Stanley Cup: le incredibili disavventure del “Santo Graal” dell’Hockey su ghiaccio

In Sport di Alessio Lisi

stanley cup 1893

1 – la prima versione della coppa Stanley (1892)

La storia di questa coppa non inizia con l’ultima cena e i cavalieri templari in Terra Santa ma con un lord inglese appassionato di sport in Nord America. Lord Frederick Arthur Stanley, sedicesimo conte di Derby, è stato anche il sesto governatore generale del Canada, rimanendo in carica dal 1888 al 1893. In questa veste visitò in lungo e in largo il paese nord-americano, imparando a conoscere bellezze naturali e usi e costumi locali. Da appassionato di sport nel 1892 decise di donare una coppa, la Dominion Hockey Challenge Cup, dal valore di 10 ghinee (1259 dollari attuali) alla migliore squadra amatoriale canadese di hockey sul ghiaccio, sport che nella versione moderna è nato proprio in Canada.

Lord Stanley pose cinque semplici ma fondamentali regole sulla coppa:

  1. I vincitori devono riportare la Coppa in buon ordine quando richiesto dagli amministratori in modo che possa essere consegnata a qualsiasi altra squadra;
  2. Ogni squadra vincente, a proprie spese, può avere il nome del club e l’anno inciso su un anello d’argento da montare sulla Coppa;
  3. La Coppa non sarebbe mai stata di proprietà di una squadra;
  4. Gli amministratori della Coppa hanno autorità assoluta in tutte le situazioni o dispute sul vincitore della Coppa;
  5. Se uno degli amministratori esistenti si dimette o cade, l’amministratore rimanente deve nominare un sostituto.

La prima assegnazione del trofeo si ebbe nel 1894 (Lord Stanley non ebbe mai modo di vedere la sua coppa assegnata ad un vincitore essendo tornato in Inghilterra nel 1893) il che lo rende il trofeo sportivo più antico del nord-america, il quarto in assoluto dopo l’America’s Cup di vela, la FA Cup della lega calcio inglese e The Ashes, ovvero “Le Ceneri”, un torneo di cricket tra Inghilterra e Australia. Oggi la Dominion Hockey Challenge Cup è meglio conosciuta come la Stanley’s Cup ma anche come “la Coppa”, la “tazza di Stanley” oppure niente meno che il “Santo Graal”. Attualmente la coppa viene consegnata alla squadra vincitrice della National Hockey League (NHL), la lega professionistica a cui partecipano squadre canadesi e statunitensi e dal 1894 ad oggi non è stata assegnata solo in due occasioni: nel 1919 a causa dell’epidemia di influenza spagnola che colpì una squadra finalista e nel 2005 a causa dello sciopero (lockout) da parte dell’associazione dei giocatori della NHL.

È l’unico trofeo sportivo su cui oltre al nome della squadra vincitrice sono incisi anche i nomi di tutti i membri e ciò ha portato all’aggiunta di ulteriori “anelli” alla coppa originale tant’è che il trofeo odierno è alto 89,5 centimetri e pesa 15,5 chilogrammi (cfr. figura 3) ma non sono previste ulteriori aggiunte; infatti nel 1991, finito lo spazio sulla versione introdotta nel 1958 (per la versione precedente cfr. figura 2), è stata presa la decisione di sostituire solo la prima delle fasce della base (che viene poi consegnata alla Hockey Hall of Fame) in modo da non far crescere ulteriormente le dimensioni della coppa.

2 – La Stanley Cup nel 1942, con Syl Apps, giocatore dei Toronto Maple Leafs: il basamento era diverso dall’attuale. 3 – la attuale Stanley Cup (2002) con gli anelli aggiunti al basamento. 4 – La Stanley Cup con Darren McCarty dei Detroit Red Wings nel 1997.

