composto di fallo (dal greco phallos, “pene”) e del suffisso –crazìa (dal greco kratía, “potere”): ironico o dispregiativo, tendenza ad attribuire all’uomo (in quanto dotato di “fallo”) una posizione di superiorità o predominio rispetto alla donna. Attestato dal 1973; sinonimo di maschilismo, machismo, sessismo.
Penso a un rigoletto incentrato sul rapporto tra il potere e la fallocrazia, ad esempio, o ad una Battaglia di Legnano, o ai Lombardi alla prima crociata.
Dario Fo (intervista) in Corriere della Sera, 21 febbraio 1978[1]
…l’imperium romanum, […] una vera e propria fallocrazia di stampo patriarcale e maschilista.
Sibillina Foglia in “Priapo: un dio di grande fascino“, Laputa 2-4-2013
- [1]cit. in Agugliaro, Siel Teatro alla Scala e promozione culturale nel lungo Sessantotto milanese. Feltrinelli, 2015. P. 277.↩
- “fallocrazia” in Vocabolario online. Treccani. Web.
- “fallocrazia” in Sinonimi e contrari. Treccani. Web.
- “fallocrazia” in Dizionario De Mauro. Internazionale. Web.
- “fallocrazia” in il Sabatini Coletti Dizionario della lingua italiana. Corriere della Sera. Web.
IN ALTO: affresco raffigurante Priapo, ritrovato a Pompei, circa 50-70 d.C (Museo Archeologico Nazionale di Napoli).
sforzo gravoso ma inutile, fatica insensata, affanno frustrato; dal mito greco di Sìsifo, figlio di Eolo e fondatore di Corinto. Per aver rivelato un segreto di Zeus, ne l’Odissea è condannato a rotolare eternamente sulla china di una collina un grosso macigno che, una volta raggiunta la vetta, rotola inesorabilmente a valle costringendolo a ricominciare.
- Castoldi, Massimo e Ugo Salvi Parole per ricordare — Dizionario della memoria collettiva. Bologna: Zanichelli, 2003. Pag. 145. ISBN 88–08–08878–2
- “Sisifo” in Enciclopedia. Roma: Treccani, Web.
IN ALTO: 1660–1665 c.a Sisyphus, dipinto ad olio di Antonio Zanchi. (Commons).
(sostantivo e aggettivo inv.) pilota o appassionato di automobili Ferrari, chi è solito possedere e guidare vetture di questa marca (1956).
Ma Castellotti, non bisogna dimenticarlo, è un «ferrarista» e ha fede nello squadrone della sua casa.
da “Taruffi punta alla vittoria n. 3” in Stampa Sera, 8 aprile 1956 (anno X nº84). Pag. 5
In alto: un raduno di “ferraristi” a Roma nel 1997 (Commons / CC BY-SA 4.0)
- Fantuzzi, Marco Per una storia della lingua della stampa automobilistica italiana, Bulzoni (1999). Pag. 54
(sostantivo maschile) copricapo in feltro di forma cilindrica, solitamente rosso, talvolta con un fiocco, nappa o cordoncino all’estremità; detto anche più propriamente ṭarbūsh. Attestato in italiano dal 1794 (in inglese dal 1802) deriva dal francese fez, a sua volta dal turco fes, dal nome della città di Fès in Marocco (فاس, in berbero: Fas) dove si ritiene sia originario. L’uso del fez si è diffuso in tutto il medio oriente e bacino del mediterraneo, in particolar modo in Turchia e Cipro, poi nei Balcani diventando un elemento caratteristico della cultura e dell’identità orientale. Tra il XIX secolo e il XX secolo in diversi Paesi occidentali, come Gran Bretagna e Stati Uniti, divenne di moda indossarlo con i completi eleganti da uomo per dare un “tocco esotico” all’abbigliamento.
Il fez divenne anche il copricapo regolamentare di diversi corpi militari, dall’esercito turco (fino al 1910) a quello greco (fino alla seconda guerra mondiale), alle “truppe coloniali” (ad esempio reggimenti francesi nordafricani, come gli zuavi; il reggimento dell’India britannica e la divisione bosniaca delle Waffen-SS), sebbene in gran parte abbandonato o relegato alle parate dopo la seconda guerra mondiale in quanto poco pratico. In Italia è uno dei copricapi dei Bersaglieri.
- “fez” in Dizionario De Mauro, in L’internazionale. Web.
“fez” in Online Etymology Dictionary, Douglas Harper. Web.
