(scritto anche radical-chic) estremismo modaiolo; ostentazione per moda, esibizionismo o interessi personali di idee anticonformistiche e/o tendenze politiche affini alla sinistra radicale da parte di intellettuali e benestanti; l’appartenente alla borghesia che mostra tale atteggiamento. In italiano il significato del termine radical chic si è gradualmente esteso dal “concetto” (es. «…l’impegno, il politically correct e il radical chic…», Repubblica, 2004[1]) alla persona («Stavolta non è un dibattito da radical chic» Corriere della Sera, 23/10/2009), fino a diventare quest’ultima l’accezione più diffusa. È utilizzato anche come aggettivo (es. «le prediche radical chic di Jane fonda», Il Giornale, 7/3/1982).
Per estensione si riferisce anche allo stile di vita ed alla “moda” comunemente associata al radical chic, che dal punto di vista meramente esteriore è rappresentata da un «abbigliamento che viaggia fra lo sciatto e l’alta moda.»[2]
In tempi recenti, anche sulla scorta di un anti–intellettualismo crescente, il termine radical chic come altri analoghi (es. comunista col rolex, v. sotto) è spesso utilizzato con intento offensivo (in quanto considerato atteggiamento ipocrita) e in ambito sempre più generico per accusare di ipocrisia un ampio ventaglio di persone che va dall’intellettuale di sinistra al semplice moderato; mentre i populisti lo utilizzano per insultare chiunque non si allinei con la corrente populista del momento. Come dire: «se non sei con noi, sei radical chic.»
Origine

Leonard Bernstein (seduto al centro), con la moglie Felicia Montealegre (sinistra) and Don Cox (in piedi), “maresciallo di campo” del Partito delle Pantere Nere, nella casa dei Bernstein Park Avenue (Manhattan) durante famoso il party del gennaio 1970. Foto: New York Magazine.

«Natale Radical-Chic»: copertina di Candido del settembre 1975. All’epoca era organo ufficioso del MSI-DN, partito politico di ispirazione neofascista.
In italiano
L’espressione arrivò in Italia nel 1972 con un famoso articolo di Indro Montanelli, “Lettera a Camilla” pubblicato il 21 marzo sul Corriere della Sera, con il quale si rivolgeva alla collega Camilla Cederna (1911 — 1997) identificandola come rappresentante dell’italico «magma radical-chic» che cullava i «bombaroli» durante gli anni di piombo. La Cederna si era infatti occupata della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato dalla questura di Milano dove si trovava accusato di coinvolgimento dell’attentato di Piazza Fontana del 1969.
Sinonimi ed espressioni affini
Esistono diverse espressioni che, se non perfettamente sovrapponibili, in linea generale hanno lo stesso significato di radical chic. Quasi tutte sono basate sull’accostamento ossimorico di un termine evocativo della tendenza politica vicina alla sinistra radicale ad un’altro che richiama invece all’agiatezza e alla borghesia (es. radicale → chic; comunista → Rolex; liberale → limousine, e così via).
- chic radicale, italianizzazione di radical chic (1982):
‘Chic radicale‘; e il termine è ormai entrato nel linguaggio comune per indicare lo snobismo sinistrorso delle classi più ricche.
Il Giornale, 7 marzo 1982.
- sinistra in cachemere: espressione nata verso la fine degli anni ’90, nella quale la pregiata lana cachemire viene citata come simbolo di lusso:
in Italia a tenere alta la bandiera dell’edonismo è la “sinistra in cachemire“.
L’Espresso, 1994, vol. 44. Pag. 128.
Il segretario del partito di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti (fino al 2006) fu soprannominato “compagno cachemere”[5] per la sua presunta abitudine di indossare maglioni pregiati.
