Raccontare di cose meravigliose, insolite o poco conosciute ed offrire loro asilo, salvandole così dall’oblio di una desertificazione della rete cui sopravvive solo ciò che viene globalmente condiviso da blog e social network: questo è il compito di Laputa. 

L’abbiamo scritto nella pagina dedicata al nostro Municipio e ne abbiamo fatto la nostra missione. Questa era anche un po’ la missione di Prismo, che in fondo come noi parlava delle cose che interessavano ai suoi autori, «dalla politica ai videogiochi, dalla fantascienza all’arte contemporanea, dal cinema d’autore alle saghe miliardarie». Purtroppo, per via degli impegni che gran parte della redazione ha con Tascabile, rivista online edita da Treccani, Prismo ha oggi annunciato la cessazione delle pubblicazioni. Nell’augurare il meglio ai suoi autori per la nuova avventura, vogliamo rendere tutto il nostro omaggio a Prismo e fargli sapere che ci mancherà, e ci mancheranno i suoi eccellenti articoli che più volte abbiamo citato, condiviso, “ritwittato”. Continueremo a conservare una speranza di rivederlo online prima o poi, perché si sa, in fondo i gatti han ben più di una sola vita. Quindi…

…so long and thanks for all the fish, Prismo!



 

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«Noio volevam savuar…»: anche quest’anno vi proponiamo le chiavi di ricerca più curiose con cui i visitatori sono finiti (a volte inspiegabilmente) da noi. Abbiamo la solita schiera di utenti alla ricerca del feticcio fallico delle «dimensioni del carroarmato» (anche questa è una parola chiave): moltissimi infatti arrivano qui cercando disperatamente di scoprire il carro armato «più grosso del mondo», «più potente», «più pesante», «più veloce», «più grosso e potente» ecc… e finendo inevitabilmente all’articolo di Giovanni Melappioni su quello che effettivamente è il carro più grande mai costruito, il “Maus” tedesco. Ma a parte queste, che non si contano, abbiamo anche quest’anno alcune “perle”.

  • sceriffo o sceriffo

    Eh, c’è una bella differenza…

  • perche’ portieri di hockey bevono

    Non solo loro, fidati.

  • le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni e di vuoti di bottiglia

    A chi lo dici caro…

  • il titanic è sto affondato da un siluro

    I complottisti da quella parte, grazie.

  • credenza donna sommergibile

    È quella che ha lanciato il siluro.

  • vendere penne austranauti

    Questo ha trovato il businness.

  • come fare la pipì sulla luna

    Per carità, ciascuno ha le proprie ambizioni nella vita…

  • comprare un carro armato js

    Temo che non sia così facile.

  • capacità serbatoio carro armato

    Dopo averlo comprato, giustamente si preoccupa del pieno…

  • cos e la baltrescz
    sapere se vicolo risulta un incrocio

    la germania geografia tradotta in tedesco
    2 scali di u n volllo decido di scendere al primo

    La storia siamo noi

  • da chi fu mandato pippo nella seconda guerra mondiale

    Da Topolino, naturalmente!

  • carriarmatirussivstedeschi

    Si ma prendi fiato!

  • vota-antonio +aquila del reic

    Più “aquila del reic” per tutti! Vota Antonio!

  • quanti carri armati ha costruito hitler

    Nemmeno uno. Non li costruiva lui.

  • loro morirono con custer

    Già. Triste vero?

  • codice morso con simboli pirati

    I pirati mordono i codici? Marrani!

  • Storie corno nel culo

    Non è il genere di storie che raccontiamo di solito, però…

    Ce l’avevo sulla punta della lingua

  • come si chiama la parte della nave dove è attaccata la bandiera dei pirati?

    Albero?

  • grandi terre che emergono dagli oceani

    Continenti?

    La matematica è un’opinione

  • matematica quantistica calcolo della squadra vincente

    Meccanica quantistica: la stai facendo male.

  • calcolo computer 666
    i numeri che significa e una cosa diabolica

    calcolare il numero della bestia
    sono una bestia 616

    Se lo dici tu… ci crediamo.

    I fissati col fallo

  • dio greco col pene enorme

    Spiacente, non sei tu.

  • avere pene priapo

    Ti piacerebbe eh?

