Recensioni
Niente sfoggio di erudizione su tecniche ed armamenti, niente improbabili atti eroici, ma soprattutto niente nemici: niente di tutto ciò che si trova nel prodotto ormai (e sin dai tempi degli eventi in questione) standardizzato della narrativa di guerra. Il romanzo ci racconta, nel contesto delle Ardenne del’44, storie di uomini che si combattono perché gli ordini e le circostanze lo impongono, che stringono una sorta di amicizia quando feriti e disarmati si trovano fianco a fianco in un ospedale di fortuna, per poi ritornare a combattere, uomini che hanno paura, che sono feriti, che soffrono, che vogliono tornare a casa ma che possono anche morire. Scritto su una solida struttura di profonda conoscenza della storia e della cultura di entrambe le parti contraenti (Germania nazista ed alleati) che traspare nel substrato storico del romanzo senza però appesantirne la narrazione, si presenta come uno spaccato di piccole vite di fronte ad una guerra e ad un orrore enormemente più grandi di loro.
Silvio Dell’Acqua
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