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1 – Luna, 20 luglio 1969 (Apollo 11): “Buzz” Aldrin saluta la bandiera degli Stati Uniti (foto: NASA).

I primi passi di Armstrong e Aldrin sulla Luna hanno rappresentato davvero un balzo da giganti nella Storia: qualcosa considerato impossibile, il sogno vecchio di secoli dell’umanità che finalmente si realizzava con uno sforzo senza precedenti che ha coinvolto quasi quattrocentomila persone (tale era il numero di tecnici civili impegnati nel progetto Apollo). Lasciando da parte le teorie del “complotto lunare”, che sono semplicemente basate sul nulla e su cui non ci addentriamo perché altri le hanno già affrontate e smontate pezzo per pezzo, [1] affrontiamo invece gli aspetti meno conosciuti e meno “seri” dell’epopea spaziale.

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2 – La famosa Fisher Space Pen modello AG-7: la penna utilizzata dagli astronauti. [CC-BY-SA-3.0]

Da tempo tramite internet si è diffuso l’aneddoto della penna spaziale e della matita: durante la corsa allo spazio infatti la Nasa e i sovietici dovettero affrontare il problema della scrittura nello spazio poiché sia le penne stilografiche sia le penne a sfera non funzionavano (sulle prime la variazione di pressione faceva spargere l’inchiostro in cabina sotto forma di goccioline, sulle seconde l’assenza di gravità avrebbe impedito all’inchiostro di fluire sino alla punta). La leggenda narra che la NASA impiegò diverse gruppi di ricerca, alcuni anni e milioni di dollari per giungere a delle penne a sfera in grado di scrivere nello spazio grazie a serbatoi d’inchiostro pressurizzato mentre i sovietici risolsero il problema semplicemente adottando…delle matite! Per quanto divertente, l’aneddoto è falso: sia gli americani sia i sovietici fin dall’inizio della corsa allo spazio usavano le matite ma anch’esse rappresentavano un problema e non da poco: le punte quando si spezzavano fluttuano nella cabina andando a infilarsi nelle apparecchiature elettriche provocando cortocircuiti; la polvere di grafite che si produce utilizzando la matita rischiava di dar vita a incendi immediati, data l’elevata presenza d’ossigeno, se entrava in contatto con le parti più calde della cabina. La soluzione non venne dalla NASA e non costò milioni di dollari: a trovarla fu Paul C. Fisher che investì (circa un milione di dollari) nella ricerca e produzione di penne a sfera spaziali ottenendo così le “Fisher Space Pen” (alcuni modelli sono tutt’ora venduti a bordo di aeromobili delle compagnie aeree di linea) che la NASA semplicemente acquistò al prezzo simbolico di 2,95 dollari l’una, entrando a far parte sin dal 1968 dell’equipaggiamento base degli astronauti, e che furono poi utilizzate anche dai cosmonauti russi. Nell’ottobre 2003 un esperimento informale a bordo della Soyuz da parte dell’astronauta Pedro Duque dimostrò che in realtà le penne a sfera “normali” funzionano anche nello spazio e questa volta, per davvero, i russi avevano capito prima degli americani che i timori teorici sul funzionamento delle biro in assenza di gravità erano infondati.

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3 – Ci piace immaginare l’espressione di Armstrong mentre saluta Mr. Gorsky… (rappresentazione artistica)

Altra storia famosa è quella della misteriosa frase «Good luck, Mr. Gorski!» pronunciata da Neil Armstrong. L’aneddoto narra che l’astronauta da bambino avesse involontariamente sentito il signor Gorski chiedere alla moglie di fare del sesso orale. La risposta indignata della signora sarebbe «Te lo faccio il giorno che il ragazzino dei vicini va sulla luna!». La storica notte del 21 Luglio 1969 Armstrong si ricordò di quella lite e di quella frase e quindi augurò all’ormai anziano signor Gorski «buona fortuna». Anche in questo caso trattasi però di leggenda metropolitana: Armstrong affermò di non aver mai pronunciato quella frase ed infatti non ve n’è traccia nelle registrazioni. Per nostra fortuna però non c’è bisogno di inventare storie per trovare aneddoti strani nella storia della corsa allo spazio. Ad esempio osservando i filmati dello sbarco dell’Apollo 11 si può vedere Aldrin scendere dal scaletta e ad un certo punto prima di compiere il balzo sulla Luna fermarsi con un gamba sospesa nel vuoto: Aldrin infatti, approfittando del piano di volo che prevedeva una pausa di qualche secondo alla base della scala per controllare la stabilità, decise di passare alla storia come il primo uomo a far pipì sulla Luna.

