20 giugno 2017: Dhermi — Kruje
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Risaliti in auto, ci dirigiamo a Nord, puntando verso Kruje, da cui ci separano oltre 200 km, peraltro sulle stesse strade già percorse all’andata. Abbiamo se non altro l’opportunità di salire di nuovo fino al passo di Llogara, ripassando per il belvedere, dove ci fermiamo. Stavolta, fortunatamente, non c’è vento e il clima è gradevole rendendo possibile una lunga sosta per osservare il panorama. Decidiamo di pranzare in una locanda tipica della zona, come all’andata, ma ovviamente ne proviamo una diversa, sperando di essere altrettanto fortunati. Scegliamo la taverna Hibraj, invogliati dai tavolini all’aperto che fanno molto rifugio altoatesino. Visto che la strada è ancora lunga, ci riproponiamo di stare leggeri. Ordino della ricotta di pecora con olio e pomodoro, mentre Caterina opta per delle olive, servite con arance e cipolla tritata, con accompagnamento di pane tostato, oliato e speziato, molto appetitoso. Affoghiamo il tutto con la consueta Tirana e, siccome ci è rimasto ancora un languorino, assaggiamo anche le patatine fritte, fatte con patate fresche tagliate e cucinate al momento, che risultano ottime. Una monumentale porzione di yogurt con noci e miele pone la pietra tombale sui nostri buoni propositi iniziali e ci alziamo, come di consueto, molto soddisfatti ma un po’ troppo rimpinzati per rimetterci immediatamente in viaggio.
Camminiamo nel prato che costeggia la strada e cogliamo l’occasione di comprare del miele locale, come già deciso all’andata, sperando che sia buono come quello che abbiamo sperimentato nei ristoranti. Ne acquistiamo due vasi, per un totale di due chili e mezzo, e, siccome non abbiamo né voglia né tempo di contrattare, ci facciamo spennare proprio come due turisti, pagandolo come in un supermercato italiano, cioè un prezzo astronomico. Oltretutto ci tocca mettere in conto che poi dovremo spendere altri soldi per spedirlo in Italia, visto che non abbiamo bagaglio da stiva. Ci penseremo comunque a Tirana, prima di prendere l’aereo: ora è meglio rimettersi in marcia.
Giungiamo a Kruje poco prima del tramonto. Saliamo alla cittadella, la parte più antica, dove dormiremo. Raggiunto l’albergo, scopriamo con piacere che, siccome ci sono pochi clienti, per lo stesso prezzo (30 euro totali) ci possono alloggiare in una camera di categoria superiore, nella quale c’è anche l’idromassaggio. Accettiamo, ovviamente, e sperimentiamo subito la novità, togliendoci dalle ossa un po’ delle curve della strada. Dal balcone la luce del tramonto colora di rosso la cittadella e ciò che resta delle mura del castello medievale che fu il caposaldo dell’eroe nazionale Giorgio Castriota, detto Skanderbeg, che si oppose con successo all’avanzata dei Turchi ottomani, difendendo la cristianità albanese. I suoi nemici presero poi la fortezza, ma solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1468. La memoria del condottiero è ancora ben viva, e non esiste una casa senza un suo ritratto o una sua statuetta equestre, mentre il castello è stato trasformato in un museo che porta il suo nome.
Di fianco al nostro albergo c’è una moschea e il muezzin invita i fedeli alla preghiera della sera: dalla mia posizione privilegiata osservo il rito, mentre Caterina va a farsi un giro nel suk, anche se i negozi sono già chiusi.
Ceniamo al ristorante dell’albergo, che dicono ottimo. La cucina si avvicina molto a quella greca ed è decisamente calorica: zuppa di funghi, moussaka, feta fritta e uno spezzatino di carne e formaggio. È tutto molto gustoso, ma decisamente molto condito e pesante, per cui chiediamo un liquore per ammazzare il tutto. Ci arriva invece un dolce di riso, che ci sembra brutto rifiutare. Fagocitato anche questo, riproviamo col raki, che finalmente viene servito, ed è ottimo, il migliore bevuto finora, tanto che progettiamo di portarcene a casa una bottiglia, idea ben presto abbandonata per le difficoltà tecniche che avrebbe comportato.
Sarebbero opportuni quattro passi, ma siamo troppo stanchi e ci buttiamo subito a letto, cadendo in un sonno di piombo.
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