  • fallo latino

    Si, si dice…

    Chi ci ha preso per la guida definitiva

  • dea del prostatico roma

    Temo che non fosse una antica divinità romana…

  • video erotici amatoriali

    Credo non siano difficili da trovare su internet

  • yuri la puta
    dove posso trovare le prostitute sulla via carrer arago barcello
    strada con prostitute sant andreu de la barca
    zoccole di pompei

    Vabbeh…

(da 21-8-2014 a 7-8-2015)

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Parliamo di sicurezza nei tribunali. Qualcuno dovrebbe dire quanta pressione fanno gli avvocati e i magistrati per non essere “stressati” dalle guardie giurate all’ingresso. Ricordo benissimo, data la mia esperienza come guardia presso il tribunale di una città capoluogo di provincia, le parole dell’ordine degli avvocati «Non ci romperete mica i coglioni tutti i giorni con questi tesserini!» e il procuratore di allora preoccupatissimo che magistrati e importanti membri dell’avvocatura potessero risentirsi di controlli troppo approfonditi. Il regolamento prevedeva di mostrare un tesserino, di plastica o su cartoncino, con timbri sbiaditi e una foto tessera che in confronto quella delle nuove patenti era un poster. Noi chiedevamo di mostrarlo ma poi il riscontro dov’era? Sapete che la metà dei censiti negli albi degli avvocati non ha una fotografia in tale albo? Quindi entra tizio X che mostra un tesserino con una fotina (può essere la sua, che cambia?) e tu non puoi riscontrare nulla. I primi giorni eravamo stressanti, telefonavamo in procura, all’ordine degli avvocati, alla questura finché non ci è stato fatto capire che «esagerate, che volete che succeda? Fatevela finita o tutti a casa!». Non è mica finita: c’erano avvocati che facevano entrare chiunque al grido «sta con me!»… e quindi? Quando li fermavi succedeva il finimondo. Come si permettono questi straccioni di ritardati -perchè se fai la guardia giurata è chiaro per tutti che tu sia un fallito- di mettere in dubbio la mia onestà? E quelli che entravano dalle porte di sicurezza aperte dagli amici e con un sorriso del cazzo ti dicevano «Che fai, mi spari?»

Ma il vero problema era che se facevi il tuo dovere diventavi una rottura di coglioni (e fascista), il servizio era stressante ma, ok, qualcuno di noi ci credeva che fosse importante e faceva spallucce, rimanendo ligio ai doveri imposti dal servizio. Quando però si scolla il collegamento con le forze dell’ordine, quelle vere, e pure loro pensano che tutto sia una farsa esagerata, che tanto che vuoi che accada, che dovete darvi una calmata che poi gli avvocati e i magistrati si incazzano… ecco, allora si può entrare con una pistola in tribunale.

Chiudo con la spiegazione della foto qui allegata. Quel coltello l’ho rilevato io con lo scanner a raggi-x. Non era un modellino da mercatino ma una lama in acciaio. Ho testimoniato al processo che ne è seguito. Sapete cosa ricordo di tutta la faccenda? Il carabiniere della polizia giudiziaria che mi dice «e fallo andare via, sai che coglioni adesso che tocca verbalizzare?» E l’avvocato dell’uomo che mi disse se avevo idea di quanto tempo avevo fatto perdere a tutti, visto che l’uomo aveva dichiarato di essersi sbagliato e che voleva riportare la lama in macchina! Certo, i miei sono tutti aneddoti. Aneddoti.

