I cavallier, l’arme…la guerra di Crimea

In Errori militari, Luoghi di scontro, Storia di Alessio Lisi

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1 – La “Carica della Brigata Leggera” (o dei Seicento) il 25 ottobre 1854, in una cromolitografia di William Simpson.

È magnifico, ma questa non è guerra; è una follia! Il generale francese Bosquet durante la carica dei Seicento.

Nell’Orlando Furioso Ludovico Ariosto ironizza sui protagonisti classici del poema cavalleresco descrivendo la pazzia del paladino Orlando. Tre secoli dopo la pubblicazione dell’opera di Ariosto, la Follia -più che altro in realtà era incompetenza- sembrò dominare le decisioni delle aristocrazie europee.


Antefatto

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2 – Napoleone III, in un dipinto di Franz Xaver Winterhalter (1885).

L’Europa di metà Ottocento poteva ancora contare sulla pace stabilita dal Congresso di Vienna del 1815, anche se non mancarono diversi movimenti di ribellione all’interno dei singoli stati (come ad esempio i movimenti del 1848). Nel 1853 tuttavia la lunga pax europea ebbe fine ed il motivo del contendere aveva l’antico sapore di crociate medievali: il titolo onorifico di “protettore dei cristiani in terra santa”. La Russia zarista all’incirca dal Settecento si poteva infatti fregiare di questo nome che di sostanziale aveva ben poco. Nel 1852 Napoleone III, fresco di ascesa al titolo imperiale, volle provare a pacificare il fronte interno ingraziandosi il consenso dei cattolici francesi, pertanto iniziò a fare pressioni sul Sultano ottomano al fine di ottenere l’ambito titolo di “protettore dei cristiani”, a spese della Russia, e ci riuscì. Iniziarono così le schermaglie diplomatiche tra Russia, Impero Ottomano e Francia, e a questo gruppo si unì anche la Gran Bretagna in un tentativo di mediazione.

La missione diplomatica avviata dalle grandi potenze a Istanbul non partiva però con buoni auspici: i russi avevano infatti incaricato come ambasciatore il principe Aleksander Sergeevič Menshikov, uomo colto e ironico ma con ben poco spirito diplomatico unito ad un odio viscerale nei confronti dei turchi, a causa di una ferita all’inguine che gli era costata la perdita dei testicoli; i francesi avevano nominato Charles de La Valette, un fanatico cattolico che odiava tanto gli ottomani mussulmani quanto i russi ortodossi; infine come ambasciatore inglese fu nominato il visconte Stratford Canning de Redcliffe non certo ben disposto verso i russi di cui temeva soprattutto l’espansione ai danni dell’Impero turco. Dopo insulti, offese e minacce tra i vari ambasciatori alla fine il Sultano, ritenendosi protetto dalla Francia e dalla Gran Bretagna, rifiutò l’ultimatum dello Zar. Questo fu il casus belli ma ovviamente altre ragioni portarono di li a poco alle ostilità: la Russia intendeva approfittare della decadenza turca, allora l’Impero Ottomano veniva considerato il “grande malato d’Europa”, per ottenere il tanto desiderato accesso al Mediterraneo; l’Inghilterra voleva scongiurare un ulteriore espansionismo russo e considerava strategico per i propri interessi il tenere in vita l’impero del Sultano; la Francia di Napoleone III ambiva ad un nuovo prestigio internazionale; l’impero ottomano si considerava spalleggiato da francesi e inglesi e voleva porre fine alle ingerenze russe. Questo strano miscuglio di interessi nazionali e incapacità personali dei funzionari di stato portò al conflitto. Nel luglio del 1853 i russi occuparono la Moldavia e la Valacchia (l’odierna Romania) e il malmesso esercito turco ripiegò fino al Danubio e lì si trincerò. Falliti ancora una volta i negoziati diplomatici l’Impero Ottomano alla fine dichiarò guerra alla Russia il 4 Ottobre del 1853.

Battaglia di Sinope

3 – La battaglia di Sinope (1853) in un dipinto di Alexey Bogolyubov.

