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mica

In dizionario di Silvio DellʼAcqua

affatto, minimamente, per niente, nel linguaggio parlato è spesso usato:

  • come rafforzativo di una negazione (es. «non voglio mica la Luna»), anche con ellissi della stessa («[non è] mica vero!»);
  • sostitutivo di non in una litote, ossia una negazione che serve ad affermare un giudizio positivo (es. «mica male!» invece di «non male!»).
  • nelle frasi dubitative o interrogative (es. «l’hai mica visto?» con il significato di per caso).

Deriva dal latino MICA, “briciola di pane”, a significare un nonnulla, una parte insignificante, «nemmeno una briciola»; per estensione ha assunto il significato di affatto, per niente. Di uso molto antico (XIII secolo), ha avuto maggiore diffusione nella lingua parlata e nei dialetti settentrionali, dove è utilizzato come avverbio di negazione:

Es.  il minga milanese, lariano e brianzolo:

l’è minga vèra che un tuscanèll
l’è minga bòn de fa una puesìa
[non] è mica vero che un toscanello
[non] è mica capace di fare una poesia


Pulenta e Galena Fregia, Davide Van De Sfroos (1999)

In pavese e mantovano si dice invece mia:

…e po’ s’al gh à voia da laorar l’è mia pecà
…e poi se ha voglia di lavorare [non] è mica peccato!


Artemide in Al mort in d’larmari — giallo nostrano in dialetto mantovano di Augusto Morselli (1983)


 

Pulènta e galèna frègia, Davide Van De Sfroos (2012)

Immagine: © ammza12/Depositphotos