Non me n’ero mai accorto, me ne sono accorto lì, al Carlo Felice:[1] le prime note del “In taberna”[2] sono pressoché identiche a quelle, inconfondibili, su cui cantano certe tribù postmoderne: “Chi non salta bianconero è.” Barnum. Cronache dal grande show, Alessandro Baricco (1995)
Berlino, 9 luglio 2006: all’Olimpyastadion si gioca la finale del 18º campionato mondiale di calcio, disputato tra Italia e Francia. I tifosi allo stadio, ma anche nelle piazze delle principali città italiane dove la partita è seguita a distanza, mostravano il loro sostegno alla nazionale italiana saltando al ritmo tribale di «chi non salta è un francese…».[3] La partita, conclusa con un pareggio, è vinta ai rigori dall’Italia che si aggiudica così il titolo mondiale: sciolta la tensione, il canto di guerra[4] dei tifosi italiani divenne una innocua canzonatura per i rivali d’oltralpe e un inno di trionfo per la nazionale azzurra.
Lo slogan è un classico della tifoseria italiana dove «chi non salta» è di volta in volta bianconero, rossonero, nerazzurro, e così via a seconda dei colori della squadra avversaria o ancora veronese, barese[5] o della città cui, saltando, si dichiara di non appartenere: in pratica è una litote[6] in cui si manifesta il sostegno alla propria squadra prendendo le distanze dall’altra. L’espressione «chi non salta», forse anche per la sua versatilità (si adatta a qualunque avversario) e la sua politically correctness,[7] ha conquistato stampa e televisione[8] ed è entrata nell’uso comune anche al di fuori dell’ambito calcistico.
Nella politica, ad esempio: come quando, nel 2007, l’allora presidente del consiglio (e del Milan[9]) Silvio Berlusconi pronunciò la frase «Chi non salta comunista è» ad un comizio[10] cui fece da contraltare nel 2008 il «chi non salta Berlusconi è»[8] del cantante Morgan durante una diretta televisiva[11] che, nonostante le polemiche per la violazione della par condicio che precedeva le elezioni politiche del 13-14 aprile,[12] divenne immediatamente uno slogan di piazza[13] e un brano punk rock del gruppo veneto “Peter Punk”. I giovani militanti della Lega Nord dal canto loro se ne uscirono con uno sconcertante «chi non salta è Garibaldi»[14] mentre ad un raduno giovanile lo scorso maggio il vescovo di Agrigento si lasciò prendere da un po’ di sana tifoseria proponendo alla folla «chi non salta mafioso è»,[15] guadagnandosi il plauso mediatico.
Le origini di questo slogan oggi tanto popolare sono però collegate ad un evento drammatico della storia argentina: la guerra delle Falkland del 1982. All’epoca il paese sudamericano era governato dalla giunta militare retta da un alcolizzato che andava sotto il nome di generale Leopoldo Galtieri[16] il quale, preoccupato della perdita di consensi dovuta alla crisi economica ed alle pesanti violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime, sperava di recuperare in popolarità riconquistando l’arcipelago delle Malvinas, un gruppo di isole brulle a 400 km dalla Terra del Fuoco con una densità di popolazione inferiore a quella del Sahara Occidentale (e non è un modo di dire: Sahara Occidentale 2,08 abitanti/km²,[17] Malvinas 0,23 abitanti/km²[18]). L’Argentina rivendicava da tempo le Malvinas in quanto erede dei diritti spagnoli sulle isole, le quali però dal 1833 ricadevano sotto il dominio britannico con il nome di Falkland. Nel 1965 l’Organizzazione delle Nazioni Unite, con la risoluzione nº2065, aveva riconosciuto l’esistenza di una disputa territoriale invitando entrambi i governi ad un negoziato. Le trattative però erano state fino ad allora infruttuose; Galtieri decise quindi che era giunto il momento di prendersi le Malvinas con la forza e già che c’era si sarebbe preso anche l’inospitale Georgia del Sud e le disabitate Isole Sandwich. La mattina del 2 aprile 1982 gli abitanti di Port Stanley si svegliarono in compagnia dei blindati di fanteria della marina argentina, che aveva assunto il controllo dell’arcipelago.
