24 giugno 2017: Tirana
Indice
Passiamo davanti al mausoleo di Hohxa, fortemente voluto dalla figlia appena prima della caduta del regime, una piramide smisurata e francamente brutta che non servì mai al suo scopo: dopo la fine del comunismo divenne, forse a spregio, una discoteca e ora versa in stato di completo abbandono, quasi avulsa dal contesto circostante, faticando, anche simbolicamente, a trovare la sua collocazione nell’Albania contemporanea.
In pieno centro città uno studio di architettura italiano sta restaurando un vecchio palazzone in stile sovietico per trasformarlo in una moderna sede governativa, mentre a poche decine di metri fa bella mostra di sé un enorme bunker ora trasformato in museo d’arte. Prendiamo un taxi e torniamo in albergo a recuperare auto e bagagli: vogliamo visitare la stazione ferroviaria, soprattutto per vedere come sono i treni. Abbiamo letto cose favolose su vecchi convogli marcati “DDR”, ma vogliamo sincerarcene con i nostri occhi. Giriamo per una buona mezz’ora ma ci imbattiamo solo in tronconi di binari semidivelti e il navigatore sembra farci girare a vuoto. Decidiamo di parcheggiare e di arrivarci a piedi, ma finiamo a passeggiare nelle fondamenta di un palazzone in costruzione e poi in un campo dove pascola una vacca: ci sembra incredibile essere a poche centinaia di metri dal Plaza Hotel di piazza Skanderbeg.
Tirana ci stupisce apparendoci come una città in piena transizione: passata in 25 anni da 250mila a quasi un milione di abitanti, aspira da un lato ad essere una moderna capitale europea, e dall’altro porta ancora, anche se sempre meno evidenti, i segni di un passato non certo prosperoso. Della stazione, comunque, non troviamo alcuna traccia e a malincuore rinunciamo: scopriremo poi in aeroporto, poco prima di imbarcarci, che è stata abbattuta per costruire un avveniristico hub dei trasporti. Peccato.
Carne di manzo e d’oca.
Facciamo una capatina anche nel quartiere un tempo riservato ai papaveri del Partito del Lavoro d’Albania, la versione locale della Città Proibita, ora diventato centro della vita notturna di Tirana. In una piccola locanda senza pretese ci concediamo l’ultimo pasto albanese: carne di manzo e d’oca con enormi fagiolini alla moda greca, bagnati dall’ultima birra autoctona. Partiamo quindi per l’aeroporto dove, con non poco rammarico, riconsegnamo l’auto dopo aver fatto l’ultimo pieno di benzina e cambiamo i pochi leke che ci sono rimasti in tasca. ∎
indietro