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ammazzacaffè

ammazzacaffè

In dizionario di Silvio DellʼAcqua

bicchierino di vino o di liquore (in genere grappa, amaro o sambuca) che viene servito dopo il caffè, specie a conclusione di un pasto abbondante. Probabilmente dal romanesco, così detto perché “ammazza” (cioè cancella) il sapore del caffé e/o l’effetto della caffeina.

 Finita la «tombolata», sorbito il caffè, seguito dall’immancabile «ammazzacaffè», mentre le donne iniziavano i preparativi per l’uscita, si scopriva il presepio…

Mostra del presepio a Roma, e delle tradizioni del Natale romano (1953)

Al momento dell’ammazzacaffè, Isabella gli disse: «Ignoro tutto di voi, ma mi sembrate un uomo più importante di come volete apparire. Forse più complicato.»

Valerio Evangelisti, Nella notte ci guidano le stelle. Il sole dell’avvenire: 3 (2016)

L’abbinamento di caffè ed ammazzacaffè serviti insieme è detto “caffè col rimorchio” (per analogia con gli autoveicoli): in questo caso si può scegliere se versare parte del contenuto del bicchiere nel caffé, ottenendo un “caffé corretto“, oppure berli separatamente.

L’ammazzacaffé può essere bevuto direttamente dalla tazzina del caffé appena consumato, in modo da raccoglierne l’aroma e il calore: in Veneto e Trentino questa usanza è detta resentìn o rasentìn (da resentare = risciaquare). In piemontese, la grappa servita dopo (o con) il caffè è detta pusa café (lett. “spingi caffè”).