Della coppa originale, conservata nel caveau della Hockey Hall of Fame, ne esistono due copie. Una, detta Presentation Cup realizzata nel 1963 per timore che la coppa originale stesse diventando troppo fragile, è quella assegnata alla squadra vincitrice della NHL ed utilizzata anche per scopi promozionali; l’altra copia, detta Replica Cup, è stata realizzata nel 1993 per essere usata qualora la Presentation Cup non fosse disponibile (cosa tutt’altro che improbabile visti i precedenti). Oggi rappresenta il sogno di qualsiasi giocatore di Hockey, ben più di qualsiasi altra competizione a livello mondiale, e di milioni di tifosi, eppure nonostante sia considerato alla stregua di un “Santo Graal” il trofeo di Lord Stanley ne ha passate di tutti i colori. La maggior parte delle disavventure sono dovute al fatto che la coppa è, fatto unico nello sport professionistico, a disposizione di ogni membro della squadra per ventiquattro ore anche se sempre rigorosamente accompagnato da un custode della coppa, il quale non sempre è stato in grado di arginare la fantasia e l’esuberanza degli sportivi. Nel corso degli anni la Stanley’s Cup è stata infatti usata come:

  • Fonte battesimale: nel 1996 Sylvain Lefebvre dei Colorado Avalanche ci fece battezzare la figlia.
  • Ciotola per animali: nel 1980 Clark Gillies dei New York Islander fu il primo a utilizzarla come ciotola per il suo cane mentre nel 1994 Ed Olczy dei New York Rangers ci fece mangiare il cavallo Go for Gin vincitore del Kentucky Derby;
  • Ciotola per pop corn: nel 2003 Martin Brodeur dei Devils la usò per mangiare i pop corn. La coppa ebbe macchie di burro e sale per 8 giorni prima che venisse ripulita dal suo compagno di squadra Jamie Langenbrunner.

«Regola n°1: i vincitori devono riportare la Coppa in buon ordine quando richiesto dagli amministratori in modo che possa essere consegnata a qualsiasi altra squadra.»

  • Galleggiante (tentativo fallito): nel 1991 Mario Lemieux dei Pittsburgh Penguins la lanciò in piscina facendole toccare il fondo. L’esperimento fu ripeto nel 1996 da Patrick Roy dei Colorado Avalanche. Stando alla tradizione il capitano dei Canadiens Guy Carbonneau ha tenuto a precisare che «La Stanley Cup non galleggia».
  • Mezzo di seduzione: la coppa di Lord Stanley è stata avvistata in diversi locali di spogliarelliste. Nel 1987 gli Edmonton Oilers la deposero sulla pista accanto ad una danzatrice in un locale davanti il Northland Coliseum (l‘impianto di gioco della squadra) mentre nel 1994 alcuni giocatori dei New York Rangers, la portarono in un strip club della città in cui a quanto pare fu l’unica volta che i clienti vollero toccare qualcosa di diverso dalle ballerine.
  • Pallone: nel 1905 i giocatori di Ottawa decisero di usare la coppa per giocare a calciarla (all’epoca le dimensioni della coppa erano ridotte) dall’altra parte di un canale ghiacciato della città. Il tentativo fallì e la coppa fu ritrovata sul canale il giorno dopo.
  • Vaso di fiori: nel 1906 dei membri del club di Montreal si fecero scattare alcune foto da un fotografo locale dimenticando però la coppa nel suo studio. La madre del fotografo trovandola decise di utilizzarla per piantarvi gerani e decorare lo studio e fu in quella veste che la coppa venne ritrovata qualche settimana dopo.
  • Trofeo di Bowling: all’inizio del 1900, un membro del Montreal Wanderers, che lavorava presso una pista da bowling riempì la tazza di Stanley con gomma da masticare e sigari come premio per un torneo. A quanto pare il gesto mirava ad attrarre la clientela.
  • Cestino della spazzatura: nel 1927 King Clancy degli Ottawa Senators pensò bene di usare la coppa come cestino dove buttare la posta indesiderata, le matite usate, mozziconi di sigari e gomme da masticare.
  • Orinatoio: nel 1940 i New York Rangers urinarono nella coppa. Nel 1964 Red Kelly dei Toronto Maple Leafs mentre posava per una foto con suo figlio neonato seduto nella coppa si accorse che anche il bambino aveva urinato dentro. Si narra che da allora Kelly non possa non ridere quando vede i giocatori eseguire la tradizionale bevuta di champagne dalla coppa dopo la vittoria. Nel 2008 la figlia neonata di Kris Draper, dei Detroit Red Wings, sempre durante la foto rituale defecò nella coppa. Draper riferì di averla pulita e di aver ri-bevuto champagne dalla coppa il giorno stesso.
  • Tenera compagna: diversi giocatori hanno dichiarato di aver dormito nel letto con la Coppa. Steve Yzerman dei Detroit Red Wings decise anche di farci una doccia assieme. Darren McCarty dei Red Wings decisa di scorazzarla a bordo della propria moto mentre Brad Richards dei Tampa Bay Lightning decise di farle fare un viaggio a bordo della propria moto d’acqua e poi di una barca (in entrambi i casi la Stanley aveva un regolare giubbotto salvagente).
  • Rubata: durante una partita di playoff 1962 tra i Montreal Canadiens e il Chicago Blackhawks un tifoso della squadra canadese prese la coppa dalla vetrina e la portò fuori dallo stadio. Fermato dalla polizia il fan disse che stava semplicemente riportandola a Montréal «al suo posto».
Drinking from the Stanley Cup in the Flyers' locker room at the Spectrum on May 19, 1974.