Battaglia di Sinope

4 – La Battaglia di Sinope da una nave russa, in un dipinto di Alexei Kivshenko.

Mentre a terra il fronte sul Danubio era stabile i russi annientarono undici imbarcazioni turche e attaccarono la città di Sinope, nel Mar Nero, compiendo un massacro. In seguito alla battaglia di Sinope Francia e Gran Bretagna inviarono una flotta nel Mar Nero a protezione delle imbarcazioni turche e qualche mese dopo, il 28 Marzo del 1854, dichiararono formalmente guerra alla Russia. Gli alleati nell’attesa di delineare un preciso piano inviarono due operazioni secondarie nel Baltico e nel Pacifico, per attaccare fortezze russe, e nel luglio del 1854 sbarcarono un esercito a Gallipoli[1], sul lato europeo del Bosforo. Da Gallipoli l’esercito alleato mosse verso Varna, in Bulgaria, per rinforzare l’esercito turco impegnato contro i russi. L’Impero Asburgico temendo l’espansione russa a ridosso dei suoi confini minacciò lo Zar di entrare in guerra al fianco degli alleati se non si fosse ritirato dai territori occupati. Lo Zar Nicola I diede dell’ingrato all’imperatore Francesco Giuseppe, che era anche suo parente, ma temendo un intervento austriaco in una situazione che andava complicandosi diede l’ordine alle truppe russe di rientrare nei confini. Le truppe alleate a Varna quindi non spararono un colpo ma furono decimate dal colera a causa delle pessime condizioni igieniche. A questo punto i generali alleati decisero di puntare a Sebastopoli in Crimea, pur di strappare una vittoria che desse prestigio.

La guerra in Crimea

Crimea 1854-1855

5 – Crimea: mappa dell’area tra Sebastopoli (a nord) e Balaklava (a sud) ai tempi dell’assedio di Sebastopoli (1854-1855). Appena a nord di Balaklava, la cosiddetta “valle della morte” dove sono indicate le direzioni di avanzamento della “Brigata Leggera” e della “Brigata Pesante”. Da School Atlas of English History, 1895.

La Crimea abitata dalla popolazione dei Tatari (detta anche Tartari) ospitò nel corso dei secoli colonie genovesi e veneziane; passata nella sfera d’influenza russa nel 1774, fu completamente annessa nel 1783 e per il suo ruolo strategico nel Mar Nero ospitava a Sebastopoli[2] il principale porto della flotta zarista. L’incapacità umana che ebbe un ruolo nella genesi del conflitto decise a questo punto di entrare direttamente in azione anche durante i combattimenti. Nel settembre del 1854 il comandante supremo delle forze russe altri non era che Aleksander Sergeevič Menshikov, che nonostante l’arretratezza del suo esercito era così convinto di sconfiggere il nemico da allestire un palco per l’aristocrazia cittadina, prima della battaglia sul fiume Alma, distante pochi chilometri da Sebastopoli. Menshikov, e con lui i nobili russi, erano sicuri di assistere ad uno spettacolo migliore del teatro e invece videro il proprio esercito sbaragliato in circa novanta minuti, con conseguente fuga precipitosa verso Sebastopoli e con la città che veniva posta sotto assedio. Il comandante in capo delle forze inglesi era invece Lord FitzRoy James Henry Somerset, primo barone di Raglan, che fu sotto il comando di Wellington a Waterloo dove gli fu amputato il braccio destro. Il problema principale di Raglan era che era rimasto ai tempi di Waterloo: ignorava le rivoluzioni introdotte nell’arte militare, quando parlava del “nemico” non alludeva ai russi ma ai francesi suoi alleati, si teneva a debita distanza dal campo di battaglia e alla sera tornava sulla sua lussuosa imbarcazione ormeggiata nella baia [3]. Alle dipendenze di Lord Raglan vi era Lord Lucan, considerato dagli altri ufficiali “invincibilmente stupido” e che era alla guida della cavalleria britannica solo per questioni di censo nobiliare. Lord Lucan aveva inoltre come sottoposto suo cognato Lord Cardigan con cui aveva in comune solo l’arroganza. I due si odiavano reciprocamente e pubblicamente a tal punto che William Howard Russell, corrispondente del Times e uno dei principali testimoni degli eventi in Crimea,[4] affermò che chi li aveva messi nello stesso comando era “colpevole di alto tradimento nei confronti dell’esercito”.

