È noto che la lingua di un popolo è strettamente correlata non solo con il modo di vivere, ma anche con la sua Weltancshauung (per restare in tema), cioè la visione del mondo. Le autrici, entrambe corrispondenti dalla Germania per testate italiane e scrittrici di saggi, provano appunto a spiegare l’identità dei tedeschi, lacerata dalla storia, attraverso le parole “intraducibili”. Dal riposo serale, il Feierabend, tanto sacro da avere un santo protettore, al “sentiero per le gite a piedi”, il Wanderweg, emblema del legame con la natura che ha radici antiche nella mitologia nordica, ma che del quale si appropriò la propaganda nazista e che si manifesta oggi nell’impegno ecologista. Dal Rechthaber, colui che vuole avere sempre ragione, che richiama lo stereotipo dello zelante burocrate tedesco (per il quale esiste però un termine ancor più specifico nel pantheon dei Recthaber, ossia Besserwisser) al suo opposto, il Querdenker, il “pensatore laterale”, l’eccentrico, figura che solo recentemente — dopo riunificazione — è vista come positiva in un popolo che ama regole e ordine. In passato infatti, proseguendo per la strada dell’originalità, il rischio era di finire per essere considerato un Nestbeschmutzer, un “insozzatore del nido”, chi manca di fedeltà al gruppo cui appartiene al proprio Heimat, il “focolare”, che per i tedeschi e sacro e che può essere la famiglia, il luogo di residenza o la patria. A seconda dei punti di vista perché, a dispetto degli slogan «Wir sind ein Volk» di quando Kohl arrivò a Dresda, la repubblica federale resta una Zweckgemeinschaft, una “unione di interessi” fatta di realtà differenti, a partire da Est e Ovest. Ma se per un italiano il concetto di “amicizia interessata” porta con sé il terribile sospetto dell’opportunismo, il tedesco non vede nulla di male nella Zweckgemeinschaft, che può essere anche il condividere l’auto per andare al lavoro, senza necessariamente essere compagni di birre.
Un breve viaggio, quindi, nella mentalità tedesca tra aneddoti e citazioni, storia e letteratura, a partire dall’analisi di sedici tra le più significative di queste parole “intraducibili”.