Jeffery's Hook lighthouse

Jeffrey’s Hook, il piccolo faro rosso di Manhattan

In Cultura popolare, Fari, Speciale Natale di Silvio DellʼAcqua

Ponte George Washington e little Red Lighthouse - NY

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 …anche se sei piccolo in un grande mondo, non sarai cancellato. New York Times, 12 luglio 1951

L’ opera più nota della scrittrice ed artista[1] Hildegarde Hoyt Swift (1890–1972) è probabilmente il libro per ragazzi The Railroad to Freedom: A Story of the Civil War, una biografia romanzata di Harriet Tubman, schiava fuggita ed attivista per la libertà degli afro-americani nota come “Mosè della gente nera”: un libro che parla della schiavitù americana e della “Underground Railroad”, la rete di itinerari segreti e luoghi sicuri utilizzati nel XIX secolo dagli schiavi del sud per fuggire negli stati liberi e nel Canada con l’aiuto degli abolizionisti. Pubblicato per la prima volta nel 1932 con le illustrazioni di James Daugherty,[2] il romanzo fu premiato nel 1933 con la “medaglia Newbery” per i «più illustri contributi alla letteratura per bambini». Decisamente meno impegnato, il suo più noto libro illustrato fu invece The Little Red Lighthouse and the Great Gray Bridge (Il piccolo faro rosso ed il grande ponte grigio) che, pubblicato nel 1942 con le illustrazioni dell’artista Lynd Ward[3] (1905-1985), divenne subito un classico della narrativa per bambini. Racconta di un piccolo faro rosso, orgoglioso di guidare le navi sul fiume Hudson, ma che divenne inutile quando proprio sopra di esso fu costruito un enorme ponte grigio con piloni altissimi, su cui svettavano grandi luci. Proprio una sera che il guardiano tardò ad accendere il piccolo faro perché aveva smarrito le chiavi, il maltempo nascose le luci del ponte alla vista delle navi ed un rimorchiatore naufragò sulla riva del fiume. Fu proprio il grande ponte a rimproverare il piccolo faro il quale, compresa l’importanza del proprio ruolo, si sentì di nuovo utile e tornò a guidare le navi con la sua luce. A parte la morale didascalica, la favola cita due strutture realmente esistenti: del resto —si dice— ogni favola contiene un “fondo di verità”. Il grande ponte grigio sul fiume Hudson è infatti il George Washington Bridge di New York, ai cui piedi si trova il piccolo faro rosso di Jeffrey’s Hook, l’unico sull’isola di Manhattan.

Jeffrey's Hook © art2002

2 – Manhattan: il piccolo faro di Jeffrey’s Hook, ai piedi del pilone Est del George Washington Bridge.

Il termine hook nella toponomastica dell’area di New York indica una protuberanza costiera e risale ai primi insediamenti olandesi del XVII secolo, quando New York si chiamava Nuova Amsterdam: deriva infatti dal medio-olandese[4] hoeck, traducibile come “lingua di terra”, promontorio.[5] Jeffrey’s Hook (o Jeffery’s Hook, o Jeffry Point[6]) è il nome di un piccola punta di terra che protende dall’isola di Manhattan sul fiume Hudson, il quale deve invece il nome all’esploratore inglese Henry Hudson, il primo europeo a risalire il fiume nel 1609 alla ricerca del “passaggio a Nord-Ovest”[7] per conto della Compagnia Olandese delle Indie Orientali. Hudson non trovò il passaggio, ma il fiume sarebbe diventato ugualmente una importante via d’acqua tra New York e le città fluviali dell’entroterra. Nel 1825 l’apertura del Canale Erie, che permetteva alle navi di raggiungere i grandi laghi interni, determinò un ulteriore incremento del traffico navale sul fiume Hudson.

Erie Canal 1840

3 – Il Canale Erie in una mappa del 1840: dai grandi laghi (a sinistra) al fiume Hudson (a destra).

I segnali esistenti, realizzati in modo disorganizzato dalle comunità locali lungo il fiume, non erano più adeguati al crescente traffico e l’ente federale per i fari (“U. S. Lighthouse Establishment”[8]) dovette provvedere alla realizzazione di una rete di segnalamenti più efficace. Nel 1826 fu così acceso il primo faro sul fiume Hudson sul promontorio di Stony Point (luogo tra l’altro, nel 1779, di una celebre battaglia della guerra di indipendenza americana).[9] Uno dei punti critici restava però Jeffrey’s Hook, dove i naufragi aumentavano insieme al traffico fluviale: nel tentativo di ridurre gli incidenti la punta rocciosa fu segnalata da un semplice palo dipinto di rosso, visibile però solo di giorno.[10] Solo nel 1886 furono installate due lanterne da dieci candele[11] ciascuna: fu il primo fanale in quel punto.

