Sul disastro di Černobyl’, il più catastrofico incidente nucleare di tutto il XX secolo, sono stati scritti molti libri. Questo, però, è opera di chi quell’incubo l’ha vissuto in prima persona: il giornalista moldavo Pavel Nică fu inviato in quella che è ormai nota come “la Zona” appena un anno dopo il disastro, nel 1987, a documentare i danni e le operazioni di bonifica per conto del settimanale Literatura si Arta di Chișinău. Giornalista apprezzato, obiettivo ed anticonformista, Pavel Nică era perseguitato dal KGB. I suoi reportage su Černobyl’, non allineati con la propaganda di regime, furono sistematicamente censurati dalle autorità di Mosca prima e da quelle moldave “democratiche” dopo il crollo del regime sovietico. Solo nel 2003 riesce finalmente a raccontare quello che ha visto, pubblicando un piccolo libro in romeno, intitolato Cernobîl. Tragedia secolului (Ecologie, încotro…). Nel 2011 esce finalmente una edizione italiana per Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri (Viterbo): Chernobyl la tragedia del XX secolo non è un libro tecnico o scientifico, che descrive il funzionamento del reattore e le meccaniche che hanno portato all’incidente; non è un libro come può essere il The truth about Chernobyl scritto da Grigori Medvedev che era stato vice capo ingegnere al reattore nº 1 della stessa centrale e che collaborò come consulente all’inchiesta sull’accaduto. Il libro di Nică è un libro umano e drammatico sulla mancanza di trasparenza e l’autoritarismo che hanno avvolto il problema del nucleare nell’Unione Sovietica, che sono stati forse la vera causa del disastro e hanno continuato per almeno un ventennio a occultarne le responsabilità e la reale portata. Non è un libro imparziale come gli atti tencico–scientifici di un convegno sul nucleare, è un libro da cui emerge la rabbia verso un regime e un sistema politico–amministrativo che, con la mancata trasparenza, le bugie, la corruzione, si è reso responsabile di tanto dolore. È il libro di un giornalista che, come scrive Riccardo Iacona nella prefazione, «si è messo in gioco interamente, pagando il prezzo più alto possibile, quello della vita». Pavel Nică, infatti, è morto nel 2009 in conseguenza dell’esposizione alle radiazioni sull’area del disastro, ben 23 anni dopo i fatti di Černobyl’.
Silvio Dell’Acqua