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alta società internazionale, gruppo ristretto di persone molto ricche, abituate a spostarsi in aereo in tutto il mondo per affari, vacanza o attività sociali. Attestato dal 1951 (cfr. Dougles Harper, op. cit.), prima cioè che i voli di linea divenissero economicamente accessibili al grande pubblico, ed attribuito al reporter del New York Journal American Igor Cassini (primo marito dell’attrice Nadia Cassini), jet set significa letteralmente “società del jet” (detta anche infatti jet society) da jet —ossia aeroplano a reazione (jet plane)— e set nel senso di “gruppo di persone che condivide status e abitudini” (dal latino secta, “séguito”,[1] attraverso il francese antico[2] o il germanico[3]).

 Una natura ancora straordinaria. Progetti portuali e residenziali di lusso. E l’interesse del jet set, sempre a caccia di nuove mete.

L’Espresso, Edizioni 31-34 (2009)

Il termine è un’evoluzione dell’analogo steamer set,[4] utilizzato prima dell’avvento del trasporto aereo di linea quando il piroscafo a vapore (in inglese steamer, attestato dal 1825[2]), era il principale mezzo per i viaggi trans–atlantici in prima classe, tipici di uno stile di vita fuori dalla portata della gente comune. Altro sinonimo era café society, poiché le caffetterie erano i luoghi deputati a parlare di affari, di cultura e di politica.


  1. [1]Da cui anche “setta” nel senso di comunità religiosa.
  2. [2]Douglas Harpres, op cit.
  3. [3]Castoldi e Salvi, op. cit.
  4. [4]«Today’s “jet set” could very well find a true ancestor in the fin de Stecle’s “steamer set“…» Gregory, Alexis Families of Fortune: Life in the Gilded Age. Rizzoli International, 1993. Pag. 163.

Foto in alto: lounge di prima classe di un Convair 880 dalla TWA, da un catalogo pubblicitario del 1958 (San Diego Air and Space Museum Archive/Commons).

dall’inglese americano, di grandi dimensioni, detto di qualunque cosa presenti una taglia notevolmente superiore alla media (jumbo–size); attestato dal 1886 quando fu introdotto da una manifattura americana per indicare il formato di sigaro più grande. Divenne comune per indicare la taglia dei sigari di lunghezza compresa tra 9 e 11 pollici. Il termine fu probabilmente ispirato al nome del gigantesco elefante africano Jumbo, portato in America nel 1882 dal circo di P. T. Barnum che lo aveva acquistato dallo zoo di Londra:

 I tell you conscientiously that no idea of the immensity of the animal can be formed. It is a fact that he is simply beyond comparison. The largest elephants I ever saw are mere dwarfs by the side of Jumbo.
Io vi dico in coscienza che nessuna idea dell’immensità dell’animale può essere data. È un fatto che lui è semplicemente al di là di ogni confronto. I più grandi elefanti che io abbia mai visto sono solo nani, a fianco di Jumbo.

Intervista a P.T. Barnum dal Philadelphia Press del 22 aprile 1882.

"Jumbo" poster

Poster dell’elefante Jumbo.

L’animale deve forse il nome allo slang jumbo, attestato dal 1823 con il significato di ingombrante, maldestro, probabilmente dalla parola che nelle lingue africane occidentali indica l’elefante (come il congolese nzamba e simili). L’Oxford English Dictionary suggerisce che potrebbe invece derivare dall’espressione inglese mumbo–jumbo, che indica qualcosa di confuso o incomprensibile (come l’italiano →supercàzzora), una parola grammelot formata dal composto della parola swahili mambo, “cosa”, con il suo plurale jambo “cose” (cfr. Swiderski, op. cit.). Sempre in in swahili, lingua con la quale gli inglesi erano entrati in contatto durante l’epoca delle colonie africane, jambo è un saluto equivalente a “ciao” e jumbe significa invece “capo”. Secondo il Century Dictionary il nome Jumbo per l’elefante di Barnum fu quindi scelto semplicemente perché doveva “suonare africano”, cioè esotico.