mani legate con cavo del mouse

© 2011 AndreyKr/Depositphotos

In questi mesi si parla tanto di riforma della pubblica amministrazione e sburocratizzazione che, per vari motivi in Italia sembra così difficile da realizzare. Ai primi di agosto la Camera ha approvato[1] la conversione in legge del decreto sulla pubblica amministrazione. Se e quanto sarà efficace, lo vedremo nel prossimo futuro, ma sicuramente resta molto da fare per avere uno paese efficiente e competitivo. Intanto, se da una parte si parla di sburocratizzazione, dall’altra le richieste di documenti per una pratica amministrativa, anche la più semplice, sembrano al contrario moltiplicarsi. Qui non diamo giudizi politici, non ci interessa e non ci compete: raccontiamo solo storie vere e questa volta non racconterò di incredibili monorotaie a vapore del XIX secolo o avventurose storie di fari in mezzo alle più infernali acque dell’oceano, ma solo una personale esperienza con una pubblica amministrazione, a futura memoria di come non vorremmo più fosse il nostro paese. Un po’ come la conca fallata sul Naviglio, lasciata ai milanesi a perenne memoria e simbolo della cattiva amministrazione settecentesca. Non voglio fare “di tutta l’erba un fascio”, come si dice, né farne la solita questione pubblico/privato: semplicemente non vorrei che ci si dimenticasse cos’è stata (anche) l’Italia se -come speriamo- davvero cambiasse qualcosa; perché di memoria, in tal senso, noi italiani ne abbiamo davvero poca.

Nel mio lavoro disavventure simili non sono certo rare -anzi, sono purtroppo ordinaria follia- ma questa mi sembra particolarmente emblematica ed esemplare. Parlo di quattro anni fa, quando dovetti annullare le mie ferie per colpa di una serie incredibile di disguidi, una vicenda che posso dettagliatamente ricostruire grazie alla mia abitudine di tenere accurati “diari” dell’avanzamento delle pratiche che si rivelano problematiche.

Luglio 2010: dovevo presentare una pratica tecnica relativa ad alcuni immobili di un mio cliente presso un ente pubblico, che d’ora in avanti chiamerò “ente” (già, perché oltre a scrivere qui ho anche un lavoro vero come libero professionista tecnico). A onor del vero, però l’ente in questione, o almeno il suo ufficio provinciale (pur avendomi riservato in altre occasioni della autentiche “perle”) questa volta non c’entrava nulla: la trasmissione doveva avvenire tramite un intermediario tecnico, una piattaforma informatica online (che d’ora in avanti chiamerò “sito”) gestita da una apposita società di «Information and Communication Technology»[2] (che d’ora in avanti chiamerò “la società”) del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Quindi, un altro ente pubblico.

Naturalmente si paga prima, ed il 26 luglio 2010 alle 11:40 circa ho caricato tramite carta prepagata € 100,00, pari al costo di presentazione della pratica. Dopo l’operazione, controllo gli estratti conto della carta prepagata e del credito sul sito: ebbene, mi erano stati effettivamente decurtati € 101,00 (incluso € 1,00 di “commissione”) dalla prima ma dell’accredito sul conto non c’era traccia. Ho atteso circa 30 minuti, pensando che si trattasse di un semplice ritardo dovuto ai tempi tecnici di trasferimento. Alle 12:15 ho contattato il numero verde del sito dove mi risponde una voce registrata informandomi che per “motivi tecnici” non meglio precisati il call-center era fuori servizio. Chiamo allora un numero trovato sul sito ufficiale dell’ente, un numero di Roma cui dovrebbe rispondere un qualche ufficio del settore dei servizi informativi. A questo numero mi risponde di nuovo una voce registrata che dice di rivolgersi al numero verde, che però avevo appena verificato essere fuori servizio. Senza soldi sul conto non potevo trasmettere la pratica, ma il cliente ne aveva bisogno e la vigente normativa prevede una sanzione se non trasmessa entro 30 giorni dalla fine dei lavori, ai sensi della Circolare 3/2006 dell’ex-Agenzia del Territorio. Che fare, caricare altre cento euro con il rischio di perdere anche quelle? Non avrei risolto il problema ed avrei avuto altre cento euro in meno in tasca.

Tento allora con l’assistenza online: il sito è poco chiaro e ci metto alcuni minuti per capire cosa dovessi fare. Quando, come indicato nella pagina, premo il pulsante su «Richiedi Assistenza» mi viene risposto che non sono «abilitato a richiedere assistenza» (sic). Dunque per avere assistenza su un problema creato dallo stesso sistema bisognava essere “abilitati”? Da chi e come? Nessuna spiegazione in merito. Contatto allora il numero verde del gestore della carta di credito: l’operatrice mi conferma che risulta un trasferimento di €101,00 e che non può fare nulla in quanto per loro la somma è già partita ed è a disposizione dell’ente. Tutto quello che riesco ad ottenere è il numero di riferimento dell’operazione che è 108… e qualcosa.