5 – Il giornalista sportivo Bruce “Scoop” Cooper beve dalla Stanley Cup negli spogliatoi dei Philadelphia Flyers allo Spectrum il 19 maggio del 1974. All’epoca era già stata usata come orinatoio.

Tuttavia i membri della squadra vincitrice non si limitano a divertirsi con essa ma ci tengono anche a farle visitare i propri luoghi: dalla propria città (la coppa è stata anche in diverse città europee come Stoccolma, Kiev e Mosca) al ristorante preferito, da una scuola ad una casa di riposo, dalle bellezze naturali al cimitero per mostrare lo stesso ai propri cari ciò che hanno raggiunto.  Per dare un’idea dei suoi viaggi solo nel periodo 2002-2007 la Coppa ha percorso più di 640.000 chilometri. Anche duranti i viaggi la Stanley ha avuto qualche disavventura: come ad esempio nel 2004, quando i responsabili della Air Canada all’aeroporto di Vancouver, tolsero il trofeo dal bagaglio di un membro dei Tampa Bay Lightning per le restrizioni sul peso, costringendo così la Stanley Cup a passare la notte nell’area merci o come nel 2011 quando si ruppe la vettura sulla quale viaggiava costringendo il suo custode, Mike Bolt, a fare l’autostop con la coppa. Nel 1924 invece, alcuni giocatori dei Montreal Canadiens, in viaggio con la Coppa verso la casa del proprietario della squadra per la festa, si fermarono per cambiare una gomma e la dimenticarono sul ciglio della strada. Solo dopo essere arrivati si resero conto della dimenticanza e si lanciarono di corsa per recuperarla trovando la Stanley Cup intatta.
Al di là di tutte queste disavventure la coppa viene considerata da giocatori, staff e milioni di appassionati di questo sport come dotata di propria personalità (fatto più unico che raro nello sport) tanto che il suo ingresso sulle scene è spesso introdotto dallo speaker con il classico: «Ladies and gentlemen… the Stanley Cup!». Perché tutto questa devozione per un trofeo? Come direbbe un tifoso di hockey: «perché è la Coppa».

Alessio Lisi gestisce la fan page italiana Detroit Red Wings – Italian Fan Club (unofficial)

Bibliografia e fonti

  1. Wolf, Buck. “Strange Misadventures of the Stanley Cup.” ABCNews.com – Breaking News, Latest News & Top Video News – ABC News. 14 May 2002. Web. 9 Feb. 2013.
  2. Quali sono i trofei sportivi più antichi?” Focus.it – Notizie, foto, video di Scienza, Animali e Ambiente. Gruner+Jahr/Mondadori, 1 Jan. 2000. Web. 9 Feb. 2013.
  3. (en) “Stanley Cup.” Wikipedia, l’enciclopedia libera. Web. 9 Feb. 2013.
  4. Stanley Cup.” Wikipedia, l’enciclopedia libera. Web. 9 Feb. 2013.

Immagini

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