Il nome dell’elefante Jumbo ispirò anche il nome dell’elefantino Dumbo, protagonista di un racconto di Helen Aberson pubblicato nel 1939 dalla Roll–a–Book e divenuto un celebre film di animazione Disney nel 1941. “Dumbo”, il soprannome del piccolo pachiderma, è infatti una sincrasi tra il suo vero nome, Jumbo Jr., e la parola inglese dumb che significa “stupido”, “sciocco”.

Termini derivati da jumbo:

  • jumbo cigar (1886): sigaro di lunghezza compresa tra 9 e 11 pollici.
  • jumbo–size (1950 c.a): qualunque cosa in confezione o taglio superiore alla media per quel prodotto (es. «jumbo–size ball gum» riferito alle gomme da masticare, The Billboard 2 Feb. 1952 );
  • jumbo–jet (1964) aereo di grandi dimensioni, wide–body, detto specialmente del Boeing 747.
  • jumbo barge: (1971) chiatta per il trasporto di merci che misura 135 per 35 piedi, secondo la classificazione nordamericana per cui le chiatte “normali” (standard barge) misurano invece 175 per 26 piedi.
  • jumbotram: (1971) tram articolato a grande capacità, soprannome utilizzato per la prima volta sulle vetture tranviarie serie 4800 dell’ATM di Milano.
  • jumbo frame: (anni 2000), in informatica è un frame ethernet da più di 1500 byte.
  • jumbo mail: (anni 2000) sistema per l’invio attraverso la posta elettronica di file di grandi dimensioni.

IN ALTO: l’elefante Jumbo con il suo domatore Matthew Scott nel 1882 (Commons)


(anche “jumbo–jet”) aereo commerciale di grandi dimensioni, con grande capacità di carico (in particolare il Boeing 747): composto dall’inglese jumbo, “molto grande” e jet, “aereo a reazione”. Il termine è stato utilizzato dalla stampa sin del 1964, quando la Boeing annunciò l’intenzione di costruire un velivolo grande il doppio del 707: nel 1969 fu presentato al pubblico il Boeing 747, il primo e più famoso aereo wide–body, soprannominato appunto “jumbo jet” o semplicemente “jumbo”. L’Airbus A380 (2005), più grande del Boeing 747, è soprannominato “super jumbo”. Il termine →jumbo era già comune nell’inglese americano per indicare qualcosa di molto grande, di oversized: già nel 1864 una manifattura statunitense aveva messo sul mercato sigari di formato particolarmente grande chiamandoli “jumbo cigars”, probabilmente a sua volta in riferimento al famoso elefante africano Jumbo portato in America dal circo di P. T. Barnum nel 1882.

Boeing 747-122(SF) della Pan Am a Miami nel 1989

Un Boeing 747-122(SF) della Pan Am a Miami nel 1989. Il Boeing 747 è il “jumbo jet” per antonomasia. (foto:JetPix/Commons GFDL).


Sopra: un Boeing 747-400 della Qantas in volo a circa 11.000 m di quota fotografato dal suolo a Starbeyevo, Mosca (Sergey Kustov/Commons CC BY-SA 3.0).

(spec. a Milano) vettura tranviaria articolata composto da tre o più casse intercomunicanti, quindi molto più lungo e con capacità maggiore di un tram tradizionale. Il termine nasce a Milano nel 1971 come soprannome per le vetture serie 4800 della ATM entrate in servizio nel 1971 (foto sopra), così chiamate per analogia con il →jumbo–jet Boeing 747, aereo a grande capacità di passeggeri. Il termine jumbo in inglese americano indica infatti una taglia nettamente sopra la media; probabilmente dal famoso elefante africano di nome “Jumbo” portato in America dal circo di P. T. Barnum nel 1882. Il soprannome “jumbotram” fu ereditato dai successivi modelli di tram articolati utilizzati dall’ATM di Milano (Serie 4900 del 1976, Serie 7000 del 2000; Ansaldobreda Sirio del 2002…) diventando per antonomasia il nome comune di questa tipologia di veicoli. Il jumbotram è l’equivalente tranviario dell’elettrotreno.


Foto sopra: Tram ATM serie 4800 a Milano nell’agosto del 1984, il primo “jumbotram” (© K. Rasmussen/Commons).