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6 – Vista del luogo della battaglia di Balaklava dall’accampamento britannico sopra le colline, sulla sinistra si vede l’ingresso della baia. Litografia a colori del 1855.

Il 25 ottobre 1854 nei pressi di Balaklava i comandanti inglesi avrebbero fornito una delle peggiori prove di stupidità nella storia militare. I monti Jaila, più comunemente detti monti di Crimea, non lontani da Sebastopoli erano separati da un crinale su cui passava una strada selciata che portava direttamente al campo alleato a Balaklava. La strada detta Voronzoff  divideva in due la valle e su entrambi i versanti gli alleati avevano rafforzato le ridotte[5] contro attacchi russi.  Quando gli uomini al comando del generale Liprandi[6]sferrarono l’offensiva, Lord Raglan ignorò l’allarme di Lord Lucan convinto che fosse solo un diversivo. I russi occuparono quattro delle sei ridotte e si impadronirono di sette cannoni inglesi lasciando Lord Raglan scioccato; i russi avanzarono verso Balaklava e la situazione costrinse Lord Cardigan ad interrompere la colazione sul suo yacht e a tornare di corsa dalla sua brigata. Per impedire l’avanzata verso Balaklava, Lord Raglan ordinò alla cavalleria di prendere posizione a sinistra della seconda linea di ridotte. Lord Lucan non seppe come interpretare l’ordine dato che non c’era una seconda linea di ridotte; inoltre spostare la cavalleria dalla posizione in cui si trovava avrebbe sguarnito l’imbocco della Gola verso Balaklava, lasciando soli a difenderla i soldati del 93° Argyle & Sutherland Highlanders. Lucan anziché chiedere maggiori informazioni al suo comandante intimò ai portaordini di rimanere ad assistere all’esecuzione dell’ordine, affinché il biasimo per la disfatta non ricadesse su di lui. Di fronte ad undicimila russi non restarono che cinquecento soldati scozzesi a cui si erano aggiunti un centinaio di invalidi prelevati dalle infermerie e poche decine di turchi fuggiti dalle ridotte. Il colonnello Colin Campbell fu categorico: «Highlander non potete ritirarvi, vi tocca morire lì dove vi trovate».

Robert Gibb, "The Thin Red Line" - 1881

7 – La “sottile linea rossa” formata dai soldati scozzesi alla battaglia di Balaklava, in un dipinto di Robert Gibb (1881).

Quando i russi piombarono sulla Gola si trovarono dinanzi quella che Russell definì «una sottile linea rossa sormontata da una linea di acciaio».[7]e furono del tutto sorpresi e messi in fuga dalla raffiche scozzesi [8]. L’incompetenza regnava a tal punto a Balaklava che nessuno dei comandanti dei due schieramenti inviò esploratori in ricognizione per individuare il nemico e le sue forze. Lord Raglan, a mezz’ora buona di distanza dai combattimenti, impartì quindi un secondo ordine intimando ai “dragoni” (fanteria montata) di distaccarsi verso Balaklava a sostegno dei turchi. Quando l’ordine giunse al generale Scarlett i turchi si erano già dileguati, fuggendo verso la costa, e quella mossa lo avrebbe portato direttamente a incrociare la strada dei russi: trecento contro quattromila. Scarlett sguainò la spada e ordinò la carica mentre i russi furano talmente sorpresi che il trombettiere ordinò l’alt arrestando la cavalleria e dando così agli inglesi un notevole vantaggio. Completamente circondati dai russi, gli uomini di Scarlett lottarono con ardore al punto da indurre la cavalleria russa a sfaldarsi; il momento era propizio per un attacco da parte dei seicento cavalieri della Brigata Leggera agli ordini di Lord Cardigan, che erano distanti circa mezzo chilometro. Lord Cardigan tuttavia restò immobile. Quando successivamente dovette difendere la sua condotta passiva si limitò a dire che il generale Lucan gli aveva ordinato espressamente di non lasciare la posizione e di limitarsi a difenderla da un attacco dei russi, aggiunse inoltre che l’esercito zarista non aveva attaccato la sua posizione.