Mando una e-mail con conferma di ricezione ad un indirizzo e-mail dell’ente, trovato sempre sul sito della stessa dove si specifica che l’indirizzo serve «per segnalare problemi tecnici generali nei collegamenti informatici». Visto che mi sembra proprio il mio caso, scrivo segnalando il problema, citando il numero dell’operazione e chiedendo il rimborso del denaro “scomparso”. Ad oggi non solo non ho mai ricevuto risposta, ma nemmeno la conferma di lettura. Il che mi fa supporre che nessuno legga quella casella di posta elettronica.Non vedendo segni di vita, ricontatto i numeri telefonici faticosamente recuperati, ottenendo sempre la stessa risposta da una voce registrata: allo 06 (numero di Roma) mi dice di contattare il call center al numero verde, ed al numero verde mi risponde che il call center è fuori servizio.Vedendo che il problema non si sblocca e nessuno mi da risposta, contatto direttamente il centralino della società informatica a Roma (un altro 06) recuperato tra l’altro solo grazie ad un forum di discussione su internet. Dopo una lunga attesa mi risponde un’operatrice, alla quale spiego il problema. Mi viene passato il settore di competenza: il telefono suona dalle 15:40 alle 16:00 circa prima che qualcuno sollevi la cornetta. Dopo 20 minuti mi risponde un’operatrice, che mi invita a contattare di nuovo il call-center. La faccio presente che il call center non funziona, al che mi da il suo indirizzo di posta elettronica cui scrivere, garantendomi che la mia e-mail sarebbe stata inoltrata al settore tecnico e risolta entro breve. Scrivo quindi la segnalazione all’indirizzo appena fornitomi, ma di nuovo non ricevo nessuna risposta, non vengo contattato e la somma di €100,00 non mi viene riaccreditata. Visto che ormai si è fatta ora di chiusura per gli uffici, e dopo aver perso una giornata di lavoro, decido che è inutile insistere e di ritentare il giorno successivo.La mattina dopo (27 luglio 2010) controllo gli estratti conto della carta, il credito sul sito e la posta elettronica: del mio denaro nessuna traccia e nessuno ha risposto alle mie segnalazioni via e-mail. L’assenza di conferme di lettura mi fa inoltre ritenere che non siano nemmeno state lette. Chiamo di nuovo il call-center, che continua ad essere fuori uso. Chiamo di nuovo la società di informatica, al centralino di Roma, e mi viene passata un’operatrice che mi invita a contattare il call-center. Le faccio presente (di nuovo) che il call-center non è operativo, ma lei mi risponde che verrà riattivato dopo mezzogiorno. Ah, che combinazione! Faccio presente che io ho già perso un giorno e che se presento la pratica dopo mezzogiorno viene trattata insieme a quelle del giorno seguente, perdendo così un’altra giornata lavorativa sui tempi di approvazione. L’operatrice mi risponde che non sa come aiutarmi: non che la cosa mi sorprenda. Si limita a darmi un ulteriore numero precisando che non può garantire né che sia giusto, né che mi risponda qualcuno. Andiamo bene. Chiamo due volte questo nuovo numero (un altro 06-) ma ancora una volta nessuno risponde. Ormai si avvicina mezzogiorno, e decido di aspettare la riattivazione del numero verde come promesso dall’operatrice.Chiamo il numero verde alle 12:00 esatte ma è fuori servizio. Riprovo alle 12:30 ma il call-center è sempre fuori servizio. A questo punto richiamo la società al centralino (allo 06). L’operatrice mi passa un interno. Risponde un’altra operatrice, che mi risponde che non è competenza sua. A questo punto comincio a pensare che il centralino passi dei numeri assolutamente a caso. Tuttavia questa seconda persona, gentilissima, mi mette in attesa dicendomi che tenterà di passarmi una persona competente per il mio problema. Dopo qualche minuto, mi risponde di nuovo la stessa persona, che costernata mi riferisce che è spiacente, ma ha contattato telefonicamente sei diversi colleghi e nessuno (!) ha risposto al telefono. L’impiegata, che evidentemente non sapeva davvero più che fare, mi passa la responsabile. Ancora una volta, il telefono suona a vuoto: e siamo a sette persone, contemporaneamente assenti dal luogo di lavoro, compreso il non meglio identificato “responsabile”. Di nuovo l’impiegata si fa lasciare il mio numero promettendo che mi avrebbe fatto chiamare appena la responsabile, tale Dott.sa xxxxxxx,[3] sarebbe rientrata.Infatti dopo pochi minuti suona il mio telefono, e l’operatrice mi annuncia la responsabile al telefono. Peccato che mi venga passato un uomo, che dice di essere all’oscuro di tutto e di non essere, ovviamente la dottoressa. Mi ripassa il centralino. Riferisco all’operatrice che mi ha passato un’altra persona che non aveva nulla a che vedere con quella annunciata, al che mi dice che avrebbe ritentato e dopo qualche istante risponde una donna. Ma nemmeno stavolta è la responsabile. Il mio dubbio che il centralino componga numeri random è sempre più forte. Tuttavia quest’ultima mi mette in contatto diretto con l’assistenza e finalmente mi risponde una persona che afferma di potermi aiutare. Spiego il problema lasciando il codice fiscale e i contatti e-mail e telefonici: illuso.Alle 14:15 controllo di nuovo: la somma non mi è stata accreditata, il call-center contrariamente a quanto mi era stato detto continua a non funzionare, nessuno mi ha ancora contattato né via e-email né per telefono. Al di là del problema tecnico, che chiaramente può capitare, com’è possibile che non ci sia modo di chiedere assistenza? Invio allora una mail spiegando tutto l’accaduto contemporaneamente a tutti gli enti coinvolti, ma di nuovo nessuno risponde. Dopo l’infinita serie di chiamate a vuoto, dialoghi surreali con operatori che non sapevano nemmeno perché stessi parlando con loro, una assistenza praticamente inesistente, il 28 luglio 2010 riesco ad avere indietro i miei soldi: e probabilmente non perché qualcuno mi abbia aiutato, ma perché il normale processo di verifica delle transazioni sulla carta ha fatto il suo corso e -avendo riscontrato un errore- sono stato rimborsato automaticamente.

