presidential Library and Museum.
  8. M.M.Minderhoud, 2007 [CC BY—SA 4.0] Commons.
  9. 1937, manifesto di Arthur Rothstein per American Manufacturer’s Association
  10. White House Staff Photographers [PD] National Archives (NARA) 179812/Commons.
  11. © WTO, Genevra, William Rappard Center, 18 maggio 1998  [CC BY—SA 2.0] Commons.

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Luca Marini