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8 – Le forze zariste entrano nella valle di Balaklava, i turchi si ritirano.

Quando i russi iniziarono a fuggire il capitano Morris provò a far ragionare Lord Cardigan chiedendo di inseguire il nemico in rotta ma non ci fu verso. Mentre l’esercito dello Zar si radunava in fondo alla vallata Lord Lucan inviò un rimproverò a suo cognato per non essere intervenuto, avviando una polemica che continuerà negli anni successivi sul Times. Dopo aver visto l’azione di Scarlett, Lord Raglan volle recuperare i sette cannoni e inviò un terzo ordine che fu però trascritto male e che generò confusione in Lord Lucan. Raglan voleva che la cavalleria approfittasse di qualsiasi occasione supportata dalla fanteria che avanzava su due fronti; il messaggio che arrivò a Lucan invece  risultava essere un ordine per la cavalleria di avanzare su due fronti.

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9 – La carica della “brigata leggera” (in rosso, Charge of The Light Brigade) e l’intervento degli Chasseurs d’Afrique francesi (in blu)  in sostegno dei dragoni britannici.

I russi nel frattempo stavano cambiando posto all’artiglieria ma quel movimento sembrò a Raglan un tentativo di portar via i suoi cannoni, il che avrebbe potuto essere esibito come prova della vittoria. Raglan inviò quindi il suo quarto e fatidico ordine: la cavalleria doveva inseguire il nemico impedendo di portare via i cannoni con l’aiuto dell’artiglieria e della cavalleria francese; l’ordine terminava con un laconico «immediatamente». L’ordine malamente trascritto dal generale Airey fu agguantato dal capitano Nolan e portato a Lord Lucan. Nolan, come il suo amico Morris, detestava l’arroganza aristocratica di Lord Lucan che considerava un pavone incapace di alcuna iniziativa. Dinanzi alla domanda di Lucan su quali fossero i cannoni da attaccare, dato che non li vedeva, Nolan anziché indicare le ridotte indicò le truppe zariste in fondo alla valle. Nolan era un brillante ufficiale di cavalleria, benvoluto dai suoi commilitoni, ma probabilmente fu vittima della sua rabbia verso gli incapaci e arroganti aristocratici sotto cui era al comando. Lucan andò quindi di persona da Cardigan e gli ordinò di avanzare con la sua Brigata Leggera verso il fondo della valle, mentre lui lo avrebbe seguito con la Brigata Pesante. Cardigan fece presente a Lucan l’entità delle forze zariste in fondo alla valle ma Lucan rispose «lo so ma Lord Raglan così vuole». Lord Cardigan senza discutere oltre si mise alla testa dei suoi 673 uomini e si incamminò in perfetto ordine da parata in quella che sarebbe diventata la Valle della Morte (5).

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10 – I dragoni della “Brigata Leggera”, o almeno ciò che ne resta, raggiungono l’artiglieria russa in fondo alla “valle della morte”. The Relief of the Light Brigade, dipinto di Richard Caton Woodville, 1897.

Senza minimamente scomporsi la Brigata Leggera avanzò verso la valle sotto il bersaglio del fuoco russo; Lord Cardigan si rifiutò di ordinare la carica e attenendosi strettamente agli ordini avanzò nella valle. Il capitano Nolan, forse in un disperato tentativo di porre rimedio al suo errore, infranse l’etichetta militare e tagliò la strada a Cardigan venendo però colpito e ucciso dai colpi d’artiglieria. Nel mentre Lord Raglan assisteva inorridito a quella follia senza capire perché il suo ordine fosse stato frainteso; Lord Lucan intimò l’alt alla sua Brigata Pesante perché non volle sacrificare inutilmente altri uomini. Il generale francese D’Allarville non rimase impotente di fronte al massacro e con i suoi Chasseurs d’Afrique diede l’assalto ad alcune postazioni russe sul fianco sinistro, neutralizzandole. Ciò che restava della Brigata Leggera portò comunque a termine l’attacco e poi ripiegò arrivando a ricongiungersi con la Brigata Pesante. Al ritorno nelle retrovie Lord Cardigan era infuriato non per l’ordine insensato ma per il gesto di Nolan; mentre si lamentava fu interrotto dal generale Scarlett che gli fece notare di essere passato sopra il cadavere del capitano. Quella manovra suicida era durata in tutto venti minuti ma sarebbe per sempre passata alla storia come la “carica dei Seicento”.