- comunista col Rolex: questa espressione di introduzione recente (2017), analoga alla precendente, accosta il “comunista” al “Rolex”, appariscente e costoso orologio da polso tradizionalmente considerato simbolo di ricchezza. L’espressione nasce dal titolo di un brano pop-rap, intitolato “Comunisti col Rolex”, dei rapper italiani J-Ax e Fedez e pubblicato nel gennaio 2017 all’interno dell’album eponimo. Il termine poi è entrato anche nel linguaggio politico e giornalistico:
E se non fai la ola per i respingimenti «disumanitari», i salvinisti ti danno del comunista col Rolex.
Massimo Gramellini, “Com’è profondo il mare” in Corriere della Sera, 7 luglio 2018
- molotov & champagne fu il soprannome affibbiato negli anni ’70 (con un certo disprezzo da parte dei militanti di altri gruppi) a Potere Operaio, gruppo extraparlamentare di estrema sinistra composto dai figli dell’aristocrazia e dell’altissima borghesia prevalentemente romana.[6] Le “molotov” sono ordigni incendiari utilizzati nella guerriglia o nelle manifestazioni di piazza, mentre lo champagne è un vino spumante comunemente associato al lusso e alla festa.
- rivoluzionario da salotto: chi vorrebbe attuare una rivoluzione politica e sociale, ma dal “salotto”. Il termine è utilizzato già almeno dagli anni ’30 del Novecento, come dimostra un articolo su Il saggiatore:
Questi interrogativi che dovrebbero spingere gli occhi del borghese fino in fondo alla realtà di oggi, non sono posti, o sono appena accennati, per dare più colore alle fantasie europeiste del facile dicitore e rivoluzionario da salotto e da caffè.
da Il saggiatore pubblicazione di critica e filosofia, 1932. Pag. 414
Il “salotti borghesi” erano quelle riunioni mondane tenute a partire dall’Ottocento presso case private (nei “salotti”, appunto), solitamente a cadenza regolare, cui a membri della nuova borghesia e letterati prendevano parte per discutere di cultura e politica.
Inglese
- Abbiamo ovviamente radical chic, che nella sua lingua d’origine si riferisce però al concetto, alla moda di «ostentare opinioni radicali di sinistra» (Oxford Dictionary, op. cit.) ed allo stile di vita ad essa collegato, ma non alla singola persona come invece d’uso in italiano.
- Bolly bolschevist: (Regno Unito),[7] dove “Bolly” è abbreviazione di Bollinger, una marca di vino champagne. Il termine “bolscevico”, che nell’uso comune è sinonimo di “comunista”, è scelto più per l’effetto di allitterazione con “Bolly” (bol–, bol–) che per particolare riferimento alla dottrina del bolscevismo.
- champagne socialist:[8][9][7] è utilizzato nel Regno Unito e anche qui accosta il socialismo al costoso vino champagne. Si riferisce in particolare ai sostenitori del partito laburista che vivono nel centro di Londra e adottano un tenore di vita particolarmente elevato.
- chardonnay socialist: è la variante australiana e neozelandese e risale agli anni ’80, quando il vitigno chardonnay divenne molto popolare tra gli appassionati di vino in Australia.[10]
- Gucci communist: utilizzato in Sudafrica,[7] cita il marchio di abbigliamento di lusso “Gucci” in modo analogo a “comunista col Rolex”.