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4 – Luna, 19–20 novembre 1969 (Apollo 12). Charles “Pete” Conrad scende la scaletta del modulo lunare: è la seconda volta che l’uomo mette piede sulla Luna.

L’equipaggio dell’Apollo 12 (Conrad, Bean e Gordon) era decisamente goliardico: Charles “Pete” Conrad (foto 4) prima di fare il salto sulla Luna disse: «sarà stato piccolo per Neil ma per me è bello lungo!» Con la sua battuta Conrad ironizzava sulla sua bassa statura e dimostrava che le parole degli astronauti non erano decise a tavolino dalla Nasa: su tale questione infatti Conrad aveva fatto una scommessa con la giornalista Oriana Fallaci. Sempre Conrad insieme al collega Alan Bean, dopo due ore e mezza di escursione lunare in cui cantarono tra l’altro “Biancaneve e i sette nani” mentre raccoglievano le rocce, iniziarono a ridere a crepapelle tanto che al centro di controllo della Nasa sospettarono che fossero o ubriachi o in preda alla cosiddetta ”estasi spaziale”[2]. In realtà i due astronauti erano perfettamente lucidi solo che avevano appena trovato lo scherzo fatto dai loro colleghi, Dave Scott e Jim Irwin membri dell’equipaggio di riserva della missione. Scott e Irwin avevano inserito nelle cuff checklist (“cuff=”polsino”: erano dei quadernetti ad anelli in carta plastificata e ignifuga, che gli astronauti portavano al polso contenente tutte le procedure da effettuare durante l’escursione lunare) delle fotocopie contenenti foto di “playmate”  con tanto di didascalie che sulla falsa riga di quelle ufficiali assumevano però in calce a quelle foto tutt’altro senso.

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5 – La “handcuff checklist” con Angela Dorian, Miss Settembre 1967, che ricorda di controllare la morfologia del suolo lunare: «Visto qualche collina o avvallamento interessante?»
© Eric M. Jones.

Fu così che Conrad scoppiò a ridere mentre ammirava Angela Dorian, Miss Settembre 1967, con il commento «Visto qualche collina o avvallamento interessante?» (foto 5) e Reagan Wilson, Miss Ottobre 1967, accompagnata dalla dicitura «Partner preferito per le cordate»; Bean invece ammirò Cynthia Myers, Miss Dicembre 1968, con la didascalia «Non dimenticare di descrivere le protuberanze» e Leslie Bianchini, Miss Gennaio 1969 con la nota «Rilevare le sue attività». Le cuff checklist in questione sono tuttora visibili sul sito della NASA [3] e rappresentano le prime foto osé portate su un corpo celeste. Conrad e Bean non erano gli unici spiritosi; una volta ri-agganciati al modulo di comando il loro collega Gordon non aprì il portello per farli risalire e li constrinse prima a togliersi le “sudicie” tute. Sempre durante la missione Apollo 12 gli astronauti, a turno, amavano far trovare ai propri colleghi nei posti più disparati le proprie feci: la procedura NASA infatti prevedeva, per questioni tecniche, che tali funzioni fisiologiche dovevano essere espletate in un sacchetto e conservate in un apposito armadio accanto a quello dei viveri [4]. A quanto pare Conrad era considerato il candidato numero uno a scendere come primo uomo sulla Luna ma la NASA temendo che non fosse in grado di rendere solenne il grande evento, e le relative polemiche che ne sarebbero scaturite, gli preferì Armstrong. Le preoccupazioni della NASA nascevano da quanto accaduto con la missione Apollo 10. La missione fu al centro dell’attenzione dei media televisivi[5] e l’equipaggio si prestò per dedicare attenzione anche a questo lato della missione; ad un certo punto però durante la manovra di aggancio del LEM al modulo di comando il LEM impazzì e l’astronauta Stafford iniziò a imprecare mentre lottava per riportarlo sotto controllo. In tutti gli Stati Uniti furono ritrasmesse le parole “figlio di un cane” e “figlio di buona donna” e la NASA ricevette telefonate e lettere di disappunto, nonostante fosse più che comprensibile che due uomini che lottavano con un mezzo impazzito a quattrocentomila kilometri dalla Terra non potevano certo pensare a parlare come dei Lord inglesi.