Ad ogni modo, ora posso presentare la pratica: ripeto l’operazione di “ricarica” incrociando le dita, nel terrore che il disguido si ripresenti tal quale. Ma stavolta va a buon fine e presento la pratica alle 7:00 di mattina. Ora posso solo attendere un’altra giornata che la pratica sia approvata (avrei dovuto già essere in viaggio). Ma non era ancora finita.

Il giorno dopo (29/07) faccio il login sul sito del sistema telematico per vedere se la pratica è approvata (ormai con tre giorni di ritardo sui tempi preventivati, mettendomi anche in difficoltà con il Cliente). Clicco su «Presentazione documenti» poi «Elenco pratiche». Mi chiede di nuovo quale utente sono, proponendomi una lista dove -ovviamente- c’è solo il mio nome. Clicco sul mio nome e mi ritrovo al menu principale senza poter accedere alle mie pratiche. Devo autenticarmi di nuovo, entro ma come prima mi ritrovo daccapo.
Visti i precedenti, chiamo immediatamente il famoso numero verde che mi avevano detto avere riattivato. Nulla: la voce registrata mi risponde che il call-center è fuori servizio. Vado sull’assistenza online, clicco su «contattaci» e ottengo un messaggio che dice:

«IMPOSSIBILE INVIARE RICHIESTA ASSISTENZA SESSIONE SCADUTA. SI PREGA RIPROVARE DOPO ESSERE TORNATI AL MENU INIZIALE»

Perdonate il maiuscolo e «menu» senza accento, riporto tale quale. Ritorno alla pagina iniziale per autenticarmi più e più volte, ma il risultato è sempre lo stesso. Come il giorno precedente, chiamo il centralino della Società preparandomi psicologicamente ad un nuovo incubo.

1ª telefonata: mi risponde un’operatrice, cui chiedo di parlare con l’assistenza del sistema telematico. Mi passa un’interno che ovviamente NON è quello giusto, ma ormai ci sono abituato. L’interno mi passa un tecnico, che mi dice che l’errore è dovuto ai cookie, all’orologio del PC, al firewall. In pratica, può essere qualunque cosa. Controllo: l’orologio è giusto, svuoto i cookie, imposto il sito tra i consentiti senza risultato. Ad un certo punto non mi carica la pagina: riferisco al tecnico con cui sono al telefono e questi, che evidentemente non vede l’ora di liberarsi di me, coglie subito l’occasione: «significa che il problema è risolto, ora si tratta solo di lentezza dovuta ad un picco di traffico». E mi congeda gentilmente. Naturalmente non è così. La pagina viene caricata, ma continua a non funzionare. Richiamo.