- latte socialist: (Irlanda) è il socialista che discute di politica mentre sorseggia comodamente caffè con latte[7] (in inglese latte è sinonimo di milky coffee, proprio il nostro “latte macchiato”[11]). Il termine è attribuito al politico irlandese Leo Varadkar, leader del partito democratico centrista Fine Gael e Primo ministro della Repubblica d’Irlanda dal giugno 2017. Il 21 ottobre 2017, intervistato durante una cena istituzionale del proprio partito presso il Burlington Hotel di Dublino, affermò riferendosi alla sinistra irlandese:
Some of them have tried to dismiss this budget as only providing a cup of coffee a week for people. [… ] I’d advise these latte socialists to think again about where they buy their coffee.[12]
- limousine liberal:[13] è un’espressione utilizzata negli U.S.A. dagli anni 1980[7] che accosta la limousine, autovettura di lusso, con la politica liberal che in inglese statunitense significa “progressista”, “socialdemocratico”[14]
- smoked salmon socialist: utilizzato in Irlanda, dove il “salmone affumicato” rappresenta il “piatto raffinato” per eccellenza.[15]
Francese
- bourgeois-bohème: abbreviato bo–bo, che associa la condizione sociale borghese all’atteggiamento bohèmien e risale alla fine dell’800. Si legge infatti nel Bel–Ami di Guy de Maupassant (1885):
Ce fut elle alors qui lui serra la main très fort, très longtemps ; et il se sentit remué par cet aveu silencieux, repris d’un brusque béguin pour cette petite bourgeoise bohème et bon enfant qui l’aimait vraiment, peut-être.
- gauche caviar: (“sinistra al caviale”) espressione risalente agli anni 1980[7] che accosta l’orientamento politico di sinistra con il caviale, cibo raffinato per antonomasia.
Tedesco
- Salonbolschewist o Salonkommunist: “bolscevico/comunista da salotto”,[16][7] equivalente all’italiano “rivoluzionario da salotto”.
- Toskana-Fraktion: [17] “partito della Toscana”, con riferimento alla frequentazione di luoghi di villeggiatura in Toscana da parte di politici e intellettuali.
Spagnolo
- hippie con osde: in Argentina è l’hippie con un’assicurazione sanitaria privata (OSDE è una delle maggiori agenzie assicurative sanitarie argentine).[7]
- izquierda caviar: “sinistra al caviale”, che deriva dal francese gauche caviar (v. sopra).[18]
- red set: è un’espressione di lingua inglese ma utilizzata in ambito ispanofono in Sudamerica (Cile)[18] che gioca sull’espressione →jet set, “alta società”, sostituendo però al jet il red (rosso), colore tradizionalmente associato alla politica di sinistra.
- whiskyerda:[18] portmanteu di whisky, nel senso di bevanda da intellettuali, e izquierda, “sinistra”.
Portoghese
- esquerda caviar: (Brasile), “sinistra al caviale” anch’esso dal francese gauche caviar (v. sopra).
Vedi anche: →gattopardismo.
Note
- [1]“Quanti complessi verso l’autorevole stampa straniera” Repubblica, 12/3/2004.↩
- [2]“Come creare un look radical chic” in Pianeta Donna. 25/4/2017. Web.↩
- [3]“chic” in Douglas Harper Online Etymology Dictionary. Web.↩
- [4]“chic” in Word Reference. Web.↩
- [5]Aldo Sofia “Il compagno Bertinotti, dal “Capitale” al popolo ciellino” TVSvizzera, 21/4/2016. Web.↩
- [6]Massimo Fini, “Molotov & Champagne” in Come Don Chishotte, 16/2/2005. Web.↩
- [7]
Oscar Rickett “From latte socialist to gauche caviar – how to spot good-time leftwingers around the world” in The Guardian, 23/10/2017.↩
- [8]
Matthew Moore, Sarah Graham, “Champagne socialists ‘not as left wing as they think they are” in The Telegraph, 14/7/2010.↩
- [9]
Ed Roobsky “So what’s the problem with champagne socialism?“↩
- [10]
“Meanings and origins of Australian words and idioms: C” in Australian National Dictionary Centre.↩
- [11]“latte” in Word Reference. Web.↩
- [12]
“Varadkar says he’ll move the time of his Ard Fheis speech so it doesn’t clash with Ireland–Denmark” in The Journal, 21/10/2017.↩
- [13]
“limousine liberal” in Urban Dictionary. Web.↩
- [14]“liberal” in Word Reference. Web.↩
- [15]“Smoked Salmon socialists and others” in Irish Times, 28/10/1998. Web.↩
- [16]
“Salonbolschewist“ nel dizionario Duden.↩
- [17]
“Kanzler kam erst spät zur Toskana–Fraktion” in Handelsblatt, 9 luglio 2003↩
- [18][spa] “Los rojos del redset…” in El Mostrador, 24/9/2014. Web.↩
Bibliografia e fonti
- Cortelazzo, Manlio e Ugo Cardinale Dizionario di parole nuove 1964 – 1984
. Torino: Loescher Editore, 1986. Pag. 142.