Jeffrey's Hook © Pablo Damonte

4 – Manhattan: il promontorio di Jeffrey’s Hook. Ai piedi del pilone il “piccolo faro rosso”.

Agli inizi del ventesimo secolo i capitani delle chiatte che percorrevano il fiume chiesero una luce più visibile, ma per averla si dovette attendere la dismissione di un altro fanale: il “piccolo faro rosso” infatti all’epoca esisteva già, ma si chiamava “North beacon” (fanale nord) e si trovava dall’altra parte della Baia di New York. Nel 1764 era stato costruito sulla penisola di Sandy Hook, che costituiva l’estremità meridionale della Baia, il faro di New York (così era chiamato all’epoca), il più antico faro del continente americano[12] tuttora attivo: una torre alta trentuno metri con annesso un’edificio coloniale a due piani per i guardiani. Era affiancato da due fanali minori (“East Beacon” e “West Beacon”) che marcavano i limiti della penisola sabbiosa e nel 1880 ne fu aggiunto un terzo, il “North Beacon”, una piccola torre prefabbricata in ghisa alta 12 metri con luce rossa ed una campana da nebbia da 450 kg. Dismesso nel 1917 perché obsoleto a causa dell’avanzamento della battigia, il “North Beacon” fu smontato e trasportato via nave a Jeffrey’s Hook, dove nel 1921 tornò a brillare. Ma, dopo il piccolo faro rosso, non sarebbe passato molto tempo perché arrivasse anche il grande ponte grigio.

NY-bay-sandy-hook

5 – La baia di New York nel XIX secolo: sono evidenziati i promontori di Sandy Hook e Jeffrey’s Hook
(mappa “da Report of the Superintendant of the U.S. Coast Survey”, 1861 – vedi).

Se oggi l’area metropolitana si estende sulla costa del New Jersey senza soluzione di continuità, allora per un newyorkese di Manhattan non era facile raggiungere la campagna (the country, così i newyorkesi chiamavano il New Jersey)[13] ovvero l’altra riva del fiume. Era necessario infatti prendere un traghetto, con un’attesa che poteva raggiungere le cinque–sei ore e d’inverno il ghiaccio poteva precludere completamente ogni possibilità di transito. Lo stesso valeva per le merci provenienti dal New Jersey ed essendo Manhattan un’isola è facile immaginarne le conseguenze: cibo proveniente dalla “campagna” poteva guastarsi nell’attesa dell’imbarco ed i rifornimenti di carbone per il riscaldamento venivano a mancare proprio quando più ce n’era bisogno. Il ponte George Washington ed il Tunnel Holland da Lower Manhattan a Jersey City,[14] costruiti quasi contemporaneamente, avrebbero messo fine a tutto questo.

George Washington Bridge HAER NY-129-8

6 – Il ponte George Washington.

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7 – Othmar Hermann Ammann (1879 – 1965).

Il progetto del ponte fu affidato all’ingegnere svizzero Othmar Ammann (1879 — 1965), lo stesso che avrebbe poi “firmato” il celebre Verrazzano–Narrows[15] e numerosi altri ponti,[16] sospesi e non, che lo avrebbero consacrato come il più grande esperto in materia di tutti i tempi. Il luogo ideale, per le rive alte ed il restringimento del fiume, fu individuato all’altezza della punta di Jeffrey’s Hook, proprio dove si trovava il piccolo faro rosso. Già durante la guerra di indipendenza americana (1775 — 1783) questo stesso punto era stato scelto dall’esercito continentale per la costruzione di due forti che avrebbero dovuto impedire l’accesso alle navi britanniche al basso corso del fiume Hudson: Fort Washington,[17] sul lato di Manahattan, e Fort Lee, nell’attuale New Jersey.

Il primo fu costretto alla resa dai britannici nell’omonima battaglia del 1776, il secondo — nel quale era acquartierato lo stesso George Washington — fu invece abbandonato immediatamente dopo dalle truppe continentali in ritirata. Le stesse caratteristiche geomorfologiche che avrebbero dovuto garantire il controllo del fiume, si sarebbero rivelate favorevoli un secolo e mezzo dopo per la costruzione di una delle più ardite opere di ingegneria fino ad allora mai realizzate.
jeffrey-hook-1777

8 – Dettaglio di una mappa del 1777 che mostra il promontorio di Jeffrey’s Hook con Fort Washington (a destra, sull’isola di Manhattan) e Fort Lee (o Fort Constitution, a sinistra, nel New Jersey).

