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detto anche panno lenci o semplicemente lenci; stoffa non tessuta costituita da feltro di lana di pecora cardata o pelo di capra mohair, più recentemente anche di fibre di poliestrere mediante procedimenti industriali. Commercializzato in svariati colori, è simile al feltro ma più morbido, leggero e sottile (massimo 1 — 1,5 mm, oltre è detto “feltro”). In quanto “non tessuto”, privo quindi di trama ed ordito, come il feltro non tende a sfilacciarsi al taglio e non necessita quindi di orli o cuciture di finitura.

Il nome pannolenci deriva dal composto di panno (pur non essendo il pannolenci tecnicamente un panno, essendo non tessuto) e “Lenci”, nome dell’azienda torinese che per prima produsse nel 1919 questo materiale, derivato dal perfezionamento del feltro Borsalino e destinato alla confezione di bambole. A sua volte il nome Lenci, registrato a Torino nello stesso anno come marchio di fabbrica, era sia acronimo del motto dell’azienda «LUDUS EST NOBIS CONSTANTER INDUSTRIA», sia il soprannome di Helen König (da Helenchen, dininutivo di Helen), artista autrice delle prime bambole Lenci e moglie del fondatore Enrico Scavini.
bambola Lenci al museo del giocattolo di Bad Lauterberg im Harz

Bambola Lenci, museo del giocattolo di Bad Lauterberg im Harz (2).



Immagini:

  1. foto copertina: _Alicja_/Pixabay
  2. bambola Lenci: foto Pierre Grandziel, ProMediaTeam Ltd. [CC BY-SA 3.0] Commons
dal francese pied-de-poule (attestato dal 1936 [1]) che significa “zampa di gallina” è un tipo di tessuto a navetta e (per estensione) il nome del motivo geometrico ottenuto dalla filatura che ricorda piccole zampe di gallina (da cui il nome). Il motivo è formato dall’intreccio di quattro fili chiari e quattro scuri (o comunque colori contrastanti), intrecciati a navetta in saia tipo batavia (2.2). Il motivo vive ormai di vita propria rispetto al tessuto da cui nasce, essendo anche riprodotto a stampa su qualsiasi materiale (ad esempio su carta da parati).
intreccio del pied-de-poule

Intreccio del pied-de-poule


Storia

Il tessuto nacque nel XIX secolo in Scozia, era noto come houndstooth (dente di cane) o sheperd’s check (quadrettato del pastore): realizzato in origine su panno di lana intrecciata ed utilizzato per l’abbigliamento dei pastori, il suo uso si estese gradualmente fino a diventare agli inizi del ‘900 simbolo di eleganza presso le classi benestanti. Divenuto negli anni 1930 un tessuto alla moda per l’alta società (risale a questo periodo il nome francese), simbolo di stile e raffinatezza, venne anzi consacrato dopo la seconda guerra mondiale da Christian Dior, che rilanciò nel dopoguerra la moda parigina ridandole rilievo e prestigio internazionale. Dior scelse il motivo a pied-de-poule per il packaging del profumo “Miss Dior”, forse la sua fragranza più celebre, e di nuovo nel 1956 per il profumo “Diorissimo”.
Bottiglia di colonia Diorissimo di Christiane Dior.

Bottiglia di colonia Diorissimo di Christiane Dior.


Negli anni ’60 arrivò la optical-art, la cui attenzione si rivolge alle illusioni ottiche ai contrasti bianco-nero, e il pied-de-poule sembrava ideale per questa nuova tendenza. Nel frattempo il disegno, in origine solo rigorosamente bianco e nero, viene declinato anche in altri colori come il marrone, il grigio o il blu. Agli inizi degli anni ’90, mentre il grunge lanciava il tartan, ci fu una nuova ondata di pied-de-poule nelle produzioni di Chanel, Louis Vuitton, Emporio Armani e Moschino. In seguito verrà periodicamente riproposto, sia come revival di mode passate sia rivisitato con colori fancy e accostamenti fantasiosi.

Varianti

  • doppio pied-de-poule: realizzato in tre colori e di dimensioni maggiori, realizzato con batavia da 6.
  • pied-de-cocq (piede di gallo): stesso molto simile al pied-de-poule, ma con disegni più grandi.

  1. [1]Merriam-Webster