Wolfe, Tom “Radical Chic: That Party at Lenny’s” in New York Magazine, 8 giungo 1970.
- Wolfe, Tom Radical chic: Il fascino irresistibile dei rivoluzionari da salotto Roma: Castelvecchi.
- De Filippi, Giuseppe “Scoprire lo chic radicale era facile, per scoprirne le strategie ci voleva un genio” in Il foglio. 16 maggio 2018. Web.
“radical chic” in Oxford Dictionary. Web.
- “Cosa sono i radical chic” in Il Post, 24 agosto 2014. Web.
- “radical–chic” in Vocabolario Treccani. Web.
(o reguetón nella grafia ispanica) genere musicale da ballo caratterizzato dall’incontro del reggae — in particolare la sua declinazione più minimale, il dancehall giamaicano, e il raggae en español[1] cantato a Panama dagli anni ’70 — ma anche di altri stili afro-caraibici,[2] con gli stilemi tipici dell’hip hop di origine statunitense, inclusi i suoni elettronici sincopati e la tecnica oratoria musicale del rapping, con testi però in lingua spagnola o spanglish. Nato a Porto Rico negli anni novanta dapprima come genere underground, il reggaetón ha conosciuto una diffusione pressoché mondiale nella decade successiva, con Gasolina di Daddy Yankee a sancirne nel 2004 l’ingresso nelle hit parade nordamericane ed europee, fino a diventare definitivamente un genere mainstream.
La parola raggaetón altro non è che l’accrescitivo di raggae, formata con l’aggiunta appunto del suffisso –on che in lingua spagnola indica qualcosa di grande (letteralmente ‘grande reggae’[3]) e l’interfisso –t– che ha la sola funzione estetica di interrompere l’accumulo di vocali che si avrebbe altrimenti in sua assenza (in pratica, ‘raggaeón‘ non suonava benissimo).
Il termine raggaetón fu usato per la prima volta nel 1994 dagli artisti Daddy Yankee e DJ Playero, cui è attribuita la paternità, che lo utilizzarono nell’albunm Playero 36 per descrivere il nuovo genere emergente a Puerto Rico che univa i ritmi raggae (il dembow giamaicano) e hip hop con il rap e il cantato in lingua spagnola. La Academia Puertorriqueña de la Lengua Española si è espressa in favore della grafia reguetón, più vicina alle regole ortografiche della lingua spagnola.
Sottogeneri e generi derivati
- alternative raggaetón: genere nato negli anni 2000 come reazione alla ripetitività del ritmo dembow e degli stereotipi gangsta considerati da alcuni ormai scontati e ritriti; rispetto al raggaeton presenta suoni più complessi e ricercati, maggiori influenze dalle musiche tradizioni afro-caraibiche, dalla world music e anche dal rock en español. I testi, altrettanto crudi, sono però più intellettuali ed impegnati su contenuti sociopolitici e antirazzisti.
- bachatón: sottogenere nato dall’ibridazione del raggaetón portoricano con le melodie della bachata dominicana.
- cubatón: sottogenere nato dall’ibridazione del raggaetón portoricano con elementi della musica tradizionale cubana; a differenza del reggaeton i testi trattano per lo più di temi positivi come la gioia di vivere cubana, l’amore, il ballo e la festa. Questo stile ha avuto origine a Cuba alla fine degli anni ’90 ma poi è stato ripreso anche in America latina.