2ª telefonata:

io: «Mi passa l’assistenza del sito per favore?»
Centralino: «Certamente!»
Attesa.
Operatore «Pronto?»
Io: «Buongiorno ho un problema con con il sito…»
Operatore: «Guardi questa non è l’assistenza del sito non saprei come aiutarla…»
Io: «Oh, il centralino mi ha passato di nuovo l’interno sbagliato? Strano non succede mai…»
Operatore: «Le do il numero: 800-299…»
Io: «Guardi il numero verde non funziona da una settimana ho appena chiamato ancora adesso!»
Operatore: «No no… è un altro numero verde!»

Alt! Quindi c’è un secondo numero verde, riservato ai membri della Società dei Tagliapietre..?[4] O è per i rompicoglioni come me che riescono a superare la prova iniziatica di tutti i gironi dell’assistenza? Comunque, mi segno il numero e chiamo.

3ª telefonata: chiamo il numero verde segreto, che non compare da nessuna parte. L’illusione di aver trovato un numero per pochi eletti dura poco: risponde di nuovo una voce registrata.
Mi dice che tutte le informazioni sono disponibili sul sito (ma vi posso assicurare che non c’erano) e che per problemi di carattere amministrativo bisogna contattare l’ente (come se non lo sapessi). Dopodiché, mi ringrazia per aver telefonato, mi dice arrivederci e la telefonata si conclude (ma il Ministero mantiene un numero verde solo per mettere un risponditore automatico che ripete ovvietà?). Non ho parlato con nessuno. Richiamo.

4ª telefonata: chiedo al centralino di passarmi l’assistenza del sito: «me l’avete passata prima, ce la potete fare di nuovo». Mi passa ben 5-6 interni, dopo il quarto non li ho più contati. Nessuno risponde. Il telefono suona libero per oltre un quarto d’ora, dalle 11:40 alle 11:58. Nulla. Sono intenzionato a non mollare, ma ormai è quasi mezzogiorno e -per esperienza- passata l’ora fatidica non ci sarà più speranza che qualcuno risponda. Se non che, alle 12 circa il sito riprende miracolosamente a funzionare, io scarico subito la mia pratica ed il certificato di approvazione e a questo punto, se non fossi stato nauseato, avrei insistito comunque.

Decido di però non lasciare cadere la cosa e scrivo una raccomandata elettronica all’Ispettorato della Funzione Pubblica raccontando quanto sopra per filo e per segno ed esponendo formale reclamo, mettendo in copia gli enti coinvolti. Nessuna risposta, se non che dopo qualche mese (credo tre, purtroppo questa è l’unica cosa di cui non sono certo perché ho erroneamente cancellato la mail) ricevo quello che sembra un messaggio automatico, con un testo standard, che mi dice che siccome la mia pratica di reclamo non è stata evasa (da loro) entro i termini, si considera decaduta: oltre al danno (tre giorni di lavoro persi) la beffa.

Ecco, questa è l’Italia che non vorremmo più.

P.S: i continui “rimbalzi” da un telefono all’altro, da un ufficio all’altro alla ricerca di una soluzione mi ricordano un bellissimo passaggio del film Asterix e le Dodici Fatiche (Francia, 1976, regia di Pierre Watrin), quasi poetico nella sua disturbante parodia della burocrazia ottusa e fine a se stessa: godetevelo.


