Come pensano gli ingegneri. Intelligenze applicate

Come pensano gli ingegneri. Intelligenze applicate

€ 19,00
Autore:
Genere: Divulgazione scientifica
Tag: ingegneria, scienza, storia della scienza
Editore: Raffaello Cortina Editore
Anno di pubblicazione: 2015
Lunghezza: 230 pag.
ASIN: 8860307759
ISBN: 9788860307750

«Guru Madhavan indaga il particolare stile di pensiero degli ingegneri rivelando l’enorme influenza che esercitano grazie alla loro capacità di trasformare i problemi in opportunità. Il racconto che ne deriva mette insieme i grandi innovatori – tra cui Thomas Edison, i fratelli Wright, Steve Jobs – e le più diverse invenzioni, dal Bancomat e dai codici di avviamento postale ai pannolini usa e getta.»

Guru Madhavan si propone di sondare i meccanismi del funzionamento delle menti degli ingegneri attraverso la descrizione di esempi concreti presi dalla sua e dall’altrui esperienza in modo da suggerire al grande pubblico un modus cogitandi in grado di migliorare la propria vita nelle piccole, come nelle grandi, attività quotidiane. La proposizione è ambiziosa e a suo modo avvincente. Spesso le storielle sugli ingegneri, che invece di vivere “funzionano”, circolano con grande ilarità di chi le ascolta e, a volte, anche di chi le racconta. Moltissimi sono gli aneddoti che coinvolgono i settori più disparati: dalla costruzione di un ponte, al miglioramento dei pannolini, dal bancomat al cellulare, fino ad arrivare alla macchina digitale. Moltissime sono le digressioni nella biografia dell’autore che sa raccontare succosi episodi con ottima capacità di tratteggiare caratteri ed emotività, punteggiando tutto il libro con grande gusto di chi legge e lasciandosi trasportare nelle varie atmosfere narrate. Non è un testo difficile, l’intento divulgativo è abbastanza evidente, anche se un po’ troppo sovente sconfinante nell’agiografia dell’ingegneritudine. Mi sono piaciuti gli affondi nei tecnicismi, non troppi né troppo complessi, che magari danno conto di concetti che possono sembrare scontati ma che, a leggerli, funzionano come piccole lampadine che si accendono su cose conosciute e a cui era complicato dare un’etichetta.

Non mancano, tuttavia, i limiti e forse qualche difetto: la macro struttura è piacevole, condivisibile e interessante. I capitoli e i rispettivi titoli a mio avviso rappresentano tematiche intriganti che nel loro insieme coprono quasi tutti, se non proprio tutti, i vari aspetti delle molteplici declinazioni dell’essere ingegnere. Nei livelli inferiori a questa prima struttura, però, iniziano a farsi evidenti degli sfilacciamenti a mio parere dovuti non tanto all’imperizia dell’autore, che è anche possibile e forse giustificabile (è un ingegnere, no?), quanto alla superficialità dell’editor che ha lasciato passare questa esposizione, forse poco “amichevole” verso chi ad un certo punto – come è capitato a me – si perde tra le righe dei vari episodi raccontati e che dovrebbero esemplificare il concetto angolare del capitolo. Spesso, inoltre, il concetto viene annunciato ma non definito e questo va a detrimento della chiarezza generale.

Ma il limite più rilevante sta nel fatto che l’autore, forse non per responsabilità sua, non si accorge che molti dei concetti che sottendono gli esempi sono comuni ad altre discipline, soprattutto umanistiche, che a volte ci sono arrivate ben prima della sua mentalità ingegneresca, a volte passando per materie assolutamente distanti tra loro che in un fruttuoso fenomeno di concrescenza hanno dato prova di quanto certi modi di pensare siano creativi ed innovativi. Non basta il lungo riferimento all’antropologia a fine volume (ma perché poi all’antropologia quando forse quello alla sociologia per certi aspetti avrebbe dato altro riscontro al fatto che l’essere dell’ingegnere ha prima di tutto a che fare con l’essere umano?) per alleggerire l’impianto deciso da Madhavan. Si capisce, quindi, l’orgoglio di essere ingegnere e di saper risolvere i problemi più disparati, ma questo non toglie niente al fatto che per esempio la comunicazione, il marketing, la sociologia e la psicologia, oltre che a loro modo le altre discipline umanistiche, hanno applicato da sempre un certo modo di procedere e di evolvere. Di fatto, forse, sarebbe stata una conclusione molto più rilevante anche se assolutamente off topic con l’obiettivo del libro, ammettere che tutte le persone fortemente curiose e soprattutto transdisciplinari sono un vero e proprio nutrimento per l’umanità, indipendentemente dal campo in cui dispiegano le loro estese potenzialità: prima la persona, della materia. Un ultimo appunto, ancora, sulla lingua: a parte qualche piccolo problema di traduzione forse trascurabile, davvero, «un’altro» proprio non si può leggere.

Melchisedec