Quello stesso giorno a Buenos Aires, non appena si diffuse la notizia del “successo” militare alle Malvinas (in realtà fu una facile vittoria, con solo 68 Royal Marines di stanza in tutto l’arcipelago), la gente iniziò a radunarsi spontaneamente in Plaza de Mayo. Lì Galtieri apparve al balcone della Casa Rosada, il palazzo del governo, annunciando alla folla che «Las islas Malvinas son argentinas».[19] Per esprimere il proprio entusiasmo un migliaio di studenti iniziò a saltare,[20] cantando lo slogan divenuto celebre: «¡Ya lo vé! ¡Ya lo vé! ¡El que no salta es un inglés!»[21] (già lo vedo, già lo vedo, chi non salta è un inglese). Saltando sottolineavano quindi che lì, in quella piazza, di “inglesi” non ce n’erano.
Quello che Galtieri non si aspettava, almeno non così presto, era che gli inglesi sarebbero arrivati ed anche parecchio incazzati: il primo ministro britannico Margaret Tatcher, la “lady di ferro”, di fronte all’impotenza delle Nazioni Unite decise per l’intervento militare. Erano gli anni della prima trilogia di Guerre Stellari ed il giornale americano Newsweek commentò la partenza della imponente flotta di Sua Maestà con il titolo in copertina «The Empire Strikes Back!», l’Impero colpisce ancora.[22] E colpì duro: la guerra delle Falkland iniziò il 19 aprile (meno di venti giorni dopo l’invasione) e dopo 74 giorni di accanita resistenza le forze argentine dovettero arrendersi alla schiacciante potenza militare britannica. Il 20 giugno su Port Stanley sventolava di nuovo la bandiera del Regno Unito, al costo di 912 caduti, di cui 657 argentini, e quasi duemila feriti. Galtieri ed i suoi sostenitori smisero di saltare.
7 – Barcellona, 2 luglio 1982: tifosi argentini prima del match Brasile – Argentina (© Bob Thomas/Getty)
Nel frattempo però, mentre alle Malvinas si combatteva, in Spagna iniziava il campionato mondiale di calcio del 1982 al quale partecipava anche la squadra nazionale argentina. I tifosi portarono lo slogan «ya lo ve, ya lo ve, el que no salta es un inglés»,[21] ancora oggi cantato negli stadi argentini[23] nonostante quasi nessuno pensi più di poter riconquistare militarmente le Falkland. L’Argentina non passò la seconda fase, perdendo 2–1 contro l’Italia il 29 giugno e 3–1 contro il Brasile il 2 luglio. La coppa del mondo 1982 se la aggiudicò la Nazionale italiana, vincendo 3–1 la finale contro la Germania Ovest l’11 luglio a Madrid: forse quell’anno, oltre al titolo, l’Italia portò a casa anche lo slogan che oggi fa parte del folklore calcistico nazionale. ∎
Nel 1994 il cantautore Edoardo Bennato, già interprete insieme a Gianna Nannini del brano Un’estate italiana (Notti Magiche)[24] per il mondiale di calcio del ’90, incise una ballad intitolata Chi Non Salta, con la quale critica il conformismo facendo esplicito riferimento alla tifoseria calcistica:
Chi non salta è bianco-rosso-nero, verde, azzurro e blu,
per non essere da meno, salta pure tu.
Tutti sotto una bandiera e allora un due tre…
tutti insieme e chi non salta rinnegato è…
Chi non salta, Edoardo Bennato (Se Son Rose Fioriranno, 1994)
Niente a che vedere con il «chi non salta» nostrano ha invece il titolo del film White man can’t jump (USA 1992), che significa letteralmente «l’uomo bianco non sa saltare». In italiano fu tradotto in Chi non salta bianco è, riprendendo il celebre slogan calcistico, ma l’espressione «white man can’t jump» in inglese americano ha un significato del tutto diverso: si riferisce infatti allo stereotipo secondo il quale, nel basket, i “bianchi” sarebbero meno atletici e «non sanno saltare».[25]
Note
- [1]Il Carlo Felice è il più importante teatro di Genova.↩
- [2]In taberna quando sumus è un brano della Carmina Burana, celebre cantata scenica composta da Carl Orff tra il 1935 ed il 1936 e basata sull’omonima raccolta di poesie medioevali. La corrispondenza è molto probabilmente casuale.↩
- [3]“Tutta Italia si tinge d’azzurro.” Gazzetta dello Sport [Milano] 9 luglio 2006: Gazzetta.it. Web. 30-7-2014.↩