  1. [1]Redazione. “Riforma Pubblica Amministrazione, ecco le principali novità.” Corriere della Sera. RCS, 7 Ago. 2014. Web. 22 Aug. 2014.
  2. [2]Proprio così si definiscono, in inglese, sul sito ufficiale.
  3. [3]Nomi e numeri non li riporto per rispetto della privacy. Ma ho tutto, con data ed ora delle telefonate, in una raccomandata che ho inviato all’Ispettorato della Funzione Pubblica. Alla quale -tanto per cambiare- non ho mai ricevuto risposta.
  4. [4]Il “Sacro Ordine dei Tagliapietre” è una società segreta fittizia della serie I Simpson, generica parodia delle società massoniche.
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(foto K. Quinn/Flickr CC-BY-2.0)

22 agosto 1864: 150 anni fa una Conferenza di rappresentanti di 12 stati europei riuniti a Ginevra sottoscrive la prima “Convenzione per il miglioramento delle condizioni dei feriti e dei malati delle Forze armate in campagna”, nota come Prima Convenzione di Ginevra. È un fatto di importanza epocale, perché getta le basi del diritto internazionale umanitario e dello stesso concetto di internazionalità; ma quella firma sancisce anche la nascita della Croce Rossa, la più grande organizzazione umanitaria al mondo che da quei primi dodici stati oggi opera in 189 paesi di tutto il mondo. Abbiamo deciso di dedicare all’anniversario una serie di articoli che, nello stile di Laputa, trattano di uno specifico aspetto di quell’argomento sterminato che è il diritto internazionale umanitario: le bandiere, non quelle degli stati o degli eserciti ma quelle che servono a proteggere: le bandiere di protezione.

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Una Toyota Land Crusier J78 Troop Carrier del Comitato Internazionale a Kaga-Bandoro, Repubblica Centrafricana, nel novembre 2013 (J. Humble/DFID CC BY 2.0 via Commons)

Emmanuel Benner - Prehistoric Man Hunting Bears

Emmanuel Benner (1836.1896), “Prehistoric Man Hunting Bears”. Musée d’Unterlinden, Colmar, Francia (Commons)

Un frutto si stacca dalla pianta e rotola sul terreno ricoperto di muschio. Una zampa pelosa lo raccoglie e lo porta immediatamente alla bocca. L’animale, dopo il breve pasto, si inoltra nuovamente nella boscaglia. Un frutto si stacca dalla pianta e rotola sul terreno ricoperto di muschio. Una zampa pelosa lo raccoglie e lo trattiene. L’animale si precipita verso un punto preciso di quella foresta sconfinata che doveva essere il centro dell’Africa. Depone il frutto nell’incavo formato dalle radici di un albero, insieme ad altri frutti simili e copre tutto con rametti e foglie. Non è un canide, che scava il terreno per deporvi il resto del suo pasto. Non è un mustelide che si prepara al letargo e immagazzina i semi. È un primate. È un animale dotato di straordinaria curiosità. Osserva il mondo, gli altri animali. Imita. Noi non saremmo ciò che siamo se quel primate non avesse smesso di dedicare l’intero tempo a sua disposizione alla ricerca del cibo e al suo consumo immediato. Se non avessimo trovato il modo di accumulare il nutrimento anche da un punto di vista calorico in modo da liberare il tempo per fare altro, per osservare, pensare, sperimentare, improvvisare e giocare, saremmo ancora un comune abitante delle foreste del mondo. Il cibo, la sua raccolta, accumulo, trasformazione e consumo sono la prima e più grande avventura del pensiero umano, il suo passaggio dalla natura alla cultura che continua ancora da più di sei millioni di anni. Un’avventura scientifica, sociale, culturale e industriale, dal primo nascondiglio di bacche ai reality show sulla cucina, in una spinta evolutiva volta alla soddisfazione di un bisogno primario e che ormai trascende il bisogno primario: la storia della cucina è la storia dell’umanità.

