21 giugno 2017: Montenegro

Sereno e caldo. Dopo una colazione abbondante ma anonima al bar dell’albergo, liberata la camera, lasciamo il bagaglio in deposito e visitiamo il suk: spacciato come mercato tradizionale, è rimasto tale solo per la struttura architettonica, composta di piccole botteghe, mentre la merce venduta è decisamente dozzinale e ci sono ben pochi articoli interessanti. Acquistiamo comunque un fantastico magnete da frigo riproducente un bunker e qualche altra sciocchezza come souvenir. Ci arrampichiamo fino alla rocca, che conserva ben poco di originale, e sulla via incontriamo una simpatico vecchietto che ci chiede di dove siamo e, appurato che siamo italiani, ci fa un bellissimo discorso di benvenuto mischiando italiano, inglese, francese, arabo e turco.

Facciamo ritorno all’hotel per recuperare valigie e auto, dato che il programma di oggi prevede di andare in Montenegro, e la strada da percorrere, tanto per cambiare, è parecchia. Accumuliamo subito ritardo, perché in città c’è una visita ufficiale di Edi Rama, il premier uscente, con tanto di corteo di sostenitori ed imponenti misure di sicurezza. Veniamo murati vivi nel parcheggio ed abbiamo l’occasione di fare quattro chiacchiere con l’addetto, che si dice molto dispiaciuto dell’accaduto. Ribattiamo che non è un problema, dopotutto siamo in vacanza e, anzi, aggiungeremo l’esperienza ai ricordi del nostro soggiorno in Albania. Ne approfittiamo per chiedere anche a lui un commento sulle elezioni: spera che Rama venga riconfermato perché ha fatto molto, mantenendo le promesse e soprattutto spendendosi attivamente contro l’abusivismo edilizio imperante.

Un poliziotto in assetto antisommossa ci invita a risalire in macchina e riprendere il viaggio: ridiscendiamo la strada percorsa il giorno prima e quindi ci dirigiamo a Nord, verso Petrovazzo, che dista circa 150 chilometri. Raggiungiamo la frontiera nel primo pomeriggio e prima di passare in Montenegro ci fermiamo a mangiare una bruschetta e a rinfrescarci con una birra, quindi ci mettiamo in coda sotto un sole rovente per passare il confine. La fila scorre lentamente e i controlli dei passaporti sono capillari. Appena giunti dall’altra parte ci fermiamo e andiamo alla dogana per regolarizzare la nostra posizione: ci serve l’assicurazione per circolare con la nostra Punto, immatricolata in Albania. Paghiamo 15 euro per 15 giorni di copertura e ci rimettiamo in viaggio.

Spiaggia a Petrovazzo.

La spiaggia a Petrovazzo.

Le strade montenegrine sono decisamente migliori di quelle albanesi e, nonostante siano anche molto più trafficate, procediamo discretamente spediti e giungiamo a Petrovazzo in tempo utile per visitare la cittadina di mare. Questo almeno sarebbero le nostre intenzioni, ma ci mettiamo più di mezz’ora per trovare parcheggio, quindi ripieghiamo per una passeggiata sul lungomare. C’è una calca pazzesca, soprattutto sulla spiaggia, o almeno così sembra a noi, e il mare non è certo paragonabile a quello che abbiamo lasciato. Ci fermiamo in un bar sulla spiaggia e prendiamo un affogato al caffè e una coca zero, ricevendo un conto complessivo di 7 euro, una cifra “pavese” alla quale non siamo preparati. Cominciamo a pentirci di non essere rimasti in Albania e di aver rinunciato a fermarci un giorno in più a Dhermi. Paghiamo in euro perché non esiste una valuta locale, avendo il Montenegro adottato unilateralmente la divisa europea, e ci rimettiamo in auto per raggiungere la baia di Cattaro, dove passeremo la notte.

Arriviamo che è ormai il tramonto. La baia è una sorta di unicum, perché è un fiordo a tutti gli effetti: il mare si incunea per diversi chilometri tra le montagne e crea un fenomeno tipico di ben altre latitudini. Ci dirigiamo presso l’albergo dove dormiremo, nella zona nuova di Cattaro, percorrendo parte della stretta strada panoramica che circonda tutta la baia. La residua luce solare incide direttamente sulle alture che si specchiano nell’acqua tingendola di un colore brunastro per niente invitante. Il nostro albergo è nella stessa fascia di prezzo dei precedenti, ma si tratta di una struttura modesta, più simile ad una pensione: non è un problema, ma è un’ulteriore indicazione del fatto che qui tutto costa di più.  Preso possesso della camera, ci rilassiamo un po’, quindi usciamo a cena. Ci sono molti ristoranti che affacciano sulla baia e ne scegliamo uno che ci sembra di non troppe pretese. L’arrivo del menù è invece una doccia gelata: i piatti proposti sono molto interessanti, ma i prezzi decisamente fuori portata. Scorriamo la lista e ordiniamo quello che costa meno: olive come antipasto e zuppa di pesce per due. Più che una cena uno spuntino, ma almeno andiamo a letto leggeri.



indietro continua