13th Light Dragoon, 1854

11 – Balaklava, 1854: sopravvissuti del 13º reggimento “dragoni” (parte della “brigata leggera”) dopo la carica. La foto è Roger Fenton, il primo reporter di guerra ad utilizzare la fotografia.

Epilogo

La battaglia di Balaklava si concluse con un nulla di fatto e l’assedio a Sebastopoli continuò. Durante l’assedio che provocò enormi sofferenze ad entrambi gli schieramenti, russi e inglesi trovarono anche il tempo per un duello dall’antico sapore aristrocratico: cannone contro cannone in una gara di precisione; per la cronaca vinsero gli inglesi con il loro cannone Jenny.  Pur non venendo coinvolti in battaglia gli alleati persero migliaia di uomini a causa della fame, del colera e del freddo. Nei magazzini alleati vi erano novemila pastrani ma non furono distribuiti alla truppa perché il regolamento prevedeva la consegna di un pastrano ogni tre anni. Florence Nightingale denunciò le pessime condizioni sanitarie e cercò di porvi disperatamente rimedio rivoluzionando il trattamento dei soldati feriti. Nel frattempo il piccolo Regno di Sardegna, con abile calcolo politico di Cavour, si era unito agli alleati e il contingente guidato da La Marmora diede il suo contributo nella Battaglia della Cernaia, nell’agosto del 1855, in cui i russi tentarono per l’ultima volta e inutilmente di rompere l’assedio. Infine il 9 settembre 1855 Sebastopoli si arrese.

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12 – L’assedio di Sebastopoli: gli alleati prendono la città il 9 settembre 1855. Da George Dodd, Pictorial history of the Russian war 1854-5-6, with maps, plans, and wood engravings, 1856.

I contatti diplomatici ripresero e si giunse al Trattato di Parigi che il 30 Marzo del 1856 poneva fine alla guerra: la Russia cedeva all’Impero Ottomano la Bessarabia e smilitarizzava il Mar Nero mentre Francia e Inghilterra si fecero garanti dell’Impero Ottomano. In Italia la guerra di Crimea è spesso a malapena citata per via dell’intervento del Regno di Sardegna ma ebbe conseguenze importanti: era venuto meno l’equilibrio sancito dal Congresso di Vienna del 1815, era crollato il mito della grande Russia che aveva sconfitto Napoleone I, si era allentata la storica alleanza tra Austria e Russia, il Regno di Sardegna si era alleato con la Francia di Napoleone III, che dalla guerra ottenne l’ambito prestigio internazionale, avviando così il processo che porterà alla nascita del Regno d’Italia.

Encyclopedia Britannica ha definito la Guerra di Crimea come «la campagna militare peggio condotta in tutta la storia d’Inghilterra»; il poeta vittoriano Alfred Tennyson (1809-1892) dedicò alla carica dei Seicento una poesia intitolata The Charge of the Light Brigade, che fu anche il titolo di un film del 1968.[9] Ai versi di Tennyson fu ispirato il brano The Trooper della band heavy metal britannica[10] Iron Maiden, incluso nell’album Piece Of Mind. Dalla parte russa la Guerra di Crimea ispirò a Lev Tolstoj l’opera Guerra e Pace.