I lavori iniziarono nel 1927 ed il ponte, che allora si chiamava semplicemente “Hudson River Bridge”, fu aperto nel 1931. Lungo ed alto più del doppio di quello di Brooklyn, fu un opera di una imponenza eccezionale: la luce della campata di estendeva per un chilometro, il piano stradale volava sessantacinque metri sopra le acque del fiume come un aeroplano, sorretto da torri alte 184 metri. Ma il nuovo ponte era soprattutto bello: Le Corbusier, una delle figure più influenti nella storia dell’architettura, lo definì «il ponte più bello del mondo».[18] Inutile dire che di fronte ad una simile costruzione, una piccola torre di ghisa alta appena dodici metri — nonostante il colore rosso — scompariva. Le luci del ponte resero il faro di nuovo obsoleto e nel 1948 la Guardia Costiera degli Stati Uniti (cui nel 1939 era passata la competenza per la gestione dei fari) ne decretò la dismissione.

…anche se sei piccolo in un grande mondo, non sarai cancellato.New York Times

La luce fu spenta e nel 1951, dopo tre anni di abbandono, la torre stava per essere demolita e messa all’asta come rottame. Ma proprio la favola che lo vedeva protagonista lo avrebbe salvato: il libro della Swift aveva reso il piccolo faro tanto famoso e tanto amato dai bambini che la notizia non passò inosservata. Molti genitori protestarono fortemente, il New York Times raccolse la causa con un articolo intitolato «Child Friends of Small Lighthouse Shocked by News It’s Up for Sale»,[19] cui fecero seguito un editoriale[20] ed il parere di uno psichiatra che affermava che preservare il faro avrebbe trasmesso ai bambini un senso di sicurezza: «…even though you are little in a big world, you won’t be annihilated»[21] (…anche se sei piccolo in un grande mondo, non sarai cancellato).

Anche il New York Herald Tribune diede spazio alla notizia[22] e di fronte all’inaspettato clamore, la Guardia Costiera rinunciò alla demolizione. Il 23 luglio la proprietà del faro fu trasferita al dipartimento dei parchi della municipalità di New York; nel 1979 l’edificio fu iscritto “National Register of Historic Places” ed in seguito anche al registro municipale della “Landmark Preservation Commission”. Il 19 settembre 2002, dopo oltre mezzo secolo, la luce venne infine riattivata. La favola era stata addirittura profetica: il piccolo faro rosso, oscurato dal grande ponte grigio, sarebbe tornato a brillare. E se non per le navi, lo avrebbe fatto per i bambini.


Tecnica

Il faro di Jeffrey’s Hook non ha un’ottica rotante: il segnale lampeggiante[23] (1 secondo di luce, 2 secondi di eclissi) è dato dall’accensione e dallo spegnimento della lampada. La luce è distribuita contemporaneamente in tutte le direzioni da una drum lens[24] (lente “a tamburo”), un particolare tipo di lente Fresnel inventata nel 1836 dal vetraio inglese William Cookson, che proietta un fascio omnidirezionale: un tipo di ottica comune nei piccoli fanali portuali. Nonostante non abbia più una reale funzione di ausilio alla navigazione, il fanale è regolarmente iscritto all’elenco dei fari della U.S. Coast Guard[25] con il numero 1-37668 ed a quello dell’Ammiragliato britannico[26] al numero J1137.9.
10 - La drum lens del piccolo faro di Jeffrey's Hook.

11 – La lente tipo drum lens di Jeffrey’s Hook.