Articoli sulla storia della cucina

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Un anno di Laputa, (il primo articolo[1] uscì il 21 agosto 2012) e i risultati di quello che doveva essere solo un passatempo, un “antistress” per me -e per alcuni amici poi- hanno superato di gran lunga le aspettative, diventando a tratti esattamente l’opposto: ovvero uno “stress” (problemi tecnici, crash di sistema, articoli in ritardo, traffico, rating… soliti problemi che chi gestisce un sito conosce bene). Oltre 17 mila viste in dodici mesi, 38 articoli pubblicati (chi ci segue sa quanto lavoro c’è dietro un articolo), abbiamo ricevuto tanti complimenti, tanti aficionados che ci seguono tramite i social network o i feed. Ma cosa vi ha portato da noi? Ok, lo sappiamo: molti ci sono finiti per caso e non per la qualità dei nostri contenuti, solo cercando qualcosa sui motori di ricerca. Quel “qualcosa” si chiama chiave di ricerca, ed è uno dei giochi preferiti dei webmaster andare a leggersi ogni tanto le statistiche del sito e le parole che hanno condotto i visitatori da noi: se da una parte sono uno strumento prezioso per capire cosa si aspetta un visitatore occasionale, per noi che -come abbiamo dichiarato sin da subito (vedi)- «non amiamo il turismo di massa», ergo non ci interessa ghermire ignari passanti informaticamente parlando, sono più che altro uno spasso. La stragrande maggioranza riguarda il carroarmato Maus, che resta l’articolo più “cliccato” di quest’anno. Ma non sono quelle le ricerche che ci interessano ora, ad agosto quando fa ancora caldo e le città sono ancora semideserte, ma piuttosto quelle “strane” (siamo Laputiani anche in questo), quelle in cui ci sfugge non solo il nesso con il nostro piccolo sito, ma anche cosa potesse passare per la testa dell’utente in quel momento.
Queste, ad esempio (riportate tali e quali sono state digitate):

  • lavera è uscita dallo standard
    L’attesissimo sequel di Jack Frusciante è uscito dal gruppo.

  •  carro armato maus da costruire
    Piccoli dittatori crescono…

  • fari per carri armati tedeschi
    Costruito il carro, ora cerca i ricambi.

  • gli snowplane volano in canada?
    Solo quando migrano (vedi snowplane).

    Totò, Peppino e la... malafemmina, 1965

    «Excuse me… bittescèn, noyo volevàn savuàr l’indiriss… ja?»

  • storm around mare lighthouse france e’ vera?
    «Excuse me… bittescèn, noyo volevàn savuàr l’indiriss… ja?»

  • 2 pattini ed un motore per pulire il fondo
    Marchingegno interessante, se lo trovi facci un fischio.

  • abbassamento testata di un motore quant’è il prezzo’
    Facciamo venti e non se ne parla più!

  • disavventure gentleman
    Eh, se quest’isola potesse parlare…

  • edificio abitato di persone generalmente in transito
    8 lettere… “roulotte”?

  • einstein gioco mentale facile di legno
    Al povero Albert attribuiscono ormai ogni cosa, dagli aforismi più patetici ai giochi in legno. A quando il ricettario?

  • illustrazioni di foto di cabine costruite sotto un gazebo
    I gazebo con sotto una cabina sono sempre stati la mia passione.

  • ingestione calce idraulica cani
    Forse era meglio portarlo da un veterinario invece di cercare il rimedio su Google.

  • renna da compagnia
    Chi non ne ha una?

  • quanto dista alcatraz dalla terraferma
    Un altro che vuole provare a scappare?

  • aneddoto dio sbarco luna
    Non sapevo di aneddoti blasfemi sullo sbarco lunare. Per tutto il resto c’è Laputa.

  • barriere invisibili
    Spiacente, le abbiamo finite. Ci sono rimaste delle alabarde spaziali.

  • dio greco pene
    Tipica imprecazione turca.

  • l’unico sopravvissuto del distaccamento di custer sono io e sai chi fu?
    Certo, si accomodi accanto al signore vestito da Napoleone, il dottore sarà subito da lei.

  • la storia del ritrovamento del
    …del? Non tenerci sulle spine!

  • o fatto l’amore con priapo
    Siamo felici per te figliuola. Tra un amplesso e l’altro però potresti ripassare l’italiano.

  • modello per scultura pene
    statue di legno con fallo
    altare del dio fallo
    È ormai chiaro quale sia l’argomento preferito dai nostri visitatori occasionali.

    Totòtruffa '62

    “Totòtruffa ’62” (1962)

  • prezzo funicolari lisbona
    Purtroppo non sono in vendita, ti posso proporre invece una bellissima fontana a Roma.

  • laputa esiste veramente?
    Sto scrivendo proprio da lì.

  • la terra è piatta?
    Certo: noi che viviamo su un’isola volante te lo possiamo confermare!

  1. [1]Fu un articolo di test, di fatto il riadattamento di un articolo che avevo precedentemente scritto per Wikipedia, progetto di cui sono stato attivo sostenitore prima di “fondare” Laputa.