C’era una volta il muro. Vent’anni dopo quell’evento che ha cambiato il mondo determinando la fine della guerra fredda e della divisione dell’Europa in due blocchi, il cosiddetto “crollo del muro” del 9 novembre 1989, il libro propone un tour nei paesi satellite dell’ex–blocco sovietico sulle tracce di quel muro, che non era solo una entità fisica di calcestruzzo e filo spinato, ma una cultura, una mentalità, un mondo a parte: «il muro è nella testa» dicono ancora oggi i tedeschi. Proprio da Berlino, città simbolo di questa contrapposizione, parte un viaggio fatto di presente ma anche di flashback, aneddoti ed interviste che ci riportano al passato, agli anni della cortina di ferro, di Solidarność, della malinconia e della paranoia. E al crollo del muro, che come scrive lo stesso autore, «mica crollò.» Quella notte furono solo aperti i varchi, ma il “crollo” fu un processo iniziato tempo prima e forse altrove. Forse a Lispia, quando la Volkspolizei iniziò ad allestire i blocchi stradali per impedire a fedeli e non di recarsi alle immense adunate delle “preghiere per la pace”. Forse in Ungheria, durante un pic–nic a Fertőrákos nell’agosto dell ’89. Forse con gli scioperi di Stettino e Danzica. E neanche finì tutto quella notte, visto che le dittature caddero come le tessere del domino nell’arco di un paio di anni. Spaesati nel dover maneggiare la democrazia, i paesi dell’ex oltrecortina passarono attraverso crisi economiche, finte democrazie e populismi che ricordano un po’ quelli che si sono affacciati di recente sulla scena politica dei paesi occidentali, Italia compresa. Solo che loro li hanno vissuti vent’anni prima, ci hanno fatto gli anticorpi.
Silvio Dell’Acqua