La Crimea successivamente fu il teatro dell’ultima resistenza dell’armata Bianca, del generale Petr Nikolaevic Vrangel, contro l’armata Rossa. Tra l’autunno del 1941 e l’estate del 1942 fu teatro della Battaglia di Crimea tra le truppe dell’Asse e le forze sovietiche con Sebastopoli nuovamente posta sotto assedio. Sempre in Crimea, per la precisione a Jalta nel Febbraio del 1945 si tenne una Conferenza tra Stalin, Churchill e Roosevelt che poneva le basi per il dopoguerra. Al termine del conflitto Stalin ordinò una deportazione di massa ai danni della popolazione tatara, rea secondo il dittatore di aver collaborato con i nazisti. Nel 1954 Chruščëv donò la Crimea alla federazione ucraina in occasione del tricentenario dell’annessione dell’Ucraina alla Russia: si trattava di un omaggio del nuovo leader sovietico alla sua terra. Con la fine dell’Unione Sovietica la Crimea si costituì come repubblica autonoma ma nel 1995 il Parlamento della Crimea riconobbe l’appartenenza all’Ucraina. Nel 2014 a seguito dei rivolgimenti politici in Ucraina, la Crimea è stata di fatto occupata dalla Federazione Russa.

forze regolari russe a Perevalne, Crimea.

13 – 2014: la Crimea è di nuovo occupata “manu militari” dalla Russia.
Nella foto: miliziani a Perevalne, Crimea, il 5 marzo (© AndreyKr/Depositphotos).

The Trooper – Iron Maiden (dall’album Piece Of Mind, 1983)

Note

  1. [1]Durante la prima guerra mondiale gli inglesi tentarono nuovamente uno sbarco a Gallipoli che fallì miseramente.
  2. [2]Tuttora la Federazione Russa ha un’importante base navale a Sebastopoli.
  3. [3]Anche altri alti ufficiali avevano imbarcazioni ormeggiate nella baia di Sebastopoli.
  4. [4]Può essere considerato il primo moderno corrispondente di guerra della storia.
  5. [5]Nel gergo militare si tratta di fortificazioni secondarie.
  6. [6]Menshikov era occupato dall’assedio di Sebastopoli.
  7. [7]Da allora nota come The Thin Red Line, la “sottile linea rossa”.
  8. [8]I turchi infatti si erano dileguati alla vista della carica della cavalleria russa.
  9. [9]Sempre ispirata dalla battaglia di Balaklava era uscito nel 1938 un film dal titolo La carica dei Seicento.
  10. [10]Più recisamente appartengono alla scuola della cosiddetta “New Wave of British Heavy Metal”, originatesi in Gran Bretagna alla fine degli anni’70.

Bibliografia e fonti

Immagini

  1. 1855, William Simpson: Charge of the light cavalry brigade, 25th Oct. 1854, under Major General the Earl of Cardigan (Library of Congress).
  2. 1855, Franz Xaver Winterhalter (1805-1873): Portrait of Napoleon III, olio su tela [PD] Museo Napoleonico, Roma (Commons).
  3. 1860 Alexey Petrovich Bogolyubov (1824-1896): Синопский бой (la Battaglia di Sinope) [PD] (Commons).
  4. 1888, Alexei Danilovich Kivshenko (1851-1895): Синопский бой (la Battaglia di Sinope) [PD] (Commons).
  5. 1895, F. S. Weller, da Gardiner, Samuel Rawson School Atlas of English History London: Longmans, Green & Co. [PD] Commons.
  6. 1855, W. Simpson, litografo J. Needham litografo: View from the heights above Balaklava, litografia a colori [PD] Londra, Paul & Dominic Colnaghi & Co. (Commons).
  7. 1881, Robert Gibb (1845-1932): The Thin Red Line, olio su tela [PD] National War Museum of Scotland (Commons).
  8. 2009, Rebel Redcoat, basata su Royle, Trevor Crimea: The Great Crimean War, 1854-1856 [PD] (Wikipedia).
  9. 2009, Rebel Redcoat, come sopra [PD] (Wikipedia).
  10. 1879, Richard Caton Woodville: The Relief of the Light Brigade [PD] National Army Museum/National Archives (Commons).
  11. 1854, Roger Fenton (1829-1869) [PD] Library of Congress.
  12. 1856, George Dodd da Pictorial history of the Russian war 1854-5-6: with maps, plans, and wood engravings (Commons).
  13. 2014, © AndreyKr/Depositphotos.
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Alessio Lisi

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