Note

  1. [1]illustrò oltre duecento libri per bambini e non
  2. [2]autore tra l’altro di numerosi poster di propaganda durante la prima guerra mondiale
  3. [3]Lynd Ward (1905-1985) è noto soprattutto per le sue pictorial narratives, storie raccontate con sole illustrazioni (incisioni e xilografie) che avrebbero ispirato nientemeno che maestri del fumetto come Will Eisner ed Art Spiegelman per i loro celebri graphic novel (romanzi a fumetti)
  4. [4]L’Olandese medio è un nome collettivo per un numero di dialetti germanici occidentali correlati che furono parlati e scritti tra la metà del XII e fino al XVI secolo, derivanti dall’antico olandese
  5. [5]Esempi sono Sandy Hook, un grande banco di sabbia che delimita a sud l’entrata alla baia di New York, e Paulus Hook, quartiere di New Jersey city di fronte a Lower Manhattan.
  6. [6]Entrambe le denominazioni “Jeffery’s Hook” e “Jeffry Point” sono ufficialmente adottate da diversi enti. Fonte: Adams, pag.106 (op. cit.)
  7. [7]Il “passaggio a nord-ovest” è una rotta che va dall’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico attraverso l’arcipelago artico del Canada. Gli europei tentarono sin dalla fine del XV secolo di individuare questo passaggio, impresa che riusci solo all’esploratore Roald Amundsen nel 1906.
  8. [8]Fondato nel 1789 come ente tecnico del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, nel 1852 divenne “U.S. Lighthouse Board”. Nel 1910 l’ente fu riformato sotto la competenza del Dipartimento del Commercio come “Bureau of Lighthouses” e “U.S. Lighthouse Service”, quest’ultimo emanazione “operativa” del primo. Infine, nel 1939 fu nuovamente soppresso ed inglobato nella U.S. Coast Guard, la Guardia Costiera degli Stati Uniti
  9. [9]Stony Point, Jeffrey’s Hook, Sleepy Hollow, Esopus Lighthouse, Rondout Lighthouse, Saugerties, Hudson-Athens
  10. [10]I segnalamenti diurni, ovvero privi di sorgente luminosa e quindi visibili solo alla luce del giorno, sono detti dromi, in inglese seamark.
  11. [11]La “candela”, simbolo cd, è l’unità di misura dell’intensità luminosa.
  12. [12]Rowlett, Russ. “The U.S. Oldest Towers, 1764-1791.” The Lighthouse Directory. University of North Carolina at Chapel Hill, 16 June 2000. Web. 17 Nov. 2013.
  13. [13]Rockland, p.66 (op. cit.)
  14. [14]Uno dei primi tunnel a ventilazione forzata della storia.
  15. [15]Il più lungo ponte sospeso (1298 metri di luce, 1600 metri di lunghezza totale) all’epoca della costruzione (1959), noto anche per essere il punto di partenza della Maratona di New York
  16. [16]Bayonne o “Kill Van Kull Bridge” (1931), Triborough Bridge (1936), Bronx-Whitestone Bridge (1939), Throgs Neck Bridge (1961); fu consulente alla progettazione di alcuni importanti ponti tra cui Delaware Memorial Bridge (1951) ed il Golden Gate Bridge di San Francisco.
  17. [17]Ora sul luogo di Fort Washington si trova un parco pubblico denominato Bennet Park
  18. [18]Jeanneret-Gris, Charles-Edouard. (Le CorbusierQuand les cathédrales étaient blanches: voyage au pays des timides. Paris: Bartillat, 2012.
  19. [19]Johnston, Laurie. “Child Friends of Small Lighthouse Shocked by News It’s Up for Sale.” New York Times 11 giugno 1951: p. 2.
  20. [20]“The Little Lighthouse.” New York Times, 12 July 1951: 24
  21. [21]“Save Lighthouse, Child Experts Ask.” New York Times 12 luglio 1951: 23-24.
  22. [22]“Lighthouse for sale.” New York Herald Tribune 14 July 1951: 14.
  23. [23]Il segnale è definito lampeggiante quando il periodo di luce è inferiore a quello di buio, o eclissi.
  24. [24]Rectangular and drum lenses.” Encyclopedia Britannica Online. Encyclopedia Britannica, Web.
  25. [25]USCG Light List, volume I
  26. [26]British Admiralty List of Light and Foghorns, volume J.

Bibliografia e fonti

Immagini

  1. © alb470 – Fotolia (#37014748)
  2. © art2002 – Depositphotos (#12749420)
  3. circa 1840 [PD] Commons
  4. © Pablo Damonte – Depositphotos (#26853477)
  5. © Laputa.it – Basata sulla Coast Chart No. 21 del Report of the Superintendant of the U.S. Coast Survey, 1861 (vedi)
  6. 1978, Historic American Engineering Record (HAER), PD], Library of Congress
  7. [CC-BY-SA-3.0] Commons
  8. Claude J. Sauthier (autore), William Faden (incisore), 1777. [PD] da Boston Public Library Digital Map Collection/Commons
  9. © Marco – Fotolia (#29749490)
  10. © Vonora – Fotolia (#1457226)
  11. Gigi Alt [CC-BY-SA-3.0] Commons
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Silvio DellʼAcqua

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Fondatore, editore e webmaster di Lapůta. Cultore di storia della Croce Rossa Internazionale. Appassionato di ricci.