Recensione
Uno scrittore di romanzi storici deve affrontare molte difficoltà quando decide di avventurarsi nel passato. Non solo deve padroneggiare il materiale storico di suo interesse, ma deve costruire una storia credibile con personaggi verosimili che contenga anche un messaggio etico per i lettori del suo tempo e di quelli a venire. Il romanzo di Wallace Breem è tutto questo: è la storia appassionante del comandante Maximus che tenta di difendere i confini dell’impero romano dalle orde barbariche che spingono verso la Gallia. Purtroppo l’epopea della grande Roma sopravvive soltanto nell’animo di Maximus che forte della sua romanità tenta di ripercorrere le grandi imprese di Cesare, Ottaviano ed Adriano. Tuttavia l’impero è ormai agonizzante: sta implodendo per effetto della corruzione e della pochezza umana dei suoi funzionari. Solo alla fine Maximus saprà chi gli è fedele e chi divide con lui gli stessi principi di romanità. il romanzo contiene dei riferimenti alla modernità quando l’autore descrive l’avidità e la cupidigia che, quando prendono il sopravvento, portano alla distruzione della civiltà. Il romanzo si legge velocemente ed il lettore vorrebbe essere di volta in volta Maximus, Quintus Aquila o Artorius.
di Pellegrino Conte