- [4]Al mondiale 2006 «chi non salta è un francese» veniva cantato anche sulle note di Bella Ciao.↩
- [5]Solo per citare un paio di esempi: “«Chi non salta è veronese», che festa a Pescara per la A.” Il Corriere dello Sport. 24 maggio 2012. Web. “«Franco, uno di noi. Chi non salta, un barese è»” Il Mattino di Foggia e Provincia. Il Castello Edizioni, 9 giugno 2014. Web.↩
- [6]Litote: figura retorica in cui si afferma qualcosa negando il contrario.↩
- [7]Correttezza politica: a parte occasionali derive razziste, non è di per sé un insulto né una minaccia: cfr. Politically correct (Enciclopedia Treccani).↩
- [8]È citata in Römer, Eckhard. Italienische Mediensprache. Handbuch Glossario del linguaggio dei mass media : italiano-tedesco. 2., neu bearbeitete und erw. Aufl. ed. Berlin: De Gruyter Recht, 2009. Pag. 351.↩
- [9]L’Associazione Calcio Milan, della quale Berlusconi è presidente onorario, è una società del Gruppo Fininvest dal 1986.↩
- [10]A Montecatini, video su Youtube.↩
- [11]X factor, marzo 2008 su Rai 2: video su Corriere.it↩
- [12]Cavalli, Giovanna. “E a Morgan scappa in diretta «Chi non salta Berlusconi è».” Corriere della Sera [Milano] 1-4-2008, sez. Spettacolo: Corriere.it. Web. 1-7-2014.↩
- [13]“No Berlusconi Day” del 5 novembre 2009 a Roma, (video).↩
- [14]Dematteo, Lynda. L’idiota in politica. Milano: Feltrinelli 2011.↩
- [15]A San Giovanni Gemini il 2 maggio “Il vescovo di Agrigento: «Chi non salta mafioso è»” (video) Repubblica.it Gruppo Editoriale L’Espresso, 2 maggio 2014.↩
- [16]Così scrive Juan Bas, giornalista: «…ricordo che, al tempo della guerra delle Malvine, riguardo ad un membro della giunta militare fascista argentina, il generale Galtieri, apparvero scritte che dicevano: Galtieri, ubriacone nazi, hai ucciso tu i ragazzi. Non so se le grandi decisioni che portarono tanti giovani alla morte, per delle isole di merda in culo al mondo, il patetico sbruffone le prendesse da sbronzo o con i postumi.»
Bas, Juan (trad. di Chiara Artenio) Trattato sui postumi della sbornia: le ore dell’inutile pentimento. Roma: Castelvecchi, 2004.↩ - [17]2011, fonte: CIA.↩
- [18]2012, fonte: CIA.↩
- [19]Irigaray, Juan Ignacio. “El ex dictador Galtieri iba a invadir el Chile en 1982.” El Mundo. 24 Nov. 2009. Web. 2-7-2014.↩
- [20]Bonarrigo, Liliana. “El que no salta es un inglés” Uno Entre Rios. N.p., 28 giugno 2014. Web. 2-7-2014.↩
- [21]In alternativa a «ya lo ve, ya lo ve» (già lo vedo) le fonti riportano anche «un dos tres» (cfr. Boffa, op. cit.) o «aquí se ve, aquí se ve» (qui si vede, cfr. “Sorpresa, sul percorso spunta la bandiera argentina” Corriere della Sera [Milano] 20 ottobre 2000, pag. 11).↩
- [22]Il secondo episodio della trilogia, The Empire strikes back (L’Impero colpisce ancora) era uscito nel 1980, due anni prima; il terzo sarebbe uscito l’anno successivo, 1983.↩
- [23]La versione argentina si cantava su un motivo diverso da quella italiana (video).↩
- [24]Il brano è la versione in italiano di To be number one di “Giorgio Moroder Project” cantata da Paul Engemann, 1990 (video).↩
- [25]White men can’t jump theory, Urban Dictionary. 30 dicembre 2011↩
Bibliografia e fonti
- Robben, Antonius C. G. M. Political Violence and Trauma in Argentina. Philadelphia: University of Pennsylvania Press, 2005.
- “Malvinas: Un objetivo Nacional para los Argentinos.” Fuerza Aérea Argentina. Web. 2-7-2014.
- Melappioni, Giovanni. “La guerra delle Falkland” Laputa. 9 aprile 2013. Web.
- Federico Buffa. Italia Mundial: “Spagna ’82” (documentario) Sky.
Immagini
- A. Damato, 9 luglio 2006 [CC-BY-SA 3.0/GNU FLD] Commons
- © Albo73, 12 luglio 2012 Milano (Depositphotos)
- Emanuele, 5 novembre 2009 [CC-BY-SA 2.0] Flikr/Commons
- TUBS [CC-BY-SA-3.0] – Commons
- Armada de la República Argentina, 1982 [PD] Commons
- © 1982 Newsweek (fair use) da en.wikipedia
- © Bob Thomas/Getty Images 1995
- El Gráfico – História de los Mundiales, 1982 [PD] Commons