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6 – Kennedy Space Center, rampa 34, 11 ottobre 1968: lancio del vettore Saturn, missione Apollo 7.

La corsa allo spazio e alla Luna fu un programma così complesso che ogni piccola cosa poteva mettere a repentaglio la missione. L’8 Marzo 1968 dopo un’ispezione sulle rampe di lancio 34 e 37 del Kennedy Space Center furono ravvisati gravi problemi di corrosione alle condotte in acciaio inossidabile. La corrosione era dovuta all’effetto combinato di cloruro, che faceva parte dell’ambiente di lancio, e dell’acido urico proveniente dal personale impiegato sulle rampe di lancio che, non avendo toilette a disposizione, non aveva altra scelta che urinare direttamente dalla torre. Un’altra volta invece, sempre sulla torre di lancio, il rilevatore di perdite d’idrogeno si attivò innescando i sistemi di sicurezza a pioggia d’acqua causando milioni di dollari di danni. Il rapporto sull’incidente stabilì che ad attivare il rilevatore fu «l’emissione gassosa di un robusto ingegnere» impegnato a cambiare una componente nelle vicinanze.

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7 – Due lanciatori sovietici N-1 “Hercules” sulla rampa di lancio al cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan (1969-1971 c.a)

I sovietici in compenso avevano problemi ben peggiori che la pipì o le emissioni gassose. Dopo essere stati a lungo i primi della classe, il loro programma spaziale si arenò infatti sulla costruzione di un razzo capace di far arrivare un equipaggio sulla Luna. Il progetto segreto N1-L3 fu un fallimento totale: al primo lancio (21 febbraio 1969) il razzo esplose dopo 66 secondi; al secondo (3 luglio 1969), dopo essersi sollevato di 200 metri il computer di bordo notò un’avaria in un motore e per sicurezza pensò bene di spegnere anche gli altri 29 facendolo così ricadere al suolo con le sue 2600 tonnellate di propellente, dando luogo alla più violenta esplosione della storia della missilistica. Anche i successivi due lanci (1971-1972) effettuati dopo lo sbarco americano sulla Luna fallirono, l’N1 fu definitivamente archiviato ed i sovietici negarono successivamente l’esistenza del programma sino all’avvento della Glasnost’. Come dire: «Noi, sulla Luna? No, no, non ci abbiamo mai pensato».

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Si dice che a volte la Luna sembra sorridere: o l’osservatore è innamorato, o forse la Luna lo fa per davvero ripensando alla folle corsa per raggiungerla.

Purtroppo l’epopea spaziale non è fatta solo di grandi traguardi raggiunti e aneddoti simpatici ma anche di episodi tragici. Quest’articolo, concentrando l’attenzione sugli aspetti più strani, vuole pur sempre essere un tributo al coraggio di uomini e donne, delle più diverse nazionalità, e al loro sacrificio che ha permesso all’umanità di realizzare l’impossibile.

Note

  1. [1]ad esempio si consiglia l’ottimo blog “Complotti Lunari” di Paolo Attivissimo
  2. [2]Attivissimo. “Donne nude sulla luna?” Il Disinformatico (cit.)
  3. [3]NASA History Program Office. “Apollo 12 CDR Cuff Checklist.” Apollo 12 Lunar Surface Journal. NASA, Web. 6 Apr. 2013.
  4. [4]Attivissimo, Paolo “Complotti Lunari“. CICAP Veneto – CICAP. Grumolo delle Abbadesse (VI). 19 Feb. 2010. Conferenza
  5. [5]Era infatti l’ultima missione preparatoria prima dell’allunnaggio.

Bibliografia e fonti

Immagini

  1. NASA [PD] via spaceflight1.nasa.gov
  2. “Cpg100” [CC-BY-SA-3.0] via W. Commons
  3. © 2013 Silvio Dell’Acqua, rielaborazione digitale da fotografia di pubblico dominio (NASA [PD] nasa.gov)
  4. NASA [PD] via Apollo Lunar Surface Journal
  5. © 1996 Eric M.Jones, per gentile concessione del titolare (Apollo 7 Lunar Surface J.)
  6. NASA, 1968 [PD] (Image # : S68-48788) da Great Images in NASA
  7. [PD] Commons