- raggaecrunk: sottogenere nato dall’ibridazione tra il raggaetón e il crunk, sottogenere del southern hip hop nato a Memphis (Tennessee) e caratterizzato dalla presenza di fischi, beat molto potenti e una forte componente elettrorap.
- [1]Il raggae originariamente era solo in lingua inglese, basti pensare a Bob Marley.↩
- [2]come la soca trinidadiana, la bomba e la plena portoricane, la salsa cubana, il mambo e la bachata↩
- [3]Come in italiano, in spagnolo l’accrescitivo può indicare non son solo qualcosa di grande in termini di dimensioni fisiche, ma anche in quelli qualitativi: es. solterón, (scapolone); richazón, (riccone).↩
- “Dj Playero coloca la evidencia de que Daddy Yankee y él fueron los creadores de la palabra Reggaeton” in Rapetón, 10/12/2015. Web.
- “Ya no sería ‘reggaetón’ sino ‘reguetón’” El Mundo, 12/11/2006. Web.
- “reguetón” in Fundéu BBVA. 24/11/2010. Web.
Foto in alto: show del gruppo reggaetón argentino Chocolate Remix, impegnato su temi femministi e LGBT, 2013 (foto: Laura Brégoli/Commons CC BY-SA 3.0)
(collo rosso) termine originariamente dispregiativo con cui ci si riferisce ai cittadini americani di etnica caucasica che vivono (o provengono) dagli stati meridionali degli Stati Uniti ed appartengono alla fascia economica medio–bassa della società. Il termine redneck significa letteralmente “collo rosso” e deriva evidentemente dall’abbronzatura dovuta all’esposizione al sole durante i lavori agricoli; un’altra teoria ne fa risalire l’origine ad una protesta di minatori dei primi del novecento, quando gli scioperanti indossarono una bandana rossa al collo.
Secondo lo stereotipo diffuso tra i connazionali del nord (→yankee), i redneck sono contadini o minatori o chiunque ne condivida i modi spicci; sono irascibili, rozzi ed ignoranti, caratterizzati da un lessico bizzarro e scurrile. Sempre secondo lo stereotipo, i redneck mangiano pollo fritto e maiale, abbondano con l’uso di alcolici (in particolare grappa distillata illegalmente, il moonshine), sono propensi alla rissa e molto meno propensi all’igiene; avulsi alla modernità, bigotti e conservatori, vivono in case rurali isolate o fattorie. La figura del redneck è spesso associata alla musica country e bluegrass.
Secondo Jim Goad, l’autore del provocatorio libro Redneck Manifesto[1] del 1998, paradossalmente sarebbero stati proprio i cittadini del sud ad inventare e diffondere lo stereotipo del redneck nel XIX secolo per nascondere la pressione sociale: i cittadini benestanti inventarono una figura sgradevole associata alle fasce più povere, cui attribuire la situazione di bassa istruzione, povertà e condizioni sanitarie precarie che affliggeva gli stati meridionali prendendone così le distanze. Tale divario sociale divenne ancor più evidente dopo la →guerra civile. Pur persistendo il senso classista e denigratorio dello stereotipo, questo è stato rovesciato dagli stessi cittadini del sud che lo rivendicano invece come simbolo di un “orgoglio sudista”, che si esprime ad esempio nelle “Olimpiadi Redneck” tenute in Georgia dal 1996.
Simili allo stereotipo del redneck sono quelli degli hillbillies, gli abitanti dei monti Appalachi, e degli hicks, gli abitanti delle zone rurali del Midwest.
- [1] Goad, Kim The Redneck Manifesto: How Hillbillies, Hicks, and White Trash Became America’s Scapegoats New York: Simon & Shuster, 1998.↩
- Maffi, Mario “redneck” in Americana: Storie E Culture Degli Stati Uniti
Dalla A Alla Z. Milano: Il Saggiatore, 2012. Pp. 526-527.
Immagine: San Augustine, Texas, 1939, contadini in città al sabato pomeriggio. Foto di Lee, Russell (1903 — 1986) — Library of Congress.