Foto in alto: Édouard Hue / Commons [CC BY-SA 3.0]
(voce regionale siciliana) bottega dove si acquista al minuto vino sfuso o lo si degusta, con o senza servizio di trattoria o tavola fredda, mescita; attestato dal 1863. Deriva da fiaschetto, piccolo fiasco della capacità di 1 litro o 3/4 di litro tipicamente utilizzato per i vini, con l’aggiunta del suffisso derivativo –erìa tipico dei nomi di negozi, botteghe e laboratori artigianali.
- “fiaschetteria” in Dizionario di Italiano Sabatini Coletti in (Corriere della sera). Web.
- “fiaschetteria” in Il Nuovo De Mauro (in L’internazionale). Web.
- “fiaschetto” in Il Nuovo De Mauro (in L’internazionale). Web.
Immagine: fiaschetteria a Pistoia (Palikap [CC BY-SA 4.0] Commons).
(sostantivo e aggettivo, spregiativo) appassionato di automobili Fiat, o di marchi del gruppo, o più in generale di marche italiane; chi è solito possedere e guidare vetture di queste marche. Il termine è usato in senso spregiativo o scherzoso dagli appassionati italiani di auto straniere, in competizione appunto con quelli di auto nostrane. Questi ultimi, dal canto loro, altrettanto spregiativamente chiamano “vaggari” o “audioti” i possessori di auto del gruppo Volkswagen–Audi. Il termine fiattaro, come i suoi già citati analoghi di controparte, è legato al linguaggio proprio delle comunità di appassionati di auto e di tuning, come i club, i forum online o i gruppi social, e alla rivalità tra le stesse in base al marchio preferito. Neologismo di recentissima formazione (fine anni 2000), nasce dal nome della casa automobilistica FIAT (acronimo di Fabbrica Italiana Automobili Torino) con raddoppiamento enfatico della consonante “t”, cui è aggiunto il suffisso nominale –aro, che richiama la parlata romanesca ed è comune a parole spregiative, relative a gruppi marginali o comportamenti discutibili (borgataro, cazzaro e simili, cfr: →aro). La fusione di alfista e fiattaro ha generato il portmanteau alfiattaro, che accomuna gli appassionati o possessori di Fiat e Alfa Romeo.
- Secondino, L. “Alfiattari o Vaggari? La rivalità tra i “fan club” degli automobilisti“. 26/11/2018. Web.
Foto in alto: Matheus Ferrero/Unsplash.
insenatura marina lunga e stretta con pareti ripide e scoscese, che si spinge in profondità all’interno inondando un’antica valle glaciale. I fiordi sono tipici del paesaggio nordico e specialmente delle coste scandinave, della Scozia occidentale, Islanda, Alaska, Russia, ma si trovano anche nella Patagonia (America meridionale). Il termine fiordo deriva dal norvegese fjord, a sua volta dal norreno antico fjörðr (da cui anche l’islandese fjörður), ancora dal germanico settentrionale *ferthuz che deriva dal proto–indoeuropeo *pertu- “posto per attraversare”, “guado” (da cui anche l’inglese ford, “guado”) nel senso di “passaggio”.
Talvolta, per la somiglianza geomorfologica con la frastagliata costa norvegese, sono definiti “fiordi” anche alcune insenature strette e lunghe del Mediterraneo come le Bocche di Cattaro nel Montenegro, il “Fiordo di Ciolo” in Salento, il “Fiordo di Furore” nella Costiera Amalfitana. Questi hanno però una diversa origine e non sono quindi propriamente “fiordi”: si tratta infatti di antichi valloni fluviali invasi dal mare.
IN ALTO: un fiordo in Norvegia (Alexey Topolyanskiy / Unsplash).
- “fiordo” in Dizionario De Mauro. L’Internazionale. Web.
- “fiordo” in Enciclopedie Online. Roma: Treccani. Web.
- “fjord“, “*per–” in Online Etymology Dictionary. Douglas Harper. Web.
giorno dell’Indipendenza (festività americana), nel lessico “italglish” parlato dagli immigrati italiani in nordamerica tra Ottocento e Novecento. Il giorno dell’indipendenza (in inglese Independence Day) è la festa nazionale degli Stati Uniti che commemora l’adozione della dichiarazione di indipendenza del 1776, con la quale le Tredici colonie si distaccarono dal Regno di Gran Bretagna. Cade il 4 luglio ed è per questo nota anche come fourth of july: la pronuncia americana [ˈfɔːrθ əv ˌdʒuːˈlaɪ] fu italianizzata in “forte gelato”.
- Maffi, Mario “Forte gelato (e altri –glish)” in Americana: Storie E Culture Degli Stati Uniti Dalla A Alla Z. Milano: Il Saggiatore, 2012. P. 240.
In alto: parata del 4 luglio a New York nel 1911 (Library of Congress, PD).