Una medaglia per una vittoria

In Storia di Sibillina Foglia

Augustus

1 – I secolo: l’Augusto di “Prima Porta”, statua dell’imperatore Augusto ritratto in tenuta militare da parata.

Un interessante articolo di Mirko Romano realizzato per la rivista Monete Antiche (op. cit.) ha portato alla ribalta un aspetto quantomai curioso della celebrazione propagandistica che Augusto fece delle sue campagne vittoriose in Germania, portate avanti dai due figli della sua terza moglie Livia, ovvero i generali noti coi nomi di Druso Maggiore e Tiberio. Tacito, Svetonio e Velleio Patercolo raccontano per filo e per segno gli anni di guerra nel nord dell’allora impero, ovvero nei territori dei quelle province che poi saranno la Germania Superior e la Germania Inferior. Morto Druso Maggiore nel 9 a.C. (che tra il 12 a.C. e la morte aveva piegato la maggior parte delle popolazioni renane, realizzato una prima occupazione dell’area dell’Elba e incominciato l’opera di costruzione di fortilizi nell’area conquistata), le operazioni passarono a Tiberio, che nei successivi due anni placo’ le popolazioni che ancora si ribellavano alle conquiste drusiane e quelle che volevano approfittare del vuoto di comando delle legioni romane in Germania per liberarsi del giogo romano, come Suebi, Sigambri e Reti. Ovviamente, per le vittorie, egli fu salutato imperatore per la seconda volta, assieme ad Augusto che partecipava ai meriti del figliastro in quanto egli agiva in sua vece. I trionfi, le ovationes, le tabulae pictae, la porpora non erano certo l’unico modo per pubblicizzare un evento bellico di rilievo in cui si era ottenuta la parte di vincitori, ve ne era uno molto più sottile, e che poteva arrivare comodamente agli occhi di ognuno, anche nelle province più lontane, ovvero l’emissione di monete e medaglie con la rappresentazione di ciò che il sovrano aveva realizzato per il bene dell’impero. Esse vagavano per tutto l’impero, dagli occhi del senatore, fino a quelli dello straccione che riceveva la moneta in elemosina. Ognuno vedeva cosa aveva fatto l’imperatore per il popolo romano, e il sottile gioco psicologico che nasceva, sia per il più ricco che per il più povero, di appartenere, nonostante le proprie condizioni, al popolo che dominava il mondo e costruiva le più mirabili opere di architettura, o che addirittura riusciva a divenire divo, creavano quel consenso che ha permesso circa cinque secoli di vita all’impero, molti più della monarchia, sebbene la forma di governo fosse per altro similissima nei contenuti.

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Per festeggiare le vittorie di Tiberio e la prosperità dell’impero romano Augusto emise nel 7 a.C. dei medaglioni per usarli come sistema di propaganda dell’evento, al pari delle monete. Ancora dibattuto è se questi oggetti, emessi dalle zecche privi della dicitura S(enatus) C(onsulto) che li avrebbe resi legittimi allo scambio, fossero usati come valore di scambio, in quanto spesso ricoperti di materiale prezioso. Quello che rende speciale questa particolare emissione non è il loro incerto valore di scambio, ma il fatto che Augusto adottò pochissimo questa forma di propaganda, sfoggiando una politica monetaria piuttosto austera in confronto alle imprese interne ed esterne portate a termine per Roma, e che il soggetto dei medaglioni, ovvero Augusto coronato da una vittoria, fu utilizzato eccezionalmente in questi medaglioni per la prima volta in maniera massiccia. Tale soggetto fu adottato anche da alcune monete coeve, e da alcune phalerae che dovevano servire da onorificenza per i soldati distintisi in battaglia, probabilmente proprio nelle guerre germaniche. Un sentito ringraziamento al dott. Mirko Romano per averci mostrato l’eccezionalità di queste medaglie, pezzi unici della monetazione augustea.

Bibliografia

Immagini

  1. Statua in marmo bianco di autore ignoto, I sec. d.C. scoperta il a Villa Livia, Prima Porta. Conservata presso i Musei Vaticani  Foto: Till Niermann, 20-10-2007.
    [GNU/CC BY-SA 2.5] via W. Commons.
  2. Classical Numismatic Group, Inc. [GNU/CC BY-